I crediti deteriorati nell'analisi di Banca Ifis: il tasso si attesterà all'1,2% a fine anno

- di: Redazione
 
Nella foto, Valentino Valentini, Frederik Geertman e Ernesto Furstenberg Fassio

Il settore dei crediti deteriorati, situazione, prospettive e problematiche: anche quest'anno Banca Ifis ha voluto dare il suo fattivo contributo all'analisi di questo ''dossier'' presentando ''Market Watch Npl'', frutto delle elaborazione degli analisti del suo Ufficio Studi. L'occasione è stato ''Step Up'', l'annuale appuntamento (giunto alla dodicesima edizione), a Villa Erba, a Cernobbio, che Banca Ifis ha dedicato all’industria del credito deteriorato.
Dal ''Market Watch Npl'' sono emersi dei ''numeri'' che hanno fotografato la situazione, analizzando gli scenari anche futuri.
Come illustrato dal rapporto, a fine 2023, il tasso di deterioramento del credito delle banche italiane si dovrebbe attestare all’1,2%, un livello inferiore ai minimi del periodo precedente alla crisi dei mutui subprime. Contestualmente, sottolinea l'Ufficio Studi di Banca ifis, il lavoro dell’industria italiana degli Npl continua a favorire una migliore qualità del credito grazie al lavoro sinergico con il settore bancario che sta favorendo il risanamento dei bilanci. Negli ultimi 8 anni, l’industria italiana del credito deteriorato ha contribuito a generare 55 miliardi di euro di riduzione dello stock Npe, portandolo dai 361 miliardi di euro di inizio 2015 ai 306 miliardi di euro di fine 2022.

I crediti deteriorati nell'analisi di Banca Ifis: il tasso si attesterà all'1,2% a fine anno

Nello stesso periodo, s legge ancora nel rapporto, gli operatori specializzati nel mercato degli Npl hanno favorito il processo di de-risking degli istituti bancari italiani, con 352 miliardi di euro di crediti deteriorati transati tra il 2015 e il 2022. Di questi, ben 42 miliardi di euro sono stati ceduti nel 2022, sebbene fosse già stato raggiunto nel 2021 il target EBA del 5%, a conferma di sinergie destinate a proseguire anche nel prossimo triennio grazie al lavoro di una industry Npl strutturata.
L’analisi di Banca Ifis contribuisce a definire e inquadrare il percorso di de-risking delle banche italiane, che non trova eguali in Europa, mettendo il sistema finanziario nazionale nelle condizioni di generare una migliore qualità del nuovo credito, come dimostrato dall’evoluzione dell’Npe ratio. Che è diminuito di quasi 14 punti percentuali, passando dal 17% del 2015 al 3,1% del 2022, con una ulteriore diminuzione prevista per fine 2023 quando dovrebbe attestarsi al 3%, un livello di gran lunga inferiore alla soglia del 5% definita da EBA.

Anche se le principali previsioni di scenario delineano una forte resilienza delle economie globali, sul futuro del credito italiano permane l’incognita dello scenario macro: il mix tra il prolungato periodo di tassi elevati, l’eventuale mancanza di correzione delle politiche sui tassi da parte delle banche centrali in relazione al rallentamento economico e le tensioni geopolitiche potrebbe generare nuovi flussi di crediti deteriorati.
Il valore e l'interesse dell'analisi del'Ufficio Studi di Banca Ifis sono confermati dal fatto di offrire anche uno sguardo prospettico sul futuro dell’industria italiana degli Npl. Nel corso del 2023, si prevede che saranno completate transazioni Npe per 32 miliardi di euro, cifra che include anche circa 8 miliardi di euro di transazioni il cui closing potrebbe essere posticipato a inizio 2024. Più in generale, nel triennio 2023-2025 si prevede che saranno portate a termine operazioni per circa 84 miliardi di euro.

L’evoluzione del mercato, secondo gli analisti di Banca Ifis, sarà caratterizzata da un crescente peso del secondario, il quale arriverà a guidare circa il 50% dell’intero transato. In particolare, l’aumento dell’incidenza del mercato secondario sarà guidato dallo sviluppo delle piattaforme di vendita e dalle cessioni da parte di operatori storicamente acquisitivi, dall’interesse degli investitori per i portafogli assistiti da GACS (Garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze) e dall’attività di nuovi operatori. Il mercato primario, invece, sarà caratterizzato prevalentemente dal proseguo del processo di de-risking delle principali banche e dal potenziale moderato aumento dei nuovi flussi di deteriorato.

In quest’ottica, la previsione del tasso di nuovo deterioramento del credito nel triennio 2023-25 fa segnare una sensibile riduzione, come dimostra il tasso previsto per il 2023 che dovrebbe attestarsi all’1,2%. Pur in questo contesto di miglioramento, le banche italiane presentano un rischio prospettico superiore a quello delle banche europee, sia nei crediti classificati in stage 2 sia in quelli forebone performing.
Alla luce del rapporto, Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis, ha sostenuto che ''nonostante il contesto congiunturale presenti più di una incognita, l’economia italiana si conferma resiliente grazie soprattutto agli stimoli fiscali espansivi e alla positiva dinamica dei consumi privati. I bilanci bancari presentano un tasso di deterioramento al minimo storico, inferiore anche ai livelli del periodo antecedente alla crisi del subprime, anche se sui nostri istituti permane un rischio prospettico superiore alla media Ue come confermano i ratios predittivi. Il nostro Market Watch evidenzia un trend positivo del flusso di nuovo deteriorato per gli anni a venire. Anche per questo motivo, il futuro del mercato italiano degli Npl vedrà un crescente ruolo del mercato secondario che sarà spinto dalla necessità di intervenire sugli incassi delle cartolarizzazioni, tra le quali le Gacs rappresenteranno una importante componente''.

Da parte sua, Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis, dopo avere ricordato che ''lo stock totale del credito deteriorato da gestire in Italia è stato stimato, dal nostro Market Watch, in oltre 300 miliardi di euro alla fine del 2022'', ha detto che ''questa è per noi una responsabilità più grande di sempre'', aggiungendo che ''l'andamento della insolvenza dei piccoli e medi debitori - che ha fatto esplodere il mercato degli Npl tra il 2008 e il 2015 - è il ritratto di una profonda crisi sociale, alla quale una banca come Ifis non può che rispondere con spirito di missione sociale''.
Fürstenberg Fassio ha quindi parlato del recupero del debito come ''strumento per dare una seconda possibilità al Paese'', spiegando che ''in Banca Ifis ci sentiamo totalmente responsabili nella questione del debito deteriorato come strumento di riequilibrio sociale. E credo questo si veda tutti i giorni nel lavoro che facciamo''.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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