Cina: i "veri" poveri passati da 100 a 5 milioni

- di: Redazione
 
Sarà anche conseguenza di un furbo artificio contabile, però i risultati ci sono e se oggi il numero ufficiale dei "veri" poveri in Cina è sceso da 100 a cinque milioni e mezzo è soprattutto frutto di un imponente programma per portare nuove tecniche in agricoltura nelle aree rurali, ma non solo.

È imminente l'annuncio della "sconfitta della povertà" anche nell'ultima delle province interessate dal programma, quella di Guizhou, a suggello di una impresa fortemente voluta dal presidente Xi Jinping e che mira a sradicare la povertà in quelle aree del Paese del Dragone dove l'industria non è mai arrivata e gran parte dell'economia, sino all'avvio delle riforma, si basava su una agricoltura condotta con tecniche vecchie di secoli.

Ora invece sembra essere tutto cambiato, come nella contea di Xiuwen, dove piantagioni di kiwi, che ricoprono ogni pendio e che hanno sostituito le colture tradizionali, sono costantemente monitorate da una rete di telecamere che segue lo sviluppo delle piante e il grado di maturazione dei frutti.

I kiwi raccolti sono venduti ad un'azienda controllata dal governo provinciale, che li acquisterà ad un prezzo superiore a quello di mercato: 26 centesimi in più, che costituiscono la base di un contributo economico che viene distribuito tra gli abitanti del vicino villaggio che, per motivi di salute o per età, non possono farsi carico di un lavoro pesante come quello nei campi. Ad ogni famiglia toccano annualmente, per ciascun componente (bambini compresi), settemila yuan. Una cosa che ha portato i nuclei familiari che erano sotto la soglia della povertà a superarla.

Un traguardo importante e di enorme significato politico, che però è anche frutto di qualche "trucchetto" perché la soglia di povertà è stata fissata nel limite di 400 dollari all'anno, ben sotto a quella di due dollari al giorno, usati come criterio della Banca Mondiale. Quindi, 400 dollari all'anno a fronte dei 728 della Banca Mondiale. Ma, come si dice, è spesso questione di prospettive. Come quella che riguarda da dove partiva la Cina, con molte zone del Paese in cui l'agricoltura era legata a metodi da medioevo.

In Cina si cita l'esempio di uno sperduto villaggio aggrappato alle montagne del Sichuan. È abitato in prevalenza dalla minoranza Yi che, sino a pochissimo tempo fa, viveva in case di fango, prive di acqua ed energia elettrica.
Nel 2018 il presidente Xi l'ha visitato, consacrando il villaggio come simbolo della lotta alla povertà. Una lotta che viene definita "campagna un-due-tre", laddove "uno" indica il reddito", i 400 dollari l'anno; "due" sono le preoccupazioni in meno, cibo e vestiti, mentre il "tre" riguarda le garanzie"; una casa, educazione e cure mediche,
A distanza dalla visita di Xi, il villaggio è al centro di coltivazioni di fragole, ha una scuola e case di mattoni.

Lo sforzo economico da parte del governo è enorme: 20 miliardi di dollari solo quest'anno. Uno sforzo che non riguarda solo l'agricoltura, ma anche altri settori: il turismo rurale nella Mongolia Interna, l'allevamento d'altura in Tibet, l'e-commerce, industrie, sfruttando strade e ferrovie che nel frattempo il governo ha costruito. Nei luoghi in cui non c'era proprio modo di portare la modernità, si è sopperito con sussidi, anche se talvolta non sono proprio chiamati così.
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