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Credit Suisse: prima del crollo, una fuga di depositi da 68,6 miliardi di dollari

- di: Redazione
 
Credit Suisse: prima del crollo, una fuga di depositi da 68,6 miliardi di dollari
Nei primi tre mesi dell'anno, che hanno innescato il crollo del secondo istituto di credito elvetico per importanza, il Credit Suisse ha registrato una fuga di depositi equivalente a 68,6 miliardi di euro.
A rivelarlo è stato lo stesso gigante bancario svizzero, in quelli che dovrebbero essere i suoi ultimi risultati finanziari in assoluto, in attesa che, a breve, venga perfezionata l'acquisizione da parte della rivale UBS.
In una nota di Credit Suisse si legge che la sua divisione di gestione patrimoniale ha visto la quantità di attività scendere a 502,5 miliardi di franchi alla fine di marzo, quasi il 29% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Credit Suisse: prima del crollo, una fuga di depositi da 68,6 miliardi di dollari

"Questi deflussi - si legge ancora nella nota - si sono moderati, ma non si sono ancora invertiti a partire dal 24 aprile 2023". La fuga dai conti di Crdit Suisse è cominciata quanto i clienti hanno iniziato a ritirare denaro dalla banca dopo che questa è stata coinvolta nelle turbolenze del mercato seguite ai crolli a marzo, negli Stati Uniti, della Silicon Valley Bank e della Signature Bank.

Davanti alla prospettiva dello tsunami (politico, oltre che finanziario) che il crollo dell'istituto avrebbe potuto provocare, le autorità elvetiche hanno messo insieme un pacchetto di salvataggio (soprattutto 200 miliardi di franchi di garanzie finanziarie), che ha contribuito a spingere UBS ad accettare di rilevare Credit Suisse.

Il Credit Suisse, in difficoltà da alcuni anni, nel 2022 ha registrato una perdita di 7,3 miliardi di franchi svizzeri, segnando la sua peggiore annata dalla crisi finanziaria globale del 2008, con riflessi molto negativi almeno fino al 2024. La vicenda di Credit Suisse ha anche un fronte giudiziario, con l'indagine aperta dalla magistratura elvetica su tempi e modalità di acquisizione di quella che era, sino a pochi mesi fa, la seconda banca più grande della Confederazione.

Certo è che l'acquisizione ha fatto montare le proteste negli azionisti delle due banche, privati, sostengono, del diritto di esprimersi con il voto sull'operazione. L'accordo, nel momento in cui è stato annunciato, valutava il Credit Suisse a 3,15 miliardi di dollari, mentre, appena pochi giorni prima del raggiungimento dell'intesa, la valutazione era stata di circa 8 miliardi di dollari.
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