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Amnesty International chiede la fine dello stato di emergenza

- di: Redazione
 
Amnesty International chiede la fine dello stato di emergenza
Lo stato di emergenza, che il governo ha sempre motivato con la necessità di essere nelle condizioni di emettere misure tempestive per contrastare l'espandersi del coronavirus, non va giù ad Amnesty International Italia che ne chiede la revoca, ponendo alla base della richiesta essenzialmente la sua durata senza fine e, quindi, la presunta discriminazione riservata ai cittadini non vaccinati.

Amnesty International Italia chiede al governo italiano la revoca dello stato di emergenza

Una presa di posizione forte e che forse non capterà consensi unanimi, soprattutto nella parte in cui considera coloro che non si vaccinano come discriminati, come se la loro scelta non possa avere conseguenze per altri che non condividono il loro giudizio negativo sui vaccini. Quello che, delle argomentazioni di Amnesty International Italia, deve in ogni caso indurre a riflessione è il punto in cui il documento dell'organizzazione ''sollecita il governo a riconsiderare attentamente se prorogare la misura oltre tale data, in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità''.

È, questo, un nodo che è stato affrontato e che il governo ha risolto facendo riferimento allo stato di enorme incertezza che l'andamento discontinuo della pandemia ha creato, rendendo impossibile l'adozione di misure definitive. Ma questa situazione non consente il ripristino di quella porzione di libertà - anche professionale, oltre che personale - che il perdurare dello stato di emergenza obbiettivamente limita.
In effetti il mantenimento di una condizione anomala, quale è quella dello stato di emergenza (che, nella sua stessa definizione, disegna un evento eccezionale, ma non per questo eterno, ovvero senza una fine effettivamente definitiva), cozza contro tutte le proposizioni che alcune componenti del governo vanno sostenendo da tempo. Cioè che l'Italia ha assoluta necessità di tornare ad uno stato di normalità, in questo modo intendendo la fine delle limitazioni alle occasioni in cui il privato cittadino esercita il proprio diritto a rappresentare sé stesso, senza dovere delegare ogni sua prerogativa.

Lo stato di emergenza, quindi, se sottolinea ancora oggi - alla luce della sua proroga - il perdurare di una situazione eccezionale, dall'altro perpetua un confinamento di parte delle libertà dell'individuo. Qui non c'entrano le estremizzazioni intorno alla campagna vaccinale, spesso usata come strumento esclusivamente politico, tacendo del fatto che si sta dimostrando efficace a contenere il contagio. Si sostiene solo e semplicemente il diritto di ciascuno di vedersi garantito il diritto di fare sentire la sua voce direttamente e non affidando il proprio messaggio ad altri soggetti. Una larga parte del documento di Amnesty International Italia affronta il tema - a dir poco controverso - della libertà di non accettare i vaccini, esponendosi così a (presunte) discriminazioni, aprendo un dibattito che potrebbe allargarsi a dismisura.

Anche perché le cronache recenti hanno svelato azioni illegali da parte di no vax che, per difendere quello che ritengono un loro diritto violato, non esitano a stracciare le regole, esponendo al pericolo di contagio chi non la pensa come loro. Sull'obbligo di vaccinazione AI sostiene che ''tutti gli Stati devono assicurarsi che qualsiasi proposta in tal senso sia mirata, limitata nel tempo e adottata solo come ultima risorsa'' nonché "accompagnata da una logica basata sull’evidenza che spieghi perché l’obiettivo non possa essere raggiunto con misure meno restrittive''.

Un ragionamento che è assertivo, ma che, si potrebbe chiosare, non propone soluzioni. Stesso ragionamento Amnesty International Italia fa sul Green Pass rafforzato introdotto in Italia, ribadendo che esso debba essere ''un dispositivo limitato nel tempo'' e debba garantire che ''l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati''.
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