Marshmallows e dintorni

- di: Barbara Leone
 
Oggi è il Cyber Monday. Chissà come sarà contento zio Procopio da Palata. Che poi, in quanto a palate di americanate, stavamo proprio scarsi. E così dopo halloween, i marshmallows e il black friday pure questo ci tocca. Per i pochissimi che, come zio Procopio, non lo sanno, il cyber monday è il fratello minore del black friday. Ovvero, il lunedì di mega sconti sui prodotti tecnologici che segue il venerdì nero, che a sua volta segue il giorno del Ringraziamento. Insomma, è l’acchiapparello dei calendari made in Usa. Peccato, anzi vivaddio, che da noi il giorno del Ringraziamento non c’è. Ancora, perché sicuramente è questione di tempo che ce lo ritroviamo pure noi. Tacchino compreso. Anche se poi, visti i tempi, c’è ben poco da ringraziare. Chissà, però, se lo zio Procopio sa com’è nato black friday. Secondo la versione più accreditata, il termine nacque a Philadelphia nel 1961, poiché quel venerdì dopo il Ringraziamento fu un giorno molto trafficato per le vie dello shopping: il nero, dunque, sarebbe derivato dal traffico sulle strade e dalla congestione nei negozi provocata da migliaia di americani attirati da sconti anche dell'80%, validi soltanto quel giorno. E difatti la cosa più assurda di questa giornata è proprio l’impazzimento collettivo. Tant’è vero che alcuni psicologi ritengono che questa giornata, e la comunicazione che vi si è creata intorno, sono deliberatamente orchestrate per gettare nel panico le persone che rischiano di perdersi degli affari (che magari affari non sono) se non agiscono in fretta. Una follia di massa.

Il cyber monday è il fratello minore del black friday

Che si consuma in America, ma anche da noi. Venerdì scorso centri commerciali e outlet parevano Rimini a ferragosto. Una mandria di pecoroni incalliti alla spasmodica ricerca dello sconto più scontato. Tutti in fila, numeretto e portafoglio alla mano, sguardo perso nel vuoto e logica zero. Perché la verità è che per colpa di queste americanate, che altro non sono se non uno specchietto per le allodole, nella maggior parte dei casi i consumatori hanno perso di vista il prezzo giusto di qualsiasi prodotto. Roba che vien voglia di riesumare il programma della Zanicchi. Basta che leggono -40%, e abboccano. Perché gli sconti agiscono come una droga sul cervello: un cartellino con i simboli del meno e della percentuale fa scattare subito la voglia di acquisto. Anche quando non ce n’è bisogno. Il tutto a discapito dei piccoli esercizi. Che, per la cronaca, negli ultimi dieci anni hanno chiuso i battenti in quasi 200mila. Non solo per colpa del black friday, ovviamente. Ma di certo non giova. Così come non giova affatto all’ambiente. Basti pensare che nel 2020, in occasione del black friday, le emissioni di CO2 prodotte e tracciate nel report Dirty delivery del sito money.co.uk. sono state 429mila tonnellate. Praticamente gli acquisti fatti durante questa giornata inquinano quanto 435 voli andata e ritorno tra Londra e New York. Senza voler minimamente demonizzare il venerdì nero, il lunedì bianco o il mercoledì fucsia, forse sarebbe il caso di rimettere al centro il valore delle cose. E anche dei rapporti umani. Che passano anche attraverso i titolari dei piccoli negozi, dove la trasparenza e il servizio, oltre che il prezzo, sono più che garantiti tutti i giorni dell’anno. E dove, all’occorrenza, si può chiedere l’anelato sconto salvaguardando sensibilità e portafoglio. 
 

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