Biden allunga la "black list" delle aziende cinesi da boicottare

- di: Brian Green
 
C'è un punto su cui, per strano che possa apparire, Donald Trump e Joe Biden erano e sono d'accordo: la linea dura nei confronti della Cina. Seguendo le orme del suo predecessore, Biden ha infatti esteso la lista nera di aziende cinesi accusate di sostenere le attività militari di Pechino e che, per questo, non possono più beneficiare degli investimenti americani.
Modificando il decreto di Trump, del novembre scorso, Biden ha incluso nella ''black list'' aziende coinvolte nella produzione e nell'implementazione di tecnologie di sorveglianza, che potrebbero essere utilizzate non solo in Cina contro la minoranza musulmana uigura e i dissidenti, ma anche nel resto del mondo.

"Questo decreto autorizza gli Stati Uniti a vietare - in modo mirato e circoscritto - gli investimenti americani in società cinesi che minano la sicurezza o i valori democratici degli Stati Uniti e dei nostri alleati", ha spiegato la Casa Bianca in una nota in cui si specifica che questo elenco si rivolge anche alle società che utilizzano "tecnologie di sorveglianza cinesi al di fuori della Cina, nonché il loro sviluppo o il loro utilizzo per facilitare la repressione o gravi violazioni dei diritti umani", con riferimento in particolare agli uiguri.

Quindi la lista nera iniziale, formalizzata da Donald Trump il 12 novembre e che comprendeva 31 società, sospettate di rifornire o sostenere il complesso militare e di sicurezza cinese, ora ne comprende 59. Il primo effetto del nuovo provvedimento è che entro il 2 agosto gli americani - privati e aziende - con quote e altri interessi finanziari in queste società dovranno privarsene.
Questo elenco include grandi gruppi di costruzioni, telecomunicazioni e tecnologia, come il gigante della telefonia mobile Huawei, il gruppo petrolifero CNOOC, China Railway Construction, China Mobile, China Telecom e anche la società di videosorveglianza Hikvision.

L'amministrazione Biden, nella stessa nota, spiega di voler "consolidare e rafforzare" il decreto di Trump con l'obiettivo di "vietare gli investimenti americani nel complesso militare-industriale della Repubblica popolare cinese". In questo modo, sempre secondo la Casa Bianca, si intende "garantire che gli investimenti americani non sostengano le aziende cinesi che minano la sicurezza o i valori degli Stati Uniti e dei nostri alleati".
Quando ancora non erano noti i contenuti del decreto di Biden, le autorità cinesi avevano denunciato il divieto politico, deciso dagli Stati Uniti nell'era Donald Trump, che "non tiene assolutamente conto" della realtà delle aziende interessate.
La replica alle misure del governo americano è stato affidato alle parole del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, che, nel corso di un incontro con i giornalisti, ha detto che "gli Stati Uniti dovrebbero rispettare lo stato di diritto e smettere di prendere misure dannose per il mercato finanziario globale". "La Cina adotterà le misure necessarie per proteggere con forza i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi", ha aggiunto.

Rispetto alla linea di Trump, Biden è sembra volere utilizzare il canale diplomatico per formare, con i partner internazionali degli Stati Uniti, un fronte comune contro la Cina. In ogni caso, su questa linea di condotta, sembrano concordare democratici e repubblicani che, in una lettera congiunta di alcuni senatori dei due partiti, sostengono che "il governo degli Stati Uniti deve continuare ad agire con determinazione per bloccare la predazione del Partito comunista cinese contro la nostra base industriale".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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