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Baltico e Ucraina, il fronte che divide Mosca e l’Occidente

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Baltico e Ucraina, il fronte che divide Mosca e l’Occidente

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito che Washington difenderà senza esitazioni la Polonia e i Paesi baltici in caso di aggressione russa. Una dichiarazione che non sorprende, ma che consolida la percezione di un ritorno alla logica dei blocchi. Varsavia e Vilnius, insieme a Riga e Tallinn, vivono la vicinanza con Mosca come un costante scenario di minaccia. La promessa americana non è solo deterrenza: è la riaffermazione del ruolo degli Stati Uniti come garante militare dell’Europa orientale.

Baltico e Ucraina, il fronte che divide Mosca e l’Occidente

La tensione si è materializzata nei cieli del Mar Baltico, dove jet tedeschi hanno intercettato un velivolo sconosciuto. Si è poi rivelato un aereo da ricognizione russo IL-20M, parte della routine di monitoraggio che Mosca intensifica nei momenti di pressione politica. L’episodio rimanda a una logica quasi da Guerra fredda: provocazioni calibrate, reazioni immediate, rischio di incidenti. La Germania, con questa intercettazione, mostra di essere parte integrante del dispositivo NATO, ma evidenzia anche la fragilità di uno spazio aereo costantemente esposto.

Zaporizhzhia sotto le bombe
Nel cuore dell’Ucraina, a Zaporizhzhia, città che ospita la più grande centrale nucleare d’Europa, le bombe russe hanno provocato tre morti. È un segnale inquietante: colpire nei pressi di un’infrastruttura nucleare significa giocare sul limite della deterrenza e della paura. Kiev denuncia una strategia del terrore, Mosca replica accusando i droni ucraini di aver ucciso civili in Crimea. La guerra si muove in uno schema di azioni e reazioni che non lascia spazio a tregue reali.

Mosca tra isolamento e propaganda
Per il Cremlino, mantenere la pressione militare su Ucraina e confini baltici significa riaffermare che nessun equilibrio europeo può essere costruito senza il consenso russo. Ma l’isolamento internazionale si approfondisce. Le sanzioni continuano a erodere la capacità economica, mentre la propaganda interna cerca di trasformare ogni incidente in prova di un complotto occidentale. La tensione sul Baltico diventa così uno strumento politico: mostrare alla popolazione russa che la NATO è alle porte, minacciosa e aggressiva.

La NATO e il rischio di escalation
Gli Stati baltici sono il tallone d’Achille dell’Alleanza Atlantica: piccoli, vulnerabili e al confine diretto con la Russia. Un incidente, anche minimo, potrebbe innescare una catena di reazioni difficile da contenere. La promessa americana di protezione non è solo un messaggio a Mosca, ma anche agli alleati europei, spesso divisi sulla strategia da adottare. Tra Est e Ovest dell’Unione, infatti, la percezione della minaccia russa non è la stessa: per Varsavia è questione esistenziale, per Berlino e Roma resta una priorità ma mediata dal bisogno di stabilità economica.

Impatti economici e mercati in allarme
La tensione nell’Europa orientale ha effetti immediati sui mercati. Ogni segnale di escalation aumenta la domanda di beni rifugio e spinge gli investitori a rivedere le previsioni di crescita. L’area baltica, pur marginale sul piano del PIL globale, è cruciale per le rotte energetiche e logistiche: un conflitto aperto avrebbe ricadute sulle forniture di gas liquefatto, sui traffici commerciali e sulla stabilità delle catene di approvvigionamento. L’Italia osserva con attenzione: le imprese manifatturiere e l’export verso la Germania risentono già dell’incertezza. In questo contesto, rafforzare i corridoi mediterranei e diversificare le fonti energetiche diventa non solo una strategia di sicurezza, ma anche un’opportunità di investimento e di riposizionamento competitivo.

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