Lo yen scende, Tokyo brinda ma l’Asia resta prudente.
La seduta asiatica di oggi si chiude con un quadro a due velocità.
La Borsa di Tokyo archivia la giornata in rialzo, sostenuta dal sollievo per la
fine dello shutdown del governo federale degli Stati Uniti e da uno
yen in indebolimento che favorisce i titoli legati all’export. Più cauti, invece,
molti degli altri listini della regione, divisi tra il sollievo per la riapertura dell’amministrazione americana
e il timore che la partita sui tassi della Federal Reserve non sia affatto chiusa.
Tokyo: Nikkei in rialzo e yen ai minimi da mesi
A Tokyo l’indice di riferimento Nikkei 225 mette a segno un rialzo di circa
0,43%, spingendosi nell’area dei 51.300 punti,
dopo aver aggiunto poco più di 200 punti rispetto alla chiusura precedente.
Il movimento non è spettacolare, ma consolida una fase di forza che ha riportato l’azionario
giapponese su livelli storicamente elevati.
A fare da carburante è soprattutto il cambio: lo yen continua a indebolirsi e
il dollaro viaggia intorno a quota 154,90, mentre l’euro è indicato
intorno a 179,40. Un livello che si colloca sui minimi da circa nove mesi
per la valuta nipponica e che rinsalda la competitività di colossi dell’export, dall’auto
all’elettronica.
“Per il mercato giapponese la combinazione di yen debole e fine dello shutdown americano
è un doppio assist”, osserva un gestore di un grande fondo asiatico, sottolineando come
la liquidità si stia orientando di nuovo verso i titoli ciclici, in particolare
tecnologia industriale, automotive e macchinari.
Borse asiatiche divise: Cina in ordine sparso, Hong Kong giù
L’effetto positivo della chiusura dello shutdown Usa non è bastato però a
uniformare l’andamento di tutte le borse asiatiche. Il quadro resta, nel complesso,
misto.
In Cina continentale, l’indice Shanghai Composite avanza di circa
0,4%, sostenuto dai titoli industriali e da alcune blue chip finanziarie.
Anche gli indici più ampi che includono i grandi gruppi quotati a Shanghai e Shenzhen
mostrano un atteggiamento più costruttivo, con gli investitori che scommettono su nuove
misure di sostegno all’economia da parte di Pechino.
Decisamente più prudente la Borsa di Hong Kong, dove l’Hang Seng
scivola di circa 0,6%, tornando a ritracciare dopo il recente rimbalzo. Il comparto
tecnologico, seguito dal relativo indice dedicato, paga prese di profitto e resta sotto pressione,
mentre il mercato attende risultati societari di peso e nuovi dati macro dalla Cina.
“La fine dello shutdown americano toglie un importante fattore di rischio, ma non cancella
i dubbi sull’economia cinese e sul comparto tech”, sottolinea un analista basato a Hong Kong,
che segnala come molti investitori preferiscano ridurre l’esposizione ai titoli più volatili
in attesa di maggiore visibilità.
Seoul, Taipei, Mumbai e Sydney: il resto del quadro asiatico
Nel resto della regione, i movimenti restano contenuti ma confermano il clima di
cautela selettiva.
In Corea del Sud, il Kospi chiude leggermente in territorio positivo,
con un guadagno intorno allo 0,1%. I titoli tecnologici principali alternano
piccoli rialzi e correzioni, mentre una parte del mercato preferisce spostarsi su comparti
più legati all’economia reale, come industria e consumi non discrezionali.
A Taipei, il Taiex oscilla intorno alla parità con una leggera correzione
di circa 0,1%, segnale di prese di beneficio dopo i massimi toccati dai grandi
nomi dei semiconduttori. L’attenzione degli operatori resta incollata alle prospettive
dell’intelligenza artificiale e alla tenuta della domanda globale di chip.
In India, l’indice Sensex chiude in lieve calo, nell’ordine di circa
0,2%, dopo una seduta altalenante. La correzione arriva al termine di una lunga fase
di rialzi che ha portato i principali indici indiani su livelli da record, spingendo alcuni
investitori istituzionali a riequilibrare i portafogli.
In Australia, l’indice S&P/ASX 200 arretra intorno all’1%,
penalizzato dai titoli finanziari e da prese di profitto nel comparto delle materie prime,
dopo i recenti guadagni.
