Una ciofeca da Nobel
- di: Barbara Leone
Vi è mai capitato di rigirarvi tra le mani un pacco di pasta alla disperata ricerca dell’indicazione sui tempi giusti di cottura? A me succede regolarmente: l’acqua bolle e io me ne sto lì, impalata come una povera fessa a scandagliare centimentro per centimetro quel pacchetto studiandolo manco fosse un raro esemplare di Dryocampa Rubiconda. Ormai è una sfida all’ultimo carattere tra me e il packaging: fronte, retro, lato sinistro, lato destro, sopra, sotto… Non c’è niente da fare: puntualmente quando trovo la preziosa scritta l’acqua ha smesso di bollire. E a me è pure passata la voglia di farmi du’ spaghi. Pare che i produttori di pasta lo facciano apposta ad imboscare la scritta dei minuti di cottura. Anzi, propongo una petizione: obbligo di confezionamento a prova di grulla cecata come me. Ora però col gas alle stelle abbiamo risolto il problema, perché i minuti di cottura della pasta saranno a sentimento.
Per certe marche potrebbero durare pure mesi. Lo sappiamo tutti: il momento è buio, nel senso letterale del termine, e qui tocca abbassare i consumi in tutti i modi. E così l’esimio Prof Giorgio Parisi, Nobel per la Fisica, è venuto in nostro soccorso illuminandoci d’immenso. Il Prof, infatti, ci ha invitato tutti a risparmiare il gas cuocendo i nostri amati spaghetti, o rigatoni che siano, a fuoco spento. Una svolta per le nostre tasche impoverite. Già, perché con questo trucchetto andremo a risparmiare nientepopodimeno che 44,6 chilowattora all’anno. Che, facendo un rapido calcolo con l’attuale costo del chilowattora (0,276 €/kWh), equivarrebbe a circa 12, 30 euro l’anno. Insomma, un cifrone! Per carità, vero è che come mi ha insegnato mio padre tante cento lire fanno un milione… ma ne vale la pena? Mi spiego: l’illustre Prof giura che si può fare. E non oso dubitare, dal momento che lui è un Nobel per la fisica e io una che sta tre ore a contemplare un pacco di pasta. E sono pure una che ai numeri ha sempre preferito le lettere. E difatti in matematica e fisica ero una ciuccia con la coda. Ma tant’è, due conti due li riesco a fare. E soprattutto applico l’assioma principe di tutta la scienza. Che è: verificare, dimostrare, provare sul campo. Ed io l’ho fatto. Ho seguito alla lettera le indicazioni del Prof, per l’occasione in parannanza e modalità Gordon Ramsey. “Dopo aver portato l’acqua ad ebollizione buttate la pasta e aspettate 2 minuti - dice Parisi, che però non tiene conto dell’infame packaging di cui sopra -. Poi si può tranquillamente spegnere il gas, basta usare un coperchio e calcolare un minuto circa in più”. Ipse dixit. E così ho fatto. Il risultato? Una ciofeca. Roba che l’ho data al cane, e m’ha sputato pure lui in faccia. Magnatela te, mi ha detto rifilandomi tre bau di scherno e disapprovazione.
Ora è vero che, come sempre in cucina, non bisogna arrendersi al primo tentativo. E magari prova del cuoco oggi, e prova del cuoco domani alla fine un piatto di spaghetti decenti riusciremo pure a tirarli fuori. “Dovremmo cambiare abitudini, e non è detto che sia un male”, ha sentenziato ancora il Prof. Giusto, ma la pastasciutta a mo’ di sbobba dei cani (non i miei, che fanno pasti gourmet) quello sì che è il male. Il male assoluto, peggio della pizza con le patatine fritte e il mais. Una bestemmia, per noi italiani almeno. Visto che gli americani di regola la sbattono cruda in forno coperta d’acqua fredda. E noi, giustamente, li sbeffeggiamo. A sto punto si potrebbe cuocerne in più. E, invece di farci la rituale frittata ‘e maccarun che si fa al sud con la pasta avanzata, la mettiamo dritta dritta in freezer per poi, all’occorrenza, scongelarla e saltarla in padella con un filino d’olio. Ovviamente a fuoco spento. Altro che Masterchef! Eddai, ma davvero fate? Tutto quest’andirivieni di padelle per risparmiare 12 euro l’anno? No, grazie. Preferisco star tutto il giorno coi riscaldamenti spenti, e godermi in santa pace con due maglioni addosso un sano piatto di pennette all’arrabbiata come Dio comanda. Tanto il peperoncino scalda. E Putin muto.