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Ambiente, Fincantieri in prima fila nell'economia circolare

 
Ambiente, Fincantieri in prima fila nell'economia circolare
L’immagine di distese di rifiuti di plastica che galleggiano pigramente su alcuni dei mari più belli e, almeno sino a ieri, incontaminati del pianeta, è forse il simbolo di come i problemi ambientali siano stati per troppo tempo dimenticati, messi da parte, sacrificati sull’altare del profitto. Ma non è ovunque così, perché alcune imprese, da definire virtuose, che pure potrebbero adagiarsi sui risultati economici che hanno raggiunto e, quindi, trincerarsi dietro le esigenze di bilancio, si sono fatte carico di avviare una nuova politica che mira, senza scorciatoie, alla salvaguardia del patrimonio ambientale, contribuendo al raggiungimento di questo traguardo con una inversione di direzione delle proprie attività.

Come sta facendo Fincantieri, da tempo attiva nell’ambito dell’economia circolare, che punta all’eliminazione dell’utilizzo di materie prime vergini non rinnovabili per la produzione di beni e la fornitura di servizi, attraverso l’utilizzo sostenibile di materie prime rinnovabili e di materie prime seconde, grazie al ripensamento dei modelli di business. Il gruppo ha avviato alcuni progetti che lanciano un chiaro segnale all’intero comparto - non solo italiano - della cantieristica che, nel colosso di Trieste, guidato dal 2002 da Giuseppe Bono, ha un punto di riferimento. Il primo significativo passo in questa direzione è stato affidato a Cetena (la sigla che identifica il Centro per gli studi di Tecnica Navale), che, nell’ambito della galassia delle società del Gruppo Fincantieri, si occupa specificamente di ricerca e consulenza in campo navale e marittimo. Cetena è stata fondata nel 1962 e si occupa di ricerca a livello nazionale e internazionale, oltre a consulenza e servizi tecnici a cantieri, società armatrici, marine.

militari e operatori marittimi. Ha sede a Genova, con uffici a Trieste, Muggiano, Castellammare, Palermo ed un laboratorio a Riva Trigoso (Genova). Ma come, ci si potrebbe chiedere, l’economia circolare può trovare piena attuazione in un segmento industriale particolare come quello della cantieristica? La risposta la dà Cetena, che sta portando avanti con ottimi risultati un progetto per la realizzazione di un impianto di gestione dei rifiuti prodotti a bordo delle navi da crociera. Per gestione dei rifiuti si intendono le fasi di raccolta, triturazione, stabilizzazione compattazione. In questo modo si può ottenere un prodotto stabile, di ingombro ridotto e secco.

Ma questo di Cetena non è un progetto isolato, facendo parte di un più ampio programma, il GreenCruise, che il Gruppo Fincantieri ha lanciato alla fine del 2019 per individuare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale e per aumentare la sostenibilità dei propri prodotti. Fincantieri, da questo punto di vista, ha dato totale adesione al manifesto programmatico dell’Alleanza per l’economia circolare, proprio attraverso il coinvolgimento di Cetena, siglata da un gruppo di aziende che, sinteticamente, potrebbero essere definite,nei rispettivi settori di competenza, il meglio delle eccellenze italiane.

Dell’Alleanza fanno parte - l’elenco è, naturalmente, in ordine alfabetico - A2A, Aquafil, Bulgari, CDP, CIRFOOD, Costa Crociere, Enel, ERG, FaterSMART, HeraLuce (gruppo Hera), Intesa SanPaolo, NextChem (gruppo Maire Tecnimont), Novamont, Salvatore Ferragamo, TH Resorts, Touring Club Italiano. Nel documento che può essere considerato il manifesto programmatico dell’Alleanza - definito Position Paper 2020 -, si sottolinea che le singole imprese ‘’sono interpreti di una economia trasformativa che non spreca risorse, che preserva il capitale naturale, che massimizza la resilienza del sistema. Una trasformazione che rivede, innovandoli, i processi produttivi e i modelli di business’’. Se si guarda poi alla composizione dell’Alleanza ci si potrebbe chiedere se sia stato difficile che soggetti che lavorano in campi decisamente diversi abbiano trovato un comune pensiero in materia di economia sostenibile. La risposta è chiara: ‘’guidare un’evoluzione complessiva del contesto produttivo in ottica circolare che valorizzi le eccellenze italiane, puntando sull’innovazione, favorendo la condivisione di esperienze e buone pratiche e promuovendo un costante confronto con l’intero ecosistema’’.

L’ecosistema circolare Italia’’, invece, non può essere determinato solo dall’impegno di imprese o altri soggetti economici, ma deve essere frutto e conseguenza di un impegno condiviso, che veda, uniti da un comune obiettivo, le istituzioni, gli amministratori locali, la Pubblica amministrazione, le Università ed i centri di ricerca, le start-up, il mondo dell’associazionismo e, quindi, le comunità ed i singoli cittadini, ‘’anche nel loro ruolo di clienti’’. Sull’ambiente Fincantieri ha lanciato una sfida, che è anche una scommessa: alzare il livello di attenzione per ogni fase delle sue attività per abbassare le ricadute negative sull’ambiente, mantenendo comunque alta l’affidabilità del suo ‘’prodotto’’.

Insomma, Fincantieri, senza intaccare il riconoscimento che, universalmente, viene riconosciuto a ciascuna delle sue attività, a ciascun campo in cui si muove, vuole fattivamente contribuire alla battaglia per la tutela di un ambiente che resta patrimonio di tutti. Quindi, ognuno per la sua parte, si deve imporre di aiutare l’ecosistema del nostro pianeta. Fincantieri ha già cominciato.
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