Confindustria: presentato il documento per la gestione sostenibile del servizio idrico

- di: Barbara Bizzarri
 

Oggi è stato presentato in Confindustria il documento “Dall’emergenza all’efficienza idrica”, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Elaborato da Confindustria con il supporto del Sistema associativo, lo studio affronta il tema dell'approvvigionamento e della gestione della risorsa idrica, analizzando le sfide attuali e future, individuando opportunità e soluzioni adeguate ad assicurare a tutti i cittadini, all’agricoltura e all’industria un accesso equo e sostenibile all’acqua, con l’obiettivo di definire un modello di gestione sostenibile del servizio idrico, da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, per garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al Paese.

Confindustria: presentato il documento per la gestione sostenibile del servizio idrico

La gestione sostenibile dell’acqua rappresenta una delle questioni più rilevanti del nostro tempo, che si connota per una forte valenza non solo ambientale, ma anche sociale ed economica, perché supporta settori chiave come l’agricoltura, l'industria e il turismo.

In questo senso, la gestione sostenibile dell’acqua è anche una questione di competitività: l’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche, ma si sta verificando la progressiva diminuzione della quantità media annuale d’acqua. Nel 2022, la disponibilità media è stata appena oltre i 221 mm, segnando una diminuzione di oltre il 51% rispetto alla media registrata nel periodo 1951-2022 e raggiungendo, così, il punto più basso di sempre. A questo bisogna aggiungere il progressivo aumento degli eventi estremi legati all’acqua: nel periodo 2010-2021 si sono verificati 486 allagamenti e 134 esondazioni fluviali, che hanno interessato 602 comuni.

Per quanto riguarda le risorse e i consumi, in Italia l’offerta d’acqua non è equamente distribuita sul territorio: più del 50% delle risorse superficiali sono localizzate al Nord, il 40% è equamente distribuito tra Centro e Sud, e il 7% circa è localizzato nelle isole maggiori. Il divario territoriale riguarda anche l’efficacia della sua gestione: infatti, resta una distanza molto netta in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali, diffuse soprattutto nel Meridione. Dei 1.465 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è demandata all’ente locale, l’80% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,6 milioni di persone.

La domanda vede fra i protagonisti il settore agricolo italiano, che utilizza il 41% del totale, superato in Europa solamente dalla Spagna. Nel settore civile, invece, l’Italia è prima in Europa con il 24% del totale, e valori doppi rispetto alla Germania, ma anche a Paesi a noi più simili, come Francia e Spagna. Questo primato è, almeno in parte, conseguenza di sprechi, ma anche di uno scarso valore economico percepito dagli utenti finali per la risorsa idrica. L’industria ha un consumo di oltre 8 miliardi di m3 ogni anno (il 20% del totale), un valore elevato ma comunque diminuito di oltre la metà negli ultimi 20 anni.

L’obiettivo del documento “Dall’Emergenza all’Efficienza Idrica” è definire un modello di gestione sostenibile del servizio idrico, da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, al fine di garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al sistema Paese. Il documento contiene 5 proposte su azioni di policy che puntano a rendere il settore più efficiente: innanzitutto controllare la dispersione idrica, legata al trasferimento dell’acqua tramite canali e a tecniche di irrigazione non localizzate; quindi rendere più efficiente il processo di irrigazione della colture in tutto il Paese, prevedendo diverse modalità di approvvigionamento idrico declinate secondo le necessità e le peculiarità delle diverse colture; creare, mediante tecnologie di riutilizzo dedicate, apposite reti di distribuzione nelle aree industriali e incentivarne l’utilizzo da parte delle imprese. Oggi in Italia, pur rappresentando una soluzione economicamente sostenibile, il riuso delle acque reflue depurate viene utilizzato solo per il 4% a fronte del possibile 23% di reflui destinabili al riutilizzo. E, in aggiunta, non è contemplato il recupero delle acque piovane; integrare i sistemi di approvvigionamento e distribuzione idrica nel territorio valorizzando tutte le acque disponibili in un dato territorio e sostituendo, ove possibile, con le fonti di approvvigionamento naturali.

In questo contesto, è essenziale un framework normativo coordinato, fondato sul “fit-for-use”, per valorizzare appieno tutti i possibili utilizzi delle acque trattate. 

Per arginare le perdite, è tuttavia fondamentale accrescere la capacità di raccolta delle acque piovane, attualmente all’11% del potenziale mediante interventi sia sugli invasi che sulle grandi dighe. Sono perciò necessari importanti investimenti su diversi fronti, tra cui nuovi invasi, la manutenzione delle dighe, la ricarica e la mappatura delle falde sotterranee e la desalinizzazione dell’acqua marina.

Le infrastrutture strategiche, come le dighe, devono essere preservate e correttamente manutenute. Per farlo, è importante affrontare il tema delle concessioni di grande derivazione idroelettrica scadute e in scadenza, assicurando certezza agli operatori in merito agli investimenti e valorizzando, al contempo, il ruolo dell’energia idroelettrica rispetto agli obiettivi europei di decarbonizzazione dei settori industriali.

Fondamentale importanza assume anche il quadro normativo, che deve tener conto del cambiamento climatico, valorizzare il contributo dell’economia circolare alla mitigazione e all’adattamento e promuovere progetti di integrazione idrica ed edilizia sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Una mappatura precisa e fedele delle infrastrutture esistenti che sia accompagnata da un’adeguata quantificazione di consumi, prelievi, scarichi e ricicli, nonché da una rendicontazione capillare che fornisca un quadro chiaro delle reali esigenze resta imprescindibile.

Occorre, poi, individuare le opere strategiche e prioritarie necessarie a mitigare gli effetti negativi derivanti dalla crisi idrica. Questo può essere realizzato attraverso una mappatura degli investimenti, oltre a definire un quadro di investimenti adeguato alle esigenze. Tuttavia, attualmente siamo ancora lontani dal livello necessario: infatti, per raggiungere la media europea di investimenti pro capite nel servizio idrico integrato, sarebbero necessari ulteriori 1,3 miliardi di euro l’anno, di cui solo una quota è prevista nei fondi Pnrr e pari a circa 580 milioni di euro all’anno per il periodo 2021-2026.

Per affrontare questa sfida, dunque, occorre implementare azioni volte a favorire gli investimenti e i modelli di governance più efficienti, premiando i gestori virtuosi nel campo dell’innovazione e dell’efficientamento tecnologico e creando percorsi agevolati per l’adozione di tecnologie innovative.

La costituzione degli Enti Idrici Regionali deve essere incentivata, così come l’aggregazione delle imprese attraverso una revisione del perimetro degli ambiti territoriali da parte delle regioni, e garantire l’immediato trasferimento alle Regioni dell’esercizio delle funzioni e il mantenimento delle stesse per tutta la durata dell’affidamento a regime del Servizio Idrico Integrato.

I volumi disponibili, in generale, possono essere incrementati grazie ad una strategia di investimento a tutto tondo: dall’adeguamento delle infrastrutture alla manutenzione e al potenziamento della rete fognaria e dei depuratori.

Ultima azione, ma non meno importante, rafforzare la dimensione media degli operatori del settore promuovendo una gestione del settore idrico secondo criteri industriali. Più aumenta la dimensione del gestore, infatti, più crescono le economie di scala, che sono capaci di generare efficienza e capacità finanziaria, allo scopo di costruire una filiera idrica strutturata ed efficiente e iniziare a considerare l’acqua, dopo l’utilizzo, come una risorsa da valorizzare nel ciclo di riuso.

Nella foto Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale

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