Italia sprecona e con infrastrutture vecchie: la denuncia del Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia”

- di: Barbara Leone
 
Siamo il Paese che spreca più acqua in Europa. E’ questo il dato più preoccupante che emerge dalla terza edizione del Libro Bianco “Valore acqua per l’Italia”, presentato ieri a Roma in occasione della trentesima Giornata mondiale dell’acqua. Realizzato grazie all’attività dell’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia, la piattaforma di confronto attivata nel 2019 da The European House - Ambrosetti dedicata alla gestione della risorsa acqua come driver di competitività e sviluppo sostenibile, il Libro Bianco è la mappatura più completa e aggiornata della filiera idrica estesa che mette a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano.

Presentato a Roma il 3° Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia

La fotografia che ne viene fuori è allarmante, e denuncia una situazione che richiede interventi urgenti e decisi. Secondo i dati presentati siamo il Paese dell’Unione Europea che a livello assoluto preleva più acqua per uso civile, con oltre 9 miliardi di m3 ogni anno. Mentre relativamente alla popolazione abbiamo prelievi ad uso potabile che raggiungono i 152,4 m3 per abitante (siamo il secondo Paese dell’Unione europea dopo la Grecia). Ad aggravare lo scenario s’aggiunge una rete d’infrastrutture vetusta e scarsamente digitalizzata, oltre all’uso improprio che si fa della risorsa acqua (un terzo dei consumi domestici di acqua potabile viene usato per lavare auto, irrigare giardini e lavare strade) e ai ridotti investimenti (l’Italia investe 46 Euro per abitante all’anno nel Servizio idrico integrato, poco più della metà della media europea pari a 82 Euro). Pesa anche la frammentazione del settore (la stragrande maggioranza sono piccole imprese), la tariffa idrica ridotta (2,11 Euro/m3 che, a livello medio nazionale, è tra le più basse d’Europa) e l’eccessivo consumo di acqua minerale in bottiglia, per il quale siamo nel 2022 il primo consumatore al mondo con ben 220 litri pro capite all’anno.

Mettere la risorsa acqua al centro della sfida dello Sviluppo Sostenibile è uno degli obiettivi della Community, così come avanzare proposte al sistema-Paese per rafforzare lo sviluppo della filiera estesa. L’ultimo capitolo del Libro Bianco, infatti, riassume in 10 ambiti di azione su cui urge intervenire: visione sfidante per una filiera dell’acqua e un Paese più sostenibile; rilancio degli investimenti per lo sviluppo della filiera estesa dell’acqua; superamento del Water service divide tra i territori italiani; adeguamento del livello tariffario per il Servizio idrico integrato; Tutela e circolarità della risorsa idrica primaria; efficientamento della gestione dei fanghi di depurazione; digitalizzazione della filiera estesa; miglioramento della raccolta dati e diffusione della water footprint; comunicazione e sensibilizzazione; rafforzamento dei meccanismi di collaborazione pubblico-privato.

Per sfuggire alle future (e inevitabili senza un cambio deciso di rotta) crisi idriche di un Paese fortemente idrovoro, l’Italia deve sfruttare l’opportunità storica del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua Componente “Tutela e valorizzazione della risorsa idrica e del territorio”, che contempla per il nostro Paese  7,8 miliardi di euro di fondi direttamente riconducibili ad azioni di indirizzo per una gestione più efficiente e sostenibile della risorsa idrica per il periodo 2021-2026. Tra le voci più significative, 2,5 miliardi di euro destinati alla gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico, 2 miliardi destinati agli investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico, 900 milioni diretti alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua (compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle stesse), 880 milioni destinati agli investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo, 600 milioni destinati a investimenti in fognatura e depurazione, 500 milioni destinati alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici e 400 milioni per il ripristino e tutela dei fondi e habitat marini.

Fondi che, stando alle analisi dell’Osservatorio Valore Acqua, non sono sufficienti per colmare gli attuali gap del settore e le reali esigenze dei territori. Basti pensare che, per esempio, i fondi relativi alla gestione degli ecosistemi irrigui corrispondono al 40% dei fondi richiesti in media dalle Regioni in un anno per far fronte ai danni causati da calamità naturali. Questi investimenti, però, dovrebbero fare da leva per gli investimenti privati che, insieme a una tariffa congrua, possono agire anche per ridurre il Water service divide, l’annoso gap tra nord e sud del Paese nei servizi idrici. In tutto questo è fondamentale il ruolo di coordinamento centrale del Governo ed una maggiore collaborazione di tutte le utilities nell’istituzione di un tavolo di concertazione permanente, per mettere a fattor comune l’expertise e il know-how riconosciuti sull’analisi delle misure e best practice nel ciclo idrico esteso della Community Valore Acqua per l’Italia, in un’ottica di rafforzamento della cooperazione tra pubblico e privato. Solo così si può far fronte a quella che sempre più rischia di diventare un’emergenza globale: l’aumento vertiginoso della domanda di acqua la rende, infatti, la risorsa più scarsa e strategica, contribuendo ad aggravare le situazioni di crisi idrica che rischiano di esacerbare disequilibri geopolitici già precari. Senza contare poi che i cambiamenti climatici hanno una relazione centrale con l’acqua (il 74% dei disastri naturali è legato proprio all'acqua) e che anche la pandemia ha messo l’accento sulla necessità di dotarsi di un sistema economico, sociale e ambientale più sostenibile e resiliente.

Nella foto: Valerio De Molli, Managing Partner & CEO - The European House - Ambrosetti
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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