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Inchieste IF / Trumplandia: la Casa Bianca? Un business di famiglia

- di: Marta Giannoni
 
Inchieste IF / Trumplandia: la Casa Bianca? Un business di famiglia
Resort, criptomonete e club esclusivi: il clan Trump monetizza il potere in ogni angolo del pianeta.
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Un impero familiare tra politica, affari e conflitti d’interesse
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel gennaio 2025, l’equilibrio tra potere pubblico e interesse privato ha subito un’ulteriore erosione. Più che una presidenza, la seconda era Trump si configura come una gigantesca operazione commerciale. Gli affari del tycoon, anziché essere messi “in blind trust”, sono ora gestiti apertamente dai figli Eric e Donald Jr., i quali stanno firmando contratti miliardari in nome e per conto del marchio di famiglia. Il presidente si dice estraneo a tutto, ma è difficile crederlo. Il suo nome, il suo volto, il suo potere: tutto è brandizzato. E tutto è in vendita.
Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, la famiglia Trump è oggi coinvolta in almeno 14 grandi operazioni immobiliari e 7 progetti legati alla finanza digitale, molti dei quali in Paesi dove gli Stati Uniti hanno interessi strategici o dove il presidente è appena stato in visita. La definizione usata dal giornale è categorica: “Rush to cash” — corsa al contante.
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Progetti nel Golfo: lusso e geopolitica
L’espansione più aggressiva avviene nel Golfo Persico. La Trump Organization ha firmato accordi per realizzare:
un grattacielo residenziale con hotel a cinque stelle a Dubai, con appartamenti venduti a partire da 20 milioni di dollari;
un resort per il golf e ville extralusso in Qatar;
una torre residenziale a Jeddah, in Arabia Saudita.
In una coincidenza troppo perfetta per essere casuale, Donald Trump sarà in visita ufficiale proprio in questi tre Paesi tra il 15 e il 22 maggio. Lo scopo dichiarato è “rafforzare le relazioni strategiche con gli alleati regionali”, ma come ha scritto sarcasticamente il Washington Post, “non guasta che l’Air Force One voli proprio sopra i cantieri di famiglia”.
A queste operazioni si aggiunge il flusso continuo di capitali dai fondi sovrani del Golfo. Secondo Reuters, i fondi pubblici di Emirati, Arabia e Qatar hanno versato oltre 4 miliardi di dollari tra il 2022 e il 2025 ad Affinity Partners, il fondo del genero Jared Kushner.
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World Liberty Financial e il business delle cripto
Ma il nuovo volto dell’impero Trump è digitale. Si chiama World Liberty Financial ed è una società fondata nel 2024 da Donald Jr. ed Eric in partnership con i gemelli Winklevoss e i figli del costruttore Steve Witkoff. Il progetto prevede:
lo sviluppo di criptovalute ancorate al dollaro (stablecoin) per transazioni internazionali;
una piattaforma per venture capital finanziata con oltre 2 miliardi di dollari da investitori del Golfo;
la creazione di USD1, la “moneta ufficiale” della famiglia Trump, garantita da titoli del Tesoro USA.
La presenza di Jared Kushner come “consulente strategico” e del legale Jeff Miller, già avvocato della controversa cripto Tether, ha alimentato i sospetti di una rete opaca dove confluiscono affari di Stato, interessi familiari e zone grigie della finanza globale.
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Il club Executive Branch e il memecoin $TRUMP
Nel cuore di Washington, Donald Jr. ha annunciato l’apertura del club privato Executive Branch, riservato a uomini d’affari, lobbisti e sostenitori della nuova amministrazione. Situato in un ex ristorante di lusso a Georgetown, il club prevede una quota d’iscrizione da 500.000 dollari. L’idea è replicare in forma privata quello che fu il Trump International Hotel, venduto nel 2022 ma mai realmente dismesso.
E per i fan digitali, c’è il $TRUMP memecoin, una moneta virtuale creata per fidelizzare il pubblico trumpiano e raccogliere fondi con modalità “innovative”. Il 22 maggio si terrà il primo evento esclusivo organizzato dalla Trump Organization: la Crypto & AI Innovators Dinner, dove solo chi avrà acquistato più $TRUMP potrà partecipare. Tra i 220 posti disponibili, almeno 30 saranno riservati — si mormora — a ospiti internazionali, incluso un fondo legato a interessi cinesi.
L’organizzazione watchdog Accountable.US ha denunciato il tutto come “lo schema più sfacciatamente corrotto di auto-arricchimento nella storia della presidenza americana”.
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Politica o affari? Il Congresso si spacca
Il GENIUS Act, voluto proprio da Trump e attualmente in discussione al Senato, dovrebbe stabilire nuove regole per il mercato delle criptovalute. Ma la senatrice democratica Elizabeth Warren è categorica: “Questo disegno di legge non è una riforma, è una sanatoria per le truffe”.
Il timore, condiviso anche da alcuni repubblicani più istituzionali, è che la legge dia via libera a operazioni speculative legate direttamente all’entourage del presidente. “Abbiamo un presidente che si fa campagna elettorale con i meme e finanzia la sua rete d’influenza con monete digitali di famiglia. È inaccettabile”, ha dichiarato il senatore Mitt Romney.
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La normalizzazione dello scandalo
Eppure, almeno per ora, l’elettorato trumpiano non sembra interessato. Come già avvenne con i precedenti scandali, l’indignazione non scalfisce il consenso. La retorica trumpiana dell’“uomo d’affari che porta efficienza e soldi all’America” sembra funzionare. Ma chi guadagna davvero è la sua famiglia.
La Casa Bianca continua a dichiarare che “non esiste conflitto di interesse”, perché i beni del presidente sono “gestiti dai figli”. Ma come ha ironizzato il Guardian, “è come se Pablo Escobar avesse lasciato la contabilità al cugino per garantirne la legalità”.

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