Agricoltura, Centinaio: "Contro le crisi, coltivare, pescare e allevare sempre di più in Italia"

- di: Redazione
 
Gian Marco Centinaio, 50 anni, senatore, esponente di spicco della Lega, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, é, per esperienza e carattere, tra i componenti del Governo maggiormente legati al territorio.
In virtù del suo incarico, ha un costante contatto con le categorie del settore, da cui raccoglie istanze e suggerimenti dando risposte.
A lui Italia Informa ha rivolto delle domande sulle complesse e delicate problematiche della nostra agricoltura.

Intervista a Gian Marco Centinaio, senatore e sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali

Senatore Centinaio, la prima domanda, vista la situazione internazionale, è forse la più scontata: come il nostro settore agricolo sta rispondendo alla crisi, che, prima d'essere quella ucraina, è soprattutto legata al lievitare incontrollato dei prezzi energetici?
Il settore ha una forte capacità di resilienza, anche se sta affrontando crescenti difficoltà. Ha garantito i prodotti sugli scaffali nel corso dell'emergenza pandemica, continua a mantenere attiva la produzione nonostante la crisi energetica e l'aumento del costo delle materie prime di questi ultimi mesi e che è stato acuito dal conflitto in Ucraina. Ma è sotto gli occhi di tutti che sta soffrendo. Le stime parlando di circa centomila aziende agricole che rischiano di fermare l’attività a causa dell’esplosione dei costi di produzione che superano quanto pagato agli agricoltori e agli allevatori per i loro prodotti. Per questo va sostenuto in modo convinto. In queste settimane tutti si sono resi conto quanto sia strategico. Dal governo sono state messe in campo già alcune misure per dare un po' di respiro alle imprese, ma servono aiuti per sostenere le filiere più in difficoltà.

Dando un'occhiata veloce alla sua agenda di questi giorni, ci si accorge che lei vuole confermare la vicinanza dell'esecutivo alle categorie agricole. Nel suo girare per l'Italia quali sono le istanze che più l'hanno colpita?
Mi confronto sempre più spesso sui territori con agricoltori e imprese che nel giro di pochi mesi si sono ritrovati a sostenere costi aumentati in maniera vertiginosa. C’è chi non riesce più a lavorare perché mancano materie prime, o che segnala un aumento insostenibile dei prezzi, ci sono crescenti difficoltà che riguardano anche gli imballaggi.

Quando tutto va male, potrebbe andare ancora peggio: è la sintesi della legge di Murphy. E' quanto accade a causa della siccità che, troppo prolungata, sta mettendo in ginocchio gli agricoltori soprattutto del Nord, già fiaccati dalle bollette energetiche. Un problema che, sappiamo, vede il suo impegno. Lo Stato può fare di più, in materia di salvaguardia dei bacini e, se sì, con quali strumenti?
Purtroppo il settore primario per sua natura paga molto più di altri i cambiamenti climatici e le avversità atmosferiche, che non hanno più un carattere di straordinarietà. Dobbiamo ottimizzare le risorse che sono a disposizione per promuovere un utilizzo sempre più efficiente dell’acqua e una maggiore disponibilità per l’irrigazione. Attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza si finanzieranno interventi per l’efficientamento del sistema irriguo per 880 milioni di euro. E oltre a queste risorse ci sono quelle che sono state previste in legge di Bilancio. Occorre fare presto e bene. La risorsa acqua è fondamentale e non possiamo più permetterci sprechi.

Lei ha sottolineato l'urgenza del varo di un Piano d'emergenza a favore dell'agricoltura italiana che, tra l'altro, sottrarrebbe un milione di ettari dall'obbligo di rotazione delle colture per liberarne le potenzialità. Ci può dire quali direttrici dovrebbe avere questo intervento?

Dall’Europa sono state accolte alcune nostre richieste. Per incrementare il potenziale produttivo per le colture proteiche e i cereali, attraverso una deroga applicabile nel 2022, è stato deciso di rimettere in produzione le superfici destinate alle aree ecologiche e le aree ritirate dalla produzione. In Italia si stima che saranno immediatamente recuperati alla coltivazione circa 200 mila ettari, ma si può fare ancora di più. Inoltre, per sopperire alla crisi di liquidità, potrà essere chiesto l’anticipo dei pagamenti diretti della Pac fino al 70% che sarà erogato entro il prossimo 31 luglio.

La nuova Politica agricola comune, la cito testualmente, ''appare obsoleta e anacronistica'', un giudizio condiviso anche dalle Regioni. Basta, come lei dice, prorogare la sua entrata in vigore di un anno, davanti alla consapevolezza che si tratta di uno strumento che, ancor prima d'essere operativo, mostra delle evidenti criticità?

La nuova Politica agricola comune ha dato priorità alla sostenibilità ambientale mettendo in secondo piano gli agricoltori e tradendo lo spirito con il quale era nata. Sono bastate poche settimane, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, per evidenziare i limiti e i rischi legati alla nuova Pac e alla strategia Farm to fork. Sospendere di almeno un anno la sua entrata in vigore dà una risposta nel breve termine. Ma andrebbe messo in campo un piano strategico europeo per garantire agli Stati membri una sufficiente capacità produttiva e agli agricoltori un reddito adeguato. Bisogna ragionare nell’ottica di una sovranità alimentare europea. Anche se resto convinto che dobbiamo puntare a coltivare, allevare e pescare sempre di più in Italia. Se continuiamo a essere dipendenti da Paesi terzi abbiamo visto quali sono i rischi che corriamo.
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