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Commercio, Codacons: “Vendite al dettaglio in caduta, famiglie costrette a spendere di più comprando di meno”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Commercio, Codacons: “Vendite al dettaglio in caduta, famiglie costrette a spendere di più comprando di meno”

Il mese di settembre segna un ulteriore peggioramento per il commercio al dettaglio. A sostenerlo è il Codacons, che commenta i dati diffusi oggi dall’Istat, evidenziando come le vendite risultino in flessione sia su base mensile che su base annua.

Commercio, Codacons: “Vendite al dettaglio in caduta”

Secondo l’associazione dei consumatori, rispetto ad agosto le vendite calano sia in valore sia in volume, e il confronto con il 2024 mostra un tracollo del -1,4% nei volumi, a fronte di un incremento del +0,5% nel valore complessivo delle vendite.

“Prezzi più alti, carrelli più vuoti”
“I dati dell’Istat certificano ancora una volta come i rincari dei prezzi che si stanno registrando nell’ultimo periodo in alcuni comparti chiave impattino sulle famiglie e sulle loro abitudini, portandole a tagliare la spesa ma al tempo stesso a spendere di più”, spiega il Codacons.

L’associazione sottolinea come la crescita in valore delle vendite sia solo apparente, perché trainata dall’aumento dei prezzi e non da una reale espansione dei consumi.
“Nei primi nove mesi del 2025, a fronte di una crescita in valore del +0,7%, il calo del volume delle vendite peggiora, arrivando a segnare un -1%”, prosegue il comunicato.

Un dato che fotografa una tendenza chiara: le famiglie riducono gli acquisti reali, concentrandosi sui beni essenziali, mentre il costo del carrello continua a salire.

L’effetto dei rincari sull’economia reale
Il Codacons imputa questa dinamica al perdurare dell’inflazione nei settori dell’alimentare e dei beni di largo consumo, che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie.
Nonostante il rallentamento dell’inflazione media rispetto al 2023, molti comparti chiave – dai prodotti alimentari ai beni per la cura della casa e della persona – continuano a registrare aumenti dei listini, costringendo i consumatori a razionalizzare la spesa.

La contrazione dei volumi, osserva l’associazione, si traduce in una domanda interna debole, con ripercussioni dirette sul commercio e sull’economia nazionale.

“Consumi fermi, servono misure strutturali”
“Numeri che confermano come i consumi delle famiglie siano fermi con conseguenze dirette sul commercio e sull’economia nazionale”, conclude il Codacons, sottolineando la necessità di interventi strutturali di sostegno ai redditi e alla domanda interna.

Secondo l’associazione, le politiche economiche dovrebbero concentrarsi su un alleggerimento fiscale per i nuclei a medio-basso reddito, una revisione del sistema di agevolazioni per i beni di prima necessità e una maggiore concorrenza nei settori distributivi, per contenere gli effetti dei rincari.

Un quadro di stagnazione dei consumi

Il comunicato del Codacons arriva a poche ore di distanza dai dati ufficiali diffusi dall’Istat, secondo cui le vendite al dettaglio a settembre sono diminuite dello 0,5% su base mensile e aumentate solo dello 0,4% su base annua.
Dietro la lieve crescita nominale si nasconde un rallentamento strutturale dei consumi, ormai evidente da diversi trimestri.

Il quadro generale, osservano gli analisti, è quello di una stagnazione del commercio interno, dove la domanda delle famiglie rimane compressa, i margini degli esercenti si assottigliano e la crescita dei prezzi continua a spostare la spesa verso i canali digitali e la grande distribuzione, a scapito delle piccole superfici.

L’allarme dei consumatori
Il messaggio dell’associazione è chiaro: “L’Italia rischia un’erosione lenta ma costante del potere d’acquisto”, con effetti diretti sulla qualità della vita e sul tessuto produttivo legato ai consumi interni.
La tendenza, già visibile dall’inizio dell’anno, si è consolidata in autunno, confermando un sentiment di prudenza che potrebbe pesare anche sulla stagione natalizia.

Il Codacons chiede quindi misure urgenti di contrasto ai rincari e un monitoraggio più stretto dei prezzi nei settori essenziali, a partire da alimentari ed energia.
“Se non si interviene subito – avverte l’associazione – il rischio è un ulteriore calo dei consumi reali, con conseguenze pesanti per l’intera economia nazionale”.

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