"Ho sempre rubato la mia parte di gioia", afferma Modesta, protagonista del romanzo di Goliarda Sapienza. Una frase che è molto più di un motto: è una dichiarazione di guerra alle convenzioni, ai ruoli imposti e alla morale comune. Ed è proprio questa energia ribelle a rendere L’arte della gioia, adattata per la televisione da Valeria Golino, una delle serie più potenti e spiazzanti del panorama attuale.
“L’arte della gioia”: la serie di Valeria Golino che rompe gli schemi
Dal 28 febbraio su Sky, questa trasposizione non si limita a raccontare la storia di Modesta, ma ne amplifica il messaggio sovversivo con una regia elegante e una narrazione audace, che sfida le regole del politically correct. In un’epoca in cui molte produzioni sembrano modellate per piacere a tutti e non disturbare nessuno, L’arte della gioia si impone come una ventata d’aria fresca, capace di sedurre lo spettatore mentre ne scuote le certezze.
Una protagonista fuori dagli schemi
Nata poverissima nella Sicilia dei primi del Novecento, Modesta non accetta il destino che le è stato assegnato e si costruisce da sola, attraversando conventi, letti e palazzi con una determinazione feroce. Uccide, imbroglia, ruba, ma sempre con la convinzione che la felicità non si mendica, si prende. È un personaggio amorale, ma mai privo di una logica profonda, una figura scomoda e indimenticabile, resa alla perfezione dalla giovane Tecla Insolia, capace di restituire sullo schermo tutta la complessità del ruolo.
Accanto a lei, un cast d’eccezione: Jasmine Trinca, nei panni di una suora affascinante e tormentata, e Valeria Bruni Tedeschi, che interpreta una nobile decadente e irresistibile, sospesa tra crudeltà e ironia. Un ensemble che dona spessore alla narrazione e rende la serie ancora più magnetica.
Un viaggio visivo e narrativo senza compromessi
Valeria Golino dimostra ancora una volta di essere una regista di straordinaria sensibilità e intelligenza. La sua regia è avvolgente, capace di trasmettere la sensualità e l’ambiguità del romanzo senza mai cadere nella facile provocazione. Ogni inquadratura è studiata per immergere lo spettatore nell’atmosfera densa e vibrante della Sicilia dell’epoca, tra contrasti di luce e ombra, lusso e povertà, peccato e redenzione.
Ma la vera forza della serie sta nella sua capacità di inquietare senza risultare respingente, di provocare senza scadere nella banalità. In un’industria dell’intrattenimento sempre più attenta a smussare gli angoli, L’arte della gioia sceglie di restare fedele alla sua natura ribelle, portando sullo schermo una storia di autodeterminazione femminile che ancora oggi suona rivoluzionaria.
Un’opera attuale e necessaria
Il romanzo di Goliarda Sapienza, scritto tra il 1967 e il 1976, fu rifiutato per anni: troppo libero, troppo spregiudicato, troppo avanti. Solo dopo la morte dell’autrice, il libro ha trovato il riconoscimento che meritava, e oggi la sua trasposizione televisiva ne ribadisce la modernità e la potenza.
In un mondo che spesso impone alle donne di essere accomodanti e di chiedere il permesso, Modesta continua a essere un’eroina scomoda e necessaria. E con questa serie, Valeria Golino ci ricorda che il vero scandalo non è la ribellione, ma l’accettazione passiva di ciò che ci viene imposto.
Una visione imperdibile, destinata a lasciare il segno.