Più sfumata la fotografia dei listini del Sud-Est asiatico: Singapore,
Jakarta e altre piazze dell’area si muovono con scarti ridotti, con gli operatori
che attendono i prossimi dati macro americani e cinesi prima di prendere posizioni più nette.
Perché lo shutdown Usa conta così tanto per l’Asia
La chiusura dello shutdown del governo federale statunitense, dopo oltre
un mese di stallo, è un passaggio cruciale per i mercati asiatici. La riapertura dell’apparato
amministrativo americano permette la ripresa a pieno regime della pubblicazione dei
dati macroeconomici, fondamentali per capire la traiettoria futura dei tassi
della Federal Reserve.
Finché il blocco era in corso, gli investitori dovevano muoversi in un contesto di
dati incompleti, con un livello elevato di incertezza sulla forza reale
dell’economia Usa. Questo si traduceva in una maggiore volatilità e in una minore propensione
al rischio, in particolare sugli asset più sensibili ai cicli globali, come le
borse asiatiche e le valute emergenti.
Ora che il compromesso a Washington ha scongiurato il rischio di un blocco prolungato,
gli operatori possono tornare a concentrarsi su temi più “tradizionali”: inflazione,
crescita, utili societari e ritmo del ciclo di tagli o rialzi dei tassi americani.
“La fine dello shutdown è una buona notizia, ma non significa che tutti i problemi siano risolti”,
avverte un analista valutario con base a Singapore, ricordando che il percorso della politica
monetaria Usa resta centrale per il destino delle valute asiatiche e dei listini regionali.
Valute asiatiche e bond: lo yen guida, ma tutti guardano alla Fed
Sul fronte valutario, il protagonista assoluto è lo yen, in costante
indebolimento contro dollaro ed euro. La divergenza tra la politica ultra-accomodante
della Bank of Japan e l’orientamento ancora restrittivo delle principali
banche centrali occidentali resta il principale driver del movimento.
Le altre valute asiatiche si muovono in modo più contenuto, ma il quadro è chiaro:
con il rischio shutdown rientrato, il dollaro tende a mantenere una posizione di forza
relativa, in attesa di capire se la Fed potrà permettersi un atteggiamento meno aggressivo
nei prossimi mesi.
Sul mercato dei titoli di Stato, i rendimenti dei bond governativi asiatici
restano ancorati a livelli relativamente stabili, pur con leggere divergenze tra Paesi più
fragili e economie ritenute più solide. Le curve restano sensibili a ogni indizio proveniente
dai dati Usa su inflazione e occupazione.
Cosa osservano adesso gli investitori: tre nodi chiave
Con la pagina dello shutdown ormai voltata, gli operatori globali sembrano concentrarsi su
tre grandi dossier che avranno impatti significativi anche sulle borse asiatiche:
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La traiettoria dei tassi Usa: la ripresa della pubblicazione integrale dei
dati macro americani permetterà di capire se la Fed potrà allentare la stretta o se, al
contrario, sarà costretta a mantenere tassi alti più a lungo.
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La solidità della crescita cinese: i nuovi dati su produzione industriale,
vendite al dettaglio e investimenti saranno cruciali per le aspettative sugli utili delle
aziende cinesi e per il sentiment sull’intera regione.
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La tenuta del settore tecnologico: dopo una lunga corsa dei titoli legati
all’intelligenza artificiale e ai semiconduttori, molti investitori temono una fase di
correzione più profonda. La rotazione dai titoli tech verso settori più difensivi o
ciclici “classici” è già visibile in diversi listini asiatici.
In questo contesto, la Borsa di Tokyo appare, almeno per ora, tra le meglio
posizionate per beneficiare del nuovo scenario: valuta debole, esposizione all’export e
valutazioni ancora considerate interessanti da molti investitori internazionali. Ma il quadro
complessivo resta delicato e basterebbe poco, tra dati macro deludenti e nuove tensioni politiche,
per rimettere in discussione l’attuale equilibrio.
“L’Asia resta agganciata all’America, ma con dinamiche molto differenziate da Paese a Paese”,
sintetizza un gestore specializzato nei mercati emergenti. Il messaggio per chi guarda ai
mercati asiatici è chiaro: selettività, attenzione ai fondamentali e capacità di reagire in
fretta ai cambi di scenario saranno decisive anche nelle prossime settimane.