Scampia, oggi è “nu juorn buono”

- di: Barbara Leone
 
Chissà che futuro glorioso avrebbe avuto “quella grande cessa” di Scianel se ai suoi tempi ci fosse stata l’Università a Scampia. Magari sarebbe diventata una cardiochirurga o, perché no, una psicologa. E invece la ritroviamo in “Gomorra” a fare la capessa dell’Alleanza dopo il disfacimento del clan dei Savastano. E a proposito dei Savastano. Ve lo vedete Genny in toga ad enunciare arringhe d’accusa contro camorristi e stupratori? Forse sarebbe andata proprio così. O forse no. Di sicuro se già anni ed anni fa ci fosse stato un qualche presidio formativo e culturale il quartiere di Scampia non sarebbe stato lo sfondo del famoso libro, poi film e serie tv, partorito dalla penna di Roberto Saviano. Che, diciamolo, ci ha restituito una narrazione anche un po’ falsata della realtà. Perché Scampia non è mai stato solo spaccio, rapine ed illegalità. Certo, tutto questo esisteva ed era il lato più evidente e conosciuto ai più. Ma dietro le saracinesche, appartati  nei cortili di quell’orripilante complesso a forma di H delle Vele c’è sempre stata anche tanta brava gente. Che a suo modo ha lottato proprio per affrancarsi dall’asfissiante e abnorme potere della malavita e della delinquenza a basso costo. Cittadini invisibili, che ci hanno messo del loro per arrivare ad un cambiamento che oggi, con l’inaugurazione della nuova sede dell’Università Federico II (che, ricordiamolo, è la più antica università pubblica del mondo), ha toccato a livello mediatico il suo acme più luminoso.

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Un cambiamento, però, che a dire il vero era già abbondantemente iniziato. Perché sono anni che quelle tristemente famose piazze di spaccio non esistono più. Sparite? No, semplicemente spostate a mo’ di polvere sotto al tappeto. In attesa che anche lì lo Stato e la società civile non decidano di intervenire proprio seguendo l’esempio di Scampia. Che grazie alle Istituzioni ed alla rete di associazioni della società civile è diventato negli anni un modello da seguire per combattere il sistema ed il modus operandi della criminalità organizzata. Quel che è certo è che oggi è “nu juorn buono”, come canta il rapper Rocco Hunt. Per i ragazzi di Scampia, per i napoletani e per noi italiani tutti. Perché nonostante tutto siamo sicuri che la cultura e la bellezza salveranno il mondo. E perché la Storia ci ha insegnato che sono i presidi culturali, unitamente a quelli istituzionali egualmente indispensabili, a far la differenza su di un territorio moralmente e giudiziariamente degradato. E però non basta. Perché è troppo alto il rischio che la giustamente osannata Università di Scampia si trasformi in una sorta di Cattedrale del deserto. Semplicemente non ha senso, se parallelamente non si crea lavoro, non si potenziano le infrastrutture, non si sostengono le famiglie e non ci si prende cura del territorio. Ma tutti i giorni, non solo in occasione della bella, quanto sterile, passerella di oggi.

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C’è bisogno di risposte immediate, senza dimenticare per un sol giorno i numeri che inchiodano Napoli, e tutto il Mezzogiorno, alla cruda e crudele realtà. Gli ultimi dati Eurostat, infatti, ci dicono che la Campania è fra le peggiori cinque zone d’Europa per tasso d’occupazione. Per la cronaca le altre sono la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Guyana francese, microscopica regione ultraperiferica europea situata addirittura oltreoceano. Tutto questo, anche in un giorno di festa e giubilo come questo, non si può e non si deve dimenticare. Non si può e non si deve dimenticare il tasso di occupazione al 41,3% della regione partenopea, a fronte di un tasso medio per l’Ue del 68,4%. Così come non si possono e non si devono dimenticare le oltre 4mila truffe in un anno e fischia dei furbetti del reddito di cittadinanza. Solo a Napoli, escludendo l’hinterland. E dunque evviva, ben venga l’Università. Perché il sapere ci rende tutti migliori. Ma che sia un punto di partenza, e non di arrivo. Diversamente sarebbe fumo negli occhi. Un bluff, come dare l’appellativo di dottoressa ad Annalisa Magliocca, nome del personaggio di “Gomorra” poi soprannominata Scianel. Che pure se dott. sempre Scianel rimane. “Quella grande cessa”…
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