Don Luigi Sturzo, sacerdote e politico verso la beatificazione

- di: Francesco d'Alfonso
 

Un prete non era fuori della sua missione nell’intervenire. E questo perché il partito popolare pur evitando il titolo di cattolico e restando fuori della dipendenza dalla gerarchia ecclesiastica, si basava sulla morale cristiana e sulla libertà. (Luigi Sturzo, Politica e morale, 1938)

Quella di don Luigi Sturzo è una figura assai complessa, che è difficile analizzare in modo esaudiente ed esauriente, trovando una prospettiva univoca che permetta di cogliere appieno le molteplici sfumature della sua personalità. Egli fu sacerdote e uomo politico, fortemente calato nel contesto storico e culturale dell’Italia della prima metà del Novecento, che la chiesa ha dichiarato Servo di Dio e per il quale, lo scorso 24 novembre, si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione. Un iter iniziato nel 1997 grazie all’impegno del Centro Internazionale Studi “Luigi Sturzo” e formalizzato con la costituzione del Tribunale nel 2002, che ha interrogato 154 testimoni sparsi in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, nazioni nelle quali il sacerdote visse e operò, e ne ha vagliato scritti, interventi e i discorsi.

«Un lavoro notevole, come parimenti notevole è la figura di don Luigi Sturzo – commenta monsignor Slawomir Oder, vicario giudiziale del Tribunale ordinario della Diocesi di Roma – il quale certamente eccelse in molti campi del sapere e dell’agire umano, in particolare della politica, ma che di se stesso usava ripetere: “Io sono un sacerdote, non un politico”. E proprio perché sacerdote egli sentì la vocazione ad esercitare il proprio ministero in un campo diverso rispetto agli altri ecclesiastici, quello cioè della politica, perché egli intendeva ricondurre tale umana attività alla sua finalità naturale di carità e di servizio».
Nato a Caltagirone, in provincia di Catania, il 26 novembre 1871 da una famiglia di antica nobiltà, fortemente cattolica, egli seguì sulla via del sacerdozio il fratello Mario, che divenne poi vescovo di Piazza Armerina (anche per monsignor Mario Sturzo è stata aperta la Causa di beatificazione, n.d.a.). Ordinato prete nel 1894, insegnò nel Seminario diocesano, mise in piedi numerose attività a favore dei giovani, si dedicò al ministero della confessione, ma, contemporaneamente, intraprese l’attività politica, con l’intento di realizzare praticamente i principi della Dottrina Sociale della Chiesa ispirati all’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII: ottenuta la dispensa da papa Pio X, fu prosindaco di Caltagirone e poi consigliere provinciale a Catania. Il suo impegno indefesso per i contadini e gli operai, non verrà meno neppure dopo il suo trasferimento a Roma, anzi, proprio dall’esperienza nella Capitale e dall’osservazione delle condizioni di indigenza in cui viveva la maggior parte della popolazione, scaturì il suo desiderio di dar vita a una forza politica che coinvolgesse il mondo cattolico. Nacque così, nel 1919, il Partito Popolare, di cui sarà segretario fino al 1923.
«Il Signore lo chiamava così ad operare per sollevare anche la società civile – spiega monsignor Oder – e svolgervi il suo ministero sacerdotale a favore degli ultimi. Nel Servo di Dio s’incarnò l’ideale cristiano di politica, che egli vedeva come esercizio di “carità, ossia esigenza d’amore e di servizio a favore del prossimo, […]ricerca ed attuazione del bene comune, […] dovere civico e atto di carità verso il prossimo”». Con questi ideali germogliò il suo primo proclama di fondazione del Partito Popolare Italiano, “Ai Liberi e Forti”, col quale egli intendeva coinvolgere i cattolici italiani ad impegnarsi in una politica che fosse l’espressione sociale di quanto si vive interiormente nella dimensione cristiana: «In questo don Sturzo non è solo un pensatore coerente – afferma Oder – ma è soprattutto un testimone della propria esperienza sacerdotale e interiore con Dio».

Convinto oppositore del regime fascista, lasciò l’Italia per ventidue anni, dove rientrò nel 1946, dopo il referendum “monarchia o repubblica” e per la Costituente. Non svolse più attività politica diretta, ma nel 1952 fu nominato Senatore a vita dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Morì a Roma l’8 agosto 1959 all’età di ottantasette anni, e fu sepolto nella sua città natale.
«Posso ben dire di aver servito con rettitudine e ardore una causa non indegna di un sacerdote cattolico, quando all’amore e al servizio per la patria ho unito quell’ideale cristiano e umano della pace, della elevazione dei lavoratori nella collaborazione tra le classi, delle libertà politiche quali garanzie di bene e di progresso, della ricerca della verità negli studi storici e sociologici, della difesa dei diritti della persona umana»: questo il testamento spirituale e umano di don Luigi Sturzo, che mai dimenticò la sua missione sacerdotale e, a testimoniarne l’importanza, volle che sulla sua tomba, nella chiesa del SS. Salvatore in Caltagirone, insieme alla data di nascita e di morte si apponesse anche quella della sua ordinazione presbiterale.

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