Cronache dai Palazzi: la sosta estiva serva al governo per ricaricare le batterie

- di: Redazione
 
''A da passà a nuttata'', ha fatto dire Eduardo de Filippo, a Gennaro, protagonista suo malgrado di ''Napoli milionaria'', vedendo intorno a sé non le macerie di una città martoriata dalla guerra, ma lo sfacelo morale in cui è precipitata la sua famiglia. Una frase che è anche una sintesi perfetta della filosofia di chi sa che deve resistere al passaggio della piena, come il giunco che si piega alla furia dell'acqua, ma che torna a raddrizzarsi un istante dopo che la forza del fiume comincia a scemare.
Forse sarebbe il caso che Giorgia Meloni prenda questa frase e su di essa costruisca le settimane di vacanza che sta per prendere e che, in virtù di quello che accade dentro e fuori dal governo, potrebbero essere almeno quest'anno un toccasana, visti gli impegni che attendono il Paese, e quindi il presidente del Consiglio, alla ripresa delle attività della politica alla fine dell'estate.

Cronache dai Palazzi: la sosta estiva serva al governo per ricaricare le batterie

Il clima è quello che vedono tutti: le difficoltà dell'Italia sono tante e necessiterebbero di un governo coeso nei fatti e non solo a parole. E, restando alle parole, forse sarebbe un bene per tutti ricordarsi di tanto in tanto che il silenzio dice molto. Eppure questo non accade e il continuo battibeccare su molti fronti sta sfilacciando l'originaria coesione dell'esecutivo che, col passare dei mesi e con il crescere delle ambizioni di chi ne fa parte, mostra i segni di una stanchezza che ci può anche stare, e che invece, negandola, fa il gioco di chi lavora per indebolire piuttosto che rafforzare.

Il quotidiano chiacchiericcio cui assistiamo, alimentato da continue sortite pure da chi non ha peso nella politica (si può anche avere un incarico, ma non per questo ''abilitato'' ad intervenire, soprattutto su materie e argomenti che non gli competono) eppure si sente autorizzato a dire la sua, andando a ruota libera, non è solo fastidioso, ma anche, a lungo andare, deleterio. Eppure chi parla senza avere titolo non se ne rende conto.
Invece il Paese avrebbe bisogno dell'esatto contrario, al di là del gioco delle parti tra maggioranza e opposizione. Anche perché il Parlamento sta progressivamente perdendo il suo ruolo di traino, riducendo la sua funzione a quella di semplice ratifica, posto che le decisioni vengono prese altrove e il caldo ''invito'' a ridurre gli emendamenti rivolti ai parlamentari che sostengono l'esecutivo non dà certo spessore all'immagine di una coalizione compatta. Sicuramente obbediente, ma non compatta.

Il governo dovrebbe muoversi con speditezza, ma non può essere così se, su alcune importanti riforme, sembra andare in ordine sparso. Come nel caso dell'autonomia differenziata sulla quale non si sono manifestate delle dissonanze, ma addirittura crepe larghissime. Eppure, piuttosto che procedere con prudenza, per non acuire i dissidi, i più convinti sostenitori della riforma, i leghisti, vanno dritti per la loro strada incuranti che il vento della rivolta delle Regioni del sud è alimentato dal presidente di quella calabrese, Roberto Occhiuto, una delle figure di spicco di Forza Italia, soprattutto di quella di domani.
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