Ipsos: la pirateria editoriale costa 771 milioni l’anno

- di: Barbara Leone
 
Sono soprattutto studenti e professionisti. E sono anche sicuri di non poter essere puniti. E’ questo l’identikit del perfetto pirata editoriale, ovvero chi utilizza libri, ebook e audiolibri in maniera illegale. E’ quanto emerge dalla seconda indagine Ipsos effettuata per conto dell’Associazione italiana editori (AIE), che è stata presentata a Roma nel corso dell’incontro promosso da Gli Editori (l’accordo di consultazione tra l’AIE e la FIEG - Federazione Italiana Editori Giornali) svoltosi presso il Ministero della Cultura. Un fenomeno in crescita e molto preoccupante, che costa al mondo del libro ben 771 milioni di mancato fatturato (pari al 31% del valore complessivo del mercato al netto di editoria scolastica ed export) e la perdita di 5.400 posti di lavoro. Contando anche l’indotto, il costo per il Paese è di 1,88 miliardi e 13.100 posti di lavoro. Il fenomeno, che è notevolmente aumentato durante la pandemia e riguarda libri a stampa, ebook e audiolibri, coinvolge più di un italiano su tre sopra i 15 anni (il 35%), il 56% dei professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri) e l’81% degli studenti universitari. 

La seconda indagine Ipsos per AIE presentata nell’incontro de Gli Editori (AIE e FIEG)

Per arginarlo è innanzitutto indispensabile sensibilizzare l’opinione pubblica perché, come spiega il Presidente di AIE Ricardo Franco Levi, “le persone devono essere consapevoli che possono essere chiamate a rispondere per gli atti illeciti che compiono: su questo serve l’impegno delle Istituzioni. La pirateria colpisce tutte le industrie creative italiane - editoria libraria e periodica, tv, cinema, musica - e laddove si sono avviate efficaci campagne di contrasto, come sugli abbonamenti alle tv a pagamento, i risultati iniziano a farsi vedere. Leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati - afferma Levi - significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all’editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d’autore”. Il problema è duplice: culturale e legale. E le due cose, sottolinea Levi, vanno di pari passo. Per questo “bisogna cominciare dalla scuola a spiegare cosa vuol dire e quali rischi comporta lo scaricare libri illegalmente e fotocopiarli contro le regole”. Ed è forse ancor più grave ed inaccettabile “che la pirateria sia così largamente diffusa tra i professionisti che non possono accampare alibi economici o negare di conoscere le conseguenze del loro comportamento”. Combattere la pirateria, afferma Levi, “è una priorità per l’Associazione Italiana Editori, proprio perché l’ampiezza di questo fenomeno minaccia la salute economica della nostra industria e non può essere ignorata”.

Senza contare che, come giustamente sottolinea il Presidente della FIEG Andrea Riffeser Monti, “dietro la pirateria ci sono organizzazioni complesse, spesso legate alle mafie e ramificate a livello europeo e globale, con servizi tecnologici giorno dopo giorno sempre più sofisticati, che utilizzano terzi intermediari per la connettività online, i sistemi di pagamento e i servizi di raccolta pubblicitaria. Il settore dell’editoria giornalistica - afferma Riffeser Monti - è interessato e colpito da fenomeni di pirateria digitale che vanno dalla diffusione illecita di opere protette attraverso siti web illegali e canali social sino alle rassegne stampa online realizzate e diffuse senza l’autorizzazione dei titolari dei diritti di sfruttamento delle opere riprodotte”. Ecco perché sono di fondamentale importanza le azioni di controllo svolte dall’Agcom, ulteriormente rafforzate sia da un punto di vista sanzionatorio che  procedurale, e la collaborazione avviata dalla FIEG con la Guardia di Finanza. Sono queste, dice Riffeser Monti, “la migliore garanzia per una piena comprensione del fenomeno e per il suo più efficace contrasto, a presidio della libertà di stampa e del pluralismo informativo”. Cosa fare, dunque? “È necessario - afferma il Presidente FIEG - continuare a garantire un costante presidio a tutela della libertà d’informazione e del prodotto editoriale, da estendere in tutte le direzioni possibili”. A cominciare da “una campagna istituzionale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, volta ad una presa di coscienza della gravità, anche dal punto di vista sociale, di tutte le attività illegali che usurpano opere intellettuali altrui, e che devono essere percepite alla stregua di quando vengono perpetrati furti o rapine di beni tangibili”. 

Gli italiani, però, sono ben consapevoli che piratare libri, ebook, banche dati è illegale, anche se un po’ meno di due anni fa. Secondo la ricerca presentata dal Presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli, l’82% dei pirati sa di commettere una illegalità (due anni fa era l’84%), ma nonostante ciò sempre più persone ritengono poco o per nulla probabile che gli illeciti vengano scoperti e puniti (il 68%, erano il 66%), mentre lo considerano un comportamento poco o per niente grave il 39% (dato invariato rispetto a due anni fa). Il 23% (circa 1 su 5) ha scaricato illegalmente libri digitali o audiolibri, e il 17% li ha ricevuti da amici e familiari. E ancora: il 7% ha ricevuto da amici e familiari libri fotocopiati, il 6% ha utilizzato chiavi di accesso non sue per accedere a ebook e audiolibri in abbonamento ed il 5% ha acquistato libri fotocopiati. Tutti i rami del mondo editoriali sono vittime della pirateria: il settore della varia (fiction e saggistica) a causa della pirateria registra una perdita pari a 36 milioni di copie l’anno (stampa e digitale), per un mancato fatturato di 423 milioni di euro. Le copie (stampa e digitale) perse nel settore universitario sono invece 6 milioni, pari a un fatturato di 230 milioni di euro. Mentre quelle nel settore professionale - libri a stampa, digitali e banche dati - sono pari a 2,8 milioni di copie, con una perdita a valore di 118 milioni di euro.
 
Nella foto: Ricardo Franco Levi e Andrea Riffeser Monti
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