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Emergenza lavoro nel terziario: 260mila posti vacanti nel 2025, l’allarme di Confcommercio

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Emergenza lavoro nel terziario: 260mila posti vacanti nel 2025, l’allarme di Confcommercio

Nonostante un livello di occupazione complessivo ai massimi storici, il terziario italiano continua a soffrire una grave carenza di manodopera. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Confcommercio, reso pubblico in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione, secondo cui nel 2025 si registreranno oltre 260mila posizioni vacanti nei settori del commercio, della ristorazione e dell’accoglienza turistica.

Emergenza lavoro nel terziario: 260mila posti vacanti nel 2025, l’allarme di Confcommercio

Il dato, in crescita del 4% rispetto al 2024, segnala un paradosso strutturale: da un lato l’aumento dell’occupazione grazie alla ripresa economica e ai flussi turistici; dall’altro, la difficoltà concreta nel trovare lavoratori con le competenze richieste. Un vuoto che rischia di rallentare la crescita e di compromettere la qualità dei servizi in un comparto che rappresenta una quota consistente del PIL nazionale.

Una crisi che mina il sistema produttivo italiano
Confcommercio parla apertamente di emergenza. L’impossibilità di reperire personale adeguato sta mettendo in crisi imprese piccole e medie in tutta la penisola, costrette a ridurre orari, limitare i servizi o, nei casi più estremi, a rinunciare all’attività stagionale. Il settore dell’ospitalità, già duramente provato negli anni della pandemia, fatica oggi a ritrovare stabilità, anche a fronte della domanda crescente. Ristoranti, alberghi, negozi e bar non riescono a coprire le esigenze operative, in parte per la scarsità di candidati, in parte per la disaffezione verso determinati tipi di impiego. L’assenza di lavoratori qualificati sta diventando un freno reale per lo sviluppo economico, con effetti che rischiano di riflettersi anche sull’inflazione, sull’offerta turistica e sullo stesso gettito fiscale.

I nodi irrisolti della formazione e della retribuzione

Il fenomeno ha molteplici cause. Secondo lo studio di Confcommercio, uno dei principali problemi riguarda la disconnessione tra il sistema educativo e le necessità del mercato. Le scuole professionali e i percorsi di formazione tecnica non riescono a immettere un numero sufficiente di figure specializzate in settori cruciali come la ristorazione e la vendita al dettaglio. A questo si aggiunge il tema delle condizioni contrattuali e salariali: molti giovani considerano poco attrattive le offerte di lavoro nel terziario, caratterizzate da orari lunghi, carichi fisici elevati e stipendi ritenuti non adeguati. Una sfiducia che sta alimentando la fuga verso altri settori o verso l’estero, in una dinamica che penalizza soprattutto le realtà imprenditoriali di provincia o legate alla stagionalità.

La fotografia di un’Italia a due velocità

Il rapporto evidenzia come il problema sia più marcato in alcune aree del Paese: il Nord-Est e le regioni del Centro con forte vocazione turistica mostrano un divario sempre più ampio tra offerta e domanda di lavoro. In contesti dove il turismo è motore economico, come la Toscana, il Veneto o la Puglia, la carenza di personale diventa un elemento strutturale, che mette in difficoltà l’intero ecosistema locale. La situazione è aggravata da un ricambio generazionale insufficiente e dall’uscita progressiva dal mercato del lavoro di molti operatori esperti. Le imprese, secondo Confcommercio, faticano anche ad attrarre lavoratori stranieri, a causa della rigidità dei meccanismi di ingresso e dei limiti burocratici imposti dalla normativa nazionale. Si delinea così una frattura tra le potenzialità del sistema economico e la sua capacità di adattarsi a un mercato del lavoro in trasformazione.

Le proposte per colmare il divario occupazionale

L’associazione dei commercianti chiede misure urgenti. Tra le priorità individuate, il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro, incentivi fiscali per le imprese che assumono e investimenti significativi nella formazione professionale. Serve, secondo Confcommercio, un cambio di paradigma: non più politiche passive per il lavoro, ma interventi mirati alla creazione di un sistema efficiente di incontro tra domanda e offerta. L’obiettivo è restituire dignità e attrattività alle professioni del terziario, superando stereotipi e rigidità. La questione non è più solo economica, ma sociale e culturale: il lavoro nei servizi deve tornare a essere percepito come una scelta di valore, capace di offrire prospettive e stabilità. Solo così, conclude il rapporto, sarà possibile sostenere la crescita del Paese e dare risposta a un fabbisogno che, se ignorato, rischia di trasformarsi in un’emergenza strutturale.

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