Ofi Invest AM: Il pericolo è dietro l'angolo, bisogna rimanere prudenti

- di: Analisi di Eric Turjeman, Co-CIO di Ofi Invest AM
 
Gli ultimi dati sull’andamento del mercato del lavoro negli Stati Uniti e dell’inflazione hanno smorzato i timori che si erano venuti a creare sui mercati azionari e hanno anche portato molti a credere in uno scenario cosiddetto “Goldilocks”, ovvero caratterizzato da una politica monetaria più aggressiva, da prezzi finali più bassi e anche dall’assenza di recessioni. L’unico ostacolo sembra essere la Cina, il cui mancato rimbalzo post pandemia sta ancora paralizzando la piazza di Shangai. Tuttavia, noi di Ofi Invest AM riteniamo che questo ottimismo sia prematuro e che occorra essere prudenti, soprattutto dopo un’attenta analisi degli attori coinvolti.

Il primo di questi è rappresentato dagli USA, dove l’ultimo report ADP sull’occupazione ha rilevato che i posti di lavoro creati nell’arco di un mese sono aumentati di circa il doppio rispetto alle stime, facendo schizzare i rendimenti a 10 anni al 4,3% e provocando una sorta di shock sul Nasdaq, soprattutto tra i titoli con il rating più elevato. La pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo di metà agosto ha poi permesso ai mercati di riprendere fiato, sebbene le singoli componenti hanno mostrato aumenti più contenuti. Questo atterraggio morbido si è verificato in un contesto unico: se da un lato non ci dobbiamo dimenticare che la Fed aveva iniziato a frenare la corsa dell’economia americana già da 18 mesi, attraverso una politica monetaria molto aggressiva, il governo federale ha continuato a premere sull’acceleratore, arrivando a toccare un rapporto deficit/Pil dell’8,5%, un’enormità quando si è in fase di espansione. Per questo, evitare una recessione in queste condizioni costituisce un’impresa non da poco che, comunque, la Fed sembra intenzionata a voler realizzare.

Da quanto emerso si potrebbe dedurre che il quadro negli Stati Uniti sia particolarmente incoraggiante, ma nasconde una doppia realtà. Se si osservano gli ultimi report sulla spesa dei consumatori (l’equivalente di due terzi del Pil locale), questa sembrerà non essere mai stata così solida, ma se si esaminano i dati relativi solamente ai nuclei familiari più modesti, la situazione appare molto meno rosea, soprattutto a causa del forte aumento dei prezzi dell’ultimo anno. Questa maggiore pressione sui cittadini più bisognosi la si può riscontare anche nel maggior ricorso da parte di questi ultimi a forme di finanziamento quali le “revolving credit facility”, in quanto hanno ormai esaurito l’alto ammontare di risparmi che si erano sviluppati negli scorsi anni. Inoltre, con le banche che stanno rendendo sempre più difficile l’accesso al credito, anche i default nei pagamenti sono in crescita. Da questo punto di vista, sembra evidente che il mercato stia subendo una contrazione, ma la sua entità sarà chiara solamente con il prossimo report sulla spesa dei consumatori.

Il secondo attore coinvolto è la Cina, la cui economia ha perso la spinta propulsiva che la caratterizzava e ha visto collassare il suo mercato immobiliare. Infatti, dopo il crollo di Evergrande, le cui azioni hanno ricominciato a scambiare a un valore inferiore al precedente dell’85%, ha subito lo stesso fato anche Country Garden, un’altra impresa attiva nel settore del real-estate e sull’orlo del default. Considerando che gli aiuti da parte del governo centrale, per il momento, non sono andati oltre qualche piccolo supporto monetario, molto inadeguati per rappresentare una soluzione di breve periodo a questa scottante problematica, gli indicatori sulla fiducia sono colati a picco, la disoccupazione è in ascesa e i consumi stanno pagando le spese di tutto ciò, gravati anche dalle tensioni con Washington. Come risultato, gli investitori stanno abbandonando la nave in cerca di prospettive meno incerte, nonostante le valutazioni sul paese siano già arrivate a livelli molto bassi.

L’esposizione alla Cina, così come l’inflazione più resiliente del previsto e la fiducia sulla produzione industriale ai minimi, hanno portato le prospettive sull’Eurozona a farsi molto cupe, con gli ultimi dati che sembrano essere il chiaro indicatore dell’inizio di una recessione, con scarse possibilità di rialzo. Nonostante ciò, noi di Ofi Invest AM, riteniamo che la flessione del manifatturiero sia ormai terminata, così come quella della scorte di magazzino. Se questa conclusione si rivelasse esatta, potremmo assistere a una ripresa delle imprese di piccole e medie dimensioni nel breve termine, con conseguenze positive anche per la finanza.
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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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