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Bolsonaro a processo: il Brasile affronta i fantasmi del golpe e la memoria fragile della democrazia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bolsonaro a processo: il Brasile affronta i fantasmi del golpe e la memoria fragile della democrazia

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato ufficialmente rinviato a giudizio con l’accusa gravissima di aver tentato un colpo di Stato per sovvertire l’esito democratico delle elezioni presidenziali del 2022. Il suo presunto piano mirava a invalidare la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva, eletto con il 50,9% dei voti in uno dei contesti elettorali più polarizzati della storia recente del Paese.

Bolsonaro a processo: il Brasile affronta i fantasmi del golpe e la memoria fragile della democrazia

L’inchiesta, portata avanti dalla Corte Suprema, ha rivelato una rete di contatti e presunte pressioni sul potere giudiziario e sui vertici delle forze armate che avrebbero potuto tradursi in un colpo di mano istituzionale. La notizia ha avuto un impatto enorme: scuote la politica brasiliana alle sue fondamenta, mettendo in discussione la tenuta del sistema democratico.

Un processo politico o la difesa della democrazia?

Bolsonaro ha subito rigettato le accuse, parlando di un processo politico orchestrato per impedirgli di candidarsi nuovamente nel 2026. “Non c’è nulla di vero – ha detto – questa è una vendetta mascherata da giustizia. Vogliono togliermi di mezzo perché temono il mio consenso popolare”. L’ex presidente, che dopo le elezioni aveva trascorso mesi negli Stati Uniti evitando il confronto con la stampa brasiliana e con le istituzioni, è tornato da tempo a muoversi attivamente nel Paese, con incontri pubblici, comizi e la ricostruzione di una rete elettorale che si fonda ancora su milioni di simpatizzanti. Nonostante il rinvio a giudizio, la sua figura resta centrale nello scenario politico nazionale, e il cosiddetto “bolsonarismo” continua ad alimentare proteste, mobilitazioni e contenuti virali sui social.

Il trauma non risolto del Brasile

Il processo a Bolsonaro si carica di un valore simbolico che va oltre la giurisprudenza: riapre una ferita profonda nella storia democratica del Brasile. Il Paese ha vissuto per ventuno anni sotto una dittatura militare, dal 1964 al 1985, e da allora cerca un equilibrio instabile tra memoria e progresso. Ogni volta che le istituzioni democratiche vengono messe alla prova, riaffiora la paura che quel passato autoritario possa tornare sotto nuove forme. Il coinvolgimento di ufficiali dell’esercito e di alti funzionari nella trama golpista ipotizzata dai magistrati aggiunge inquietudine al contesto: dimostra che la tentazione di bypassare le urne è ancora presente nei gangli dello Stato. Il Brasile si ritrova così a fare i conti con se stesso, con la fragilità delle proprie fondamenta e con l’urgenza di rafforzare la cultura civica.

La prudenza del governo Lula

Il presidente Lula, che ha giurato in un clima di tensione e incertezze, ha mantenuto un profilo istituzionale. Non ha commentato pubblicamente il rinvio a giudizio del suo predecessore, lasciando che sia la giustizia a parlare. Una scelta ponderata, in linea con la sua volontà di ricostruire un clima di normalità democratica dopo gli anni turbolenti del governo Bolsonaro. Tuttavia, all’interno del Partito dei Lavoratori cresce l’attenzione per le dinamiche processuali e per le possibili ripercussioni sul tessuto sociale. La parola d’ordine è evitare strumentalizzazioni, ma anche far comprendere all’opinione pubblica che questo processo non è una vendetta politica, bensì una verifica necessaria di ciò che è accaduto in quei giorni in cui la democrazia ha rischiato il baratro.

Il ruolo della società civile e della stampa

A garantire che il processo sia trasparente e non diventi un’occasione di strumentalizzazione politica sarà anche il ruolo attivo della società civile. Università, associazioni per i diritti umani, movimenti giovanili e reti cattoliche progressiste stanno organizzando campagne di sensibilizzazione per difendere la legalità e il rispetto delle regole democratiche. Allo stesso tempo, la stampa indipendente – spesso bersaglio di Bolsonaro durante il suo mandato – è tornata a svolgere un ruolo cruciale di controllo, approfondimento e narrazione dei fatti. In un Brasile ancora attraversato da disuguaglianze e tensioni sociali, l’accesso a un’informazione affidabile e pluralista sarà decisivo per impedire che il processo degeneri in un conflitto ideologico permanente.

Un passaggio storico per la democrazia brasiliana

Il caso Bolsonaro rappresenta un passaggio delicato e potenzialmente decisivo nella storia del Brasile contemporaneo. È un’occasione per affermare, una volta per tutte, che nessuno è al di sopra della legge, neanche un ex presidente. Ma è anche un test sulla maturità democratica di un Paese che ha conosciuto le ombre dell’autoritarismo e che oggi è chiamato a difendere la luce delle sue istituzioni. Le prossime settimane diranno se il Brasile saprà attraversare questa tempesta con dignità, giustizia e memoria.

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