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Libia, arrestato Almasri: accusato di dieci torture e un omicidio

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Libia, arrestato Almasri: accusato di dieci torture e un omicidio

La Procura generale della Libia ha confermato l’arresto di Osama al-Masri Anjim, il funzionario della sicurezza giudiziaria che da mesi era finito al centro delle polemiche anche in Italia per il suo ruolo nei centri di detenzione libici. Il magistrato ha disposto la detenzione cautelare dopo un’indagine che ha portato alla raccolta di “prove sufficienti” a sostegno delle accuse di tortura e omicidio.

Libia, arrestato Almasri: accusato di dieci torture e un omicidio

Nel comunicato ufficiale diffuso da Tripoli si legge che «nell’ambito della giurisdizione nazionale, la procura ordina la detenzione del responsabile della gestione delle operazioni e della sicurezza giudiziaria». L’indagine – prosegue la nota – ha riguardato «violazioni dei diritti dei detenuti presso l’Istituto di Riforma e Riabilitazione di Tripoli, dopo che la procura è stata informata di abusi che includevano torture e trattamenti crudeli e degradanti».

Dieci torture, un morto
Gli inquirenti libici hanno condotto un interrogatorio approfondito per ricostruire «le circostanze che hanno portato alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di uno di loro a causa delle torture».
Si tratta di uno dei rari casi in cui le autorità di Tripoli riconoscono formalmente le violenze che da anni vengono denunciate dalle organizzazioni per i diritti umani e dai sopravvissuti ai centri di detenzione della capitale.

Almasri, che secondo diverse fonti aveva un ruolo di coordinamento nella gestione della sicurezza e delle prigioni sotto l’autorità del ministero della Giustizia libico, è ora “indirizzato al sistema giudiziario”, come si legge nella conclusione della nota. La formula indica che il caso passa ora nelle mani dei giudici ordinari, dopo la convalida della detenzione da parte del procuratore.

L’uomo al centro del dibattito in Italia
Il nome di Almasri era comparso più volte nel dibattito politico italiano. Le sue presunte responsabilità nei maltrattamenti contro migranti e detenuti erano state citate in interrogazioni parlamentari e denunce di ong internazionali, che da tempo accusano le autorità libiche di abusi sistematici nei centri finanziati e sostenuti da programmi europei di cooperazione sul controllo delle frontiere.

Il suo arresto segna un punto di svolta anche sul piano diplomatico: un segnale, secondo alcune fonti vicine al dossier, di una nuova fase di pressione internazionale su Tripoli affinché vengano perseguiti i responsabili delle violazioni documentate da anni dalle missioni Onu e dalle inchieste giornalistiche.

Le ombre sui centri di detenzione
L’Istituto di Riforma e Riabilitazione di Tripoli è uno dei luoghi simbolo delle violazioni dei diritti umani in Libia. Organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International hanno raccolto testimonianze di pestaggi, stupri, torture e estorsioni ai danni dei detenuti, spesso migranti intercettati nel Mediterraneo e riportati a terra dalla Guardia costiera libica.

Nelle celle, sovraffollate e prive di assistenza medica, la tortura è usata come metodo di controllo e punizione. Molti sopravvissuti hanno raccontato le stesse modalità: scariche elettriche, percosse con tubi di plastica, sospensioni per le braccia, isolamento prolungato.

Con l’arresto di Almasri, la Procura di Tripoli riconosce per la prima volta la responsabilità diretta di un alto funzionario, un fatto che potrebbe aprire la strada a ulteriori procedimenti nei confronti di altri responsabili.

L’inchiesta, tuttavia, si muove in un contesto fragile, dove corruzione, impunità e instabilità politica restano radicate. E non è ancora chiaro se il processo a carico di Almasri segnerà un vero cambio di passo o resterà un episodio isolato in un sistema dove la tortura, come mostrano anni di denunce, è la regola e non l’eccezione.

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