Mediobanca: Nagel resta al comando e apre al dialogo con Delfin

- di: Francesco Di Stefano
 
Tutto come da previsioni, in Mediobanca, con l'assemblea che ha dato la maggioranza alla lista del consiglio uscente, ma, allo stesso tempo, c'è stata la conferma del peso di Delfin, la finanziaria di casa Del Vecchio e che con Assogestioni vuole essere presente nei giochi del palazzo. Andando ai numeri e premettendo che al momento del voto era presente in assemblea il 76,81% del capitale (la più alta affluenza degli ultimi dieci anni), la lista del consiglio uscente ha ottenuto il 52,6% del capitale presente (ovvero, il 40,5%di quello totale). A Delfin è andato il 41,74% (il 32,06% del capitale totale), mentre in conto di Assogestioni è andato il 4,64% dei presenti (3,5% del totale). Al momento del voto era presente in assemblea il 76,81% del capitale. L'assemblea, poi, ha visto la presenza di 2.701 azionisti, con 652,4 milioni di azioni. 

Il nuovo CdA di Mediobanca sarà quindi composto, oltre che dal CEO Nagel (nella foto) e dal Presidente Pagliaro, da Laura Cioli, Valérie Hortefeux, Francesco Saverio Vinci, Laura Penna, Vittorio Pignatti Morano, Angel Vilà Boix, Virginie Banet, Marco Giorgino, Mana Abedi, Maximo Ibarra (rappresentanti della lista del cda), da Sandro Panizza e Sabrina Pucci (espressione della lista Dafin) e da Angela Gamba (rappresentante di Assogestioni). Anche se alla fine non c'è stato o stravolgimento che pure poteva accadere, in ogni caso l'assemblea di Mediobanca ha segnato un momento destinato ad avere delle conseguenze, perché alla lista proposta dal patto di sindacato, con la firma del Consiglio d'amministrazione uscente, ne è stata contrapposta un'altra che non aveva certo una funzione di disturbo, ma voleva conquistare spazio e peso. Certo è che Delfin ha costituito un'alternativa credibile alla cordata del patto di sindacato, raccogliendo parecchi consensi. 

In ogni caso, andando al voto con due liste forti, si è avuta la rappresentazione di una situazione destinata a perpetrarsi in un futuro vicino, come confermato dal fatto che il tentativo di evitare la contrapposizione frontale è fallito, come sempre accade quando nessuno dei player è disposto ad accettare le condizioni dell'altro. Quindi Alberto Nagel resta AD di Mediobanca e, a meno di ''miracoli'' che l'alta finanza può sempre tirare fuori, Francesco Milleri, riferimento di Delfin, resterà in attesa di capire, dopo la distribuzione di posti e poltrone, se e come la lista di maggioranza vorrà dialogare con lui. Per come, d'altra parte, lo stesso Nagel ha detto di volere fare, dicendosi contento che Delfin sia nel CdA e aprendosi al confronto, anche se dalla ''corposa'' minoranza arrivassero contributi critici. 

Parole, sostanzialmente, in linea con la liturgia delle assemblee, che poi, però, devono trovare riscontro nei fatti. Che, parlando di fatti e non di promesse, sono tutti dalla parte del CdA uscente che ha messo a segno, come riferito nella relazione trimestrale, numeri eccellenti.

La Trimestrale

''Il Gruppo - spiega Mediobanca - prosegue il suo percorso di crescita chiudendo il trimestre con risultati ai livelli massimi storici: ricavi 863 milioni di euro (+14% a/a), utile netto 351 milioni (+34% a/a), utili per azione 3M 0,41 euro (+34% a/a), ROTE 14% (+2pp a/a), RORWA 2,8% (+60bps a/a) in un contesto operativo condizionato da significativi eventi geo-politici, da politiche monetarie restrittive e dall’elevata volatilità dei mercati finanziari''.  'I risultati - si legge ancora in una nota ufficiale - rappresentano un solido avvio del nuovo Piano One Brand-One Culture (target: ricavi 3,8 miliardi di euro, ROTE 15%, EPS 1,80 euro entro giugno 26). I ricavi beneficiano del progresso delle divisioni (WM +10% a 218 milioni di euro,  CF +4% a 286 milioni, INS +64% a 143 milioni, HF pressoché quadruplicata a €80m). Il CIB mostra un trend simile ai precedenti due trimestri (ricavi a 142 milioni) condizionato dalla debolezza del mercato IB a livello mondiale, ma vede un utile in crescita sul trimestre precedente''. 
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