"L’appuntamento": l’atteso ritorno della regista Teona Strugar Mitevska

- di: Anna Maria Stawicka
 
"L'appuntamento" è il titolo italiano del film presentato all'ultima edizione del festival di Venezia "Happiest Man in the World" della regista macedone Teona Strugar Mitevska. Preferisco (come quasi sempre), il titolo originale. Riprende una battuta "ironicamara" del film.
Una storia vera, anche se sembra surreale. In qualche modo gli accadimenti raccontati diventano metafora della vita moderna globalizzata. Si parla di tanta solitudine, della goffa ricerca di una vita più felice attraverso gli eventi e degli incontri a due organizzati dal "coach of souls"... Sembra a tratti davvero una terapia di gruppo.

L’appuntamento": l’atteso ritorno della regista Teona Strugar Mitevska

Durante il meeting una specie di domande da quiz vengono poste da una voce all'altoparlante: "Qual è il vostro colore preferito?", "Frequentereste una persona di fede religiosa diversa?", “Cosa vi rende felice?" etc... Fanno riflettere e forse a porre un’altra domanda: siamo davvero sicuri di lavorare abbastanza per far diventare questo pianeta un posto meno pericoloso? Siamo pronti a non avere più paura degli ALTRI?
La regista gioca con i ruoli dei due protagonisti: la vittima e il carnefice si ribaltano capovolgendo la lettura della loro peripezia. Probabilmente gli uomini e le donne di qualsiasi etnia terrestre si portano i propri conflitti accresciuti dalla storia dell'umanità, o almeno dalla cultura di appartenenza, e potrebbero medesimarsi benissimo in questo racconto. È difficile la comunicazione, e gli aspiranti accoppiati nel film a un certo punto tentano di giocare come bambini per togliere la pesantezza dalla loro grave situazione.

Il rosa che primeggia ha tante sfumature di interpretazione. È un colore che vorrebbe rappresentare la gentilezza, la tranquillità e la protezione, invece diventa un simbolo particolarmente emozionale di una grande fragilità. E questa fralezza, in fin dei conti, rende indefinito lo sviluppo dell'approccio iniziale. È assurdo pensare di dare la possibilità all'amore: i due tuttavia si incontrano per un chiarimento che tenta la redenzione, il perdono, l’espiazione di colpa. Vibranti e spasmotici, Jelena Kordić Kuret e Adnan Omerović prestano le loro facce ad Asja e Zoran. Interessante la chiusura della narrazione: la disagevolezza della pace non ritrovata dai personaggi è rappresentata nelle nuvole che minacciano non solo Sarajevo, ma tutto il nostro mondo con le sue guerre e i suoi conflitti politici, sociali, di razza, di genere e così via. Anche se a me è piaciuto pensare che questi cumuli sono semplicemente sul punto di liberarsi e promettono un cielo sereno che non può tardare ad arrivare... Come anche il prevalente rosa che può significare, oltretutto, speranza e ottimismo.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli