Depressione: dall’Iss primo studio su assistenza in gravidanza e dopo il parto

- di: Barbara Leone
 
Il 6% degli adulti italiani riferisce sintomi depressivi, una quota in calo in generale ma in aumento nelle persone di 18-34 anni. Lo affermano i dati delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicati in vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra domani. La salute mentale, in particolare delle donne in gravidanza e nel primo anno dopo il parto, è stata anche oggetto di uno studio appena pubblicato da alcuni ricercatori dell’Istituto e della London School of Economics (LSE), che descrive per la prima volta il supporto disponibile nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani per le donne con disturbi mentali perinatali, da cui emerge la necessità di risorse dedicate. Una quota contenuta di adulti italiani, poco più del 6%, riferisce sintomi depressivi e sente che il proprio benessere psicologico è compromesso per una media di 16 giorni al mese.

Depressione: dall’Iss primo studio su assistenza in gravidanza e dopo il parto

I sintomi depressivi si collegano in molti casi a problemi di natura fisica, che si manifestano in chi è colpito mediamente quasi 10 giorni al mese (per chi è libero da depressione la media è di meno di due giorni), e a limitazioni nelle attività quotidiane per quasi 8 giorni al mese. I sintomi depressivi sono generalmente più frequenti con l’avanzare dell’età, fra le donne (7%), fra le persone socialmente più svantaggiate, per difficoltà economiche (19%), precarietà lavorativa (8%) o bassa istruzione (10%), fra chi vive da solo (7%) e fra le persone affette da patologia cronica (11%). Solo il 65% delle persone intervistate che riferiscono sintomi depressivi ricorrono all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici oppure operatori sanitari.

Nel tempo, dal 2008 ad oggi, la prevalenza di sintomi depressivi si è ridotta, ovunque nel Paese e in tutti i gruppi della popolazione ma più lentamente tra le donne e i giovani 18-34enni tra i quali il trend, negli ultimi anni, è addirittura in aumento e ha annullato in qualche modo i vantaggi ottenuti negli ultimi 15 anni. La sorveglianza Passi rileva che negli ultimi anni si osservano prevalenze di sintomi depressivi mediamente più alte nelle regioni settentrionali e minori nelle Regioni del Centro Italia. Tuttavia, non mancano eccezioni e alcune Regioni, come Sardegna, Molise e Marche, si caratterizzano per le più alte prevalenze di sintomi depressivi. Tra gli over 65 (dati Passi d’Argento) 9 su 100 riferiscono sintomi depressivi e il 17% si dice insoddisfatto della propria vita. Tra gli over65 (dati Passi d’Argento) 9 su 100 riferiscono sintomi depressivi,  il  17% si dice insoddisfatto della propria vita, ma lo stato di salute è giudicato buono dal 90% degli intervistati. I sintomi depressivi diventano più frequenti all’avanzare dell’età (raggiungono il 14% dopo gli 85 anni), e come accade anche fra gli adulti, e’ più frequente fra le donne (13%), tra le persone socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche (28%),  tra chi vive solo (14%) e fra le persone con diagnosi di patologia cronica (18%). Chi soffre di sintomi depressivi ha vissuto mediamente 15 giorni in cattive condizioni fisiche (vs 5 giorni riferiti dalle persone libere da sintomi depressivi) e circa 13 giorni con limitazioni alle attività quotidiane abituali (vs 3 giorni riferiti da persone senza sintomi depressivi). Una discreta quota di over65 con sintomi depressivi (25%) non chiede aiuto). Anche l’insoddisfazione verso la propria vita aumenta con l’età (28% fra gli ultra 85enni) e’ maggiore fra le donne (21%), fra le persone con difficoltà economiche (46%) e tra chi vive solo (24%).

Al riguardo, è stato appena pubblicato sulla rivista internazionale European Psychiatry l’articolo "Perinatal mental health care in the Italian Mental Health Departments: a national survey". Il lavoro, frutto della collaborazione tra ricercatori dell’ISS e della London School of Economics (LSE), descrive per la prima volta il supporto disponibile nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani per le donne con disturbi mentali perinatali, confrontando l’offerta nazionale con le buone pratiche raccomandate dalle linee guida internazionali. Con una partecipazione pari al 94% dei DMS presenti sull’intero territorio nazionale, i risultati dello studio evidenziano che: soltanto il 58% dei DSM offre un counselling preconcezionale alle proprie utenti in età riproduttiva e solo il 5% dispone di materiale informativo per questo scopo; il 54% dei DSM non è dotato di un’équipe o di un professionista di riferimento per la psicofarmacoterapia durante la gravidanza e l’allattamento; l’80% dei DSM non ha definito un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per i disturbi mentali perinatali. Emerge chiaramente la necessità di incrementare le risorse dei DSM per sanare le carenze nell’assistenza rispetto alle necessità specifiche delle donne con disturbi mentali perinatali, che richiedono setting e percorsi dedicati, accesso prioritario e una presa in carico integrata con i professionisti del percorso nascita.

“La promozione e la tutela della salute mentale della donna in gravidanza e nell’anno successivo alla nascita del bambino rappresentano una priorità di salute pubblica riconosciuta a livello internazionale - sottolinea Ilaria Lega, che ha coordinato lo studio -. I disturbi mentali sono tra le patologie più frequenti della gravidanza e del periodo postnatale, ne soffre una donna su cinque. Se non riconosciuti e trattati adeguatamente, questi disturbi hanno un impatto negativo a breve, medio e lungo termine sulla salute della donna e del bambino. Le ricerche della LSE dimostrano che l’impatto economico dei problemi di salute mentale perinatale non trattati supera di gran lunga il costo necessario a rendere disponibili servizi di salute mentali adeguati.”

L’indagine, condotta nell’ambito del progetto “Rilevazione dei percorsi preventivi e assistenziali offerti alla donna, alla coppia e ai genitori per promuovere i primi 1000 giorni di vita, anche al fine di individuare le buone pratiche, i modelli organizzativi e gli interventi adeguati”, realizzato con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute nell’ambito del bando CCM 2019 e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del CNaPPS, ISS, ha coinvolto i professionisti sanitari dei 127 DSM nazionali. “Se l’alta partecipazione testimonia l’interesse e la sensibilità dei professionisti dei DSM su questo tema - continua Lega - i risultati segnalano l’urgenza di rendere disponibili nei servizi di salute mentale formazione specifica e personale per la presa in carico dei disturbi mentali perinatali, contribuendo a promuovere la salute di almeno due generazioni”.

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