Auto elettriche in Europa, le ragioni di un flop

- di: Barbara Bizzarri
 

Per capire il successo dell’auto elettrica in Cina e, al contrario, il suo fallimento annunciato sul mercato europeo bisogna chiedere a chi conosce bene il Paese del Dragone, come a chi da oltre vent’anni vive l’economia cinese dall’interno: Marco Marazzi, partner di Baker McKenzie in Italia e in Cina, presidente del think tank Easternational e membro del board dell’Italy China Council Foundation, ha spiegato in un post su Linkedin che il 90% dei cinesi che hanno i mezzi economici per comprare un’auto dispone anche di un garage e di una presa elettrica per ricaricare l’e-car.

Auto elettriche in Europa, le ragioni di un flop

Inoltre il governo e le compagnie elettriche hanno investito molto sulla rete stradale per le stazioni di ricarica veloce, avendo l’obiettivo primario di risolvere la nota emergenza inquinamento atmosferico.  Quindi, la base di partenza in Cina era già ottimale per indurre la maggioranza dei consumatori a scegliere un’auto ecologica e anche più conveniente nei costi di gestione rispetto ai veicoli a motore endotermico. Come se non bastasse, il governo ha anche introdotto generosi incentivi che hanno assai ridotto il costo delle Bev, che così sono andate a ruba, alimentando a dismisura l’industria del settore. Marazzi osserva che in Europa e in Italia, al contrario, coloro che dispongono di un garage rappresentano un mercato minoritario. Inoltre, gli investimenti sulla rete stradale di ricarica sono insignificanti.

Tuttavia, l’Ue pensa di risolvere il problema non producendo più auto a benzina e a gasolio dal 2035 e offrendo incentivi che intaccano di poco il prezzo d’acquisto. Insomma, sembrerebbe che l’Europa del Green Deal voglia imporre l’auto elettrica a un mercato che ha difficoltà ad utilizzarla, tralasciando più o meno consapevolmente i fondamentali investimenti sull’industria, sulla rete di ricarica e sulla riqualificazione degli immobili per aumentare il numero di garage.  Due notizie di ieri possono essere decodificate con questa premessa: la prima è che ad agosto in Europa il mercato dell’auto in generale ha subito un calo del 16,5%, ma quello delle auto elettriche è crollato del 36% (-43,9% in Ue), e questo, lamentano i costruttori, anche a causa dell’incertezza normativa provocata dall’Ue. La seconda arriva dall’Istituto Tagliacarne che, con l’Anfia e le Camere di Commercio di Torino e Modena, ha analizzato l’aftermarket automobilistico, ovvero il settore della produzione e distribuzione di ricambi e della manutenzione dei veicoli.

Lo studio rivela che su 29mila imprese italiane con 400mila addetti che fatturano 28,1 miliardi, di cui il 46,4% all’estero (per inciso, in Sicilia queste imprese sono 550 con 11.263 addetti), solo il 5% si sta riconvertendo all’elettrico.  Anche perché “dopo il 2035 le auto a motore endotermico potranno continuare a circolare, garantendo così agli operatori del settore lavoro per almeno un ulteriore decennio”. Ma il settore è preoccupato dalla concorrenza cinese ed è anche per questo che ieri sia il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sia la vicepresidente esecutiva designata della Commissione europea per il Green Deal e l’Antitrust, Teresa Ribera, hanno detto che occorre evitare una guerra commerciale con la Cina rivedendo i dazi per le auto elettriche che la Commissione uscente ha di recente aumentato al 40%. 

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