Cosa si cela realmente dietro l'attacco scomposto della Lega a Mattarella?

- di: Redazione
 
Chiedere le dimissioni di chicchessia è ormai diventato un tratto caratterizzante della politica, poiché, anche se una richiesta ben difficilmente riesce a raggiungere il suo obiettivo (ovvero indurre qualcuno a lasciare la propria poltrona), lascia dietro di sé sempre uno strascico.
Certo si ricorderà l'improvvida sortita di Luigi Di Maio di sei anni fa, quando era responsabile politico dei Cinque Stelle, che, all'esito negativo delle manovre per "salvare" il governo che Giuseppe Conte cercava di varare, chiese l'impeachement di Sergio Mattarella, rimediando una serie di "pernacchie" politiche, vista l'enormità del suo errore, costituzionale prima ancora che politico.
Oggi però la Lega ha deciso di andare oltre, chiedendo quasi ufficialmente le dimissioni del presidente della Repubblica. Lo ha fatto il senatore Claudio Borghi, che, in uno dei suoi ormai celeberrimi, per quanto sono numerosi, messaggi social, ha scritto: "Il 2 giugno è la Festa della Repubblica Italiana. Oggi si consacra la sovranità della nostra nazione. Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell'Unione europea invece che dell'Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso".

Cosa si cela realmente dietro l'attacco scomposto della Lega a Mattarella?

Ora, dato per scontato che un parlamentare ha diritto a esprimere il suo pensiero, sarebbe auspicabile che si attenesse a fatti certi, inequivocabili, soprattutto quando, come ha fatto il proconsole salviniano, si chiede, anzi si auspica che il presidente della Repubblica faccia non un passo indietro. Ma si chiede anche una ammissione sostanziale di qualcosa che, disconoscendo al sovranità nazionale, rischia di passare per un quasi alto tradimento.
Ma da dove scaturisce la richiesta di Borghi?
Da un passaggio del discorso pronunciato da Mattarella quando, parlando dell'Unione europea, ha detto che ad essa "abbiamo deciso di dare vita con altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l'elezione del Parlamento europeo, la sovranità".

Dopo l'attacco inusitato di Borghi, se da parte della Lega si fosse voluto abbassare i toni, sarebbe bastato solo il silenzio. E invece no, perché le parole del senatore leghista (che, manifestamente anti-Ue, ha chiesto di rimuovere la bandiera europea dagli edifici pubblici italiani) hanno avuto un avallo inquietante, niente meno che dello stesso Salvini:
"Oggi c'è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea. Abbiamo un presidente della Repubblica perché c'è la Repubblica, io penso all'Europa come Stati sovrani che si mettono insieme, ma la sovranità nazionale è fondamentale; al di là dei tweet oggi si festeggia la Repubblica italiana. Non mi arrenderò mai a un super Stato europeo dove comandano quelli che hanno i soldi", ha detto.

Al di là delle interpretazioni, più o meno mirate a ridimensionarne la portata, le sortite della Lega sono un problema per tutto il governo e quindi per Giorgia Meloni, che oggi forse non vorrebbe dovere parlare di argomenti così delicati, quando il delicatissimo dossier del premierato sta muovendo i primi passi.
Poco o nulla, poi, hanno spostato le frasi dette in serata da Salvini, che ha detto che nessuno ha chiesto le dimissioni di Mattarella (anche se il testo del messaggio social di Borghi si presta a pochi dubbi in termini di interpretazione), addebitando ogni colpa - questa sì che è una novità!!! - a maliziose distorsioni giornalistiche delle parole del presidente della Repubblica.

Che poi, come ha pure fatto notare qualcuno, l'attacco a Mattarella sia arrivato a poche ore dal ricevimento al Quirinale della Festa della Repubblica, vistosamente disertato dai vertici della Lega, è solo una considerazione quasi scontata.
Il presidente del Consiglio rischia comunque di trovarsi davanti a scelte politiche difficili da prendere per evitare che ogni sua parola, detta o no, venga usata contro di lei e contro la sua riforma sul premierato. Chiedere le dimissioni di Mattarella mentre l'opposizione tuona contro il ridimensionamento delle prerogative presidenziali è politicamente una mossa destinata a condizionare i rapporti tra Meloni e Salvini, politicamente ormai lontani e che dopo le europee potrebbero confrontarsi su temi e materie potenzialmente deflagranti per il futuro della coalizione e quindi del governo.

Occorre, però, capire quanta parte della Lega è disposta a seguire Salvini su questa strada, magari riflettendo anche sul futuro ruolo di Vannacci che, appena poche ore fa, ha detto che andrà a Bruxelles per scatenare l'inferno. Certo non il migliore biglietto da visita per il governo, di cui la Lega fa parte.
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