Ipsos, Flair 2022: l’Italia è un Paese che vive nella spirale dell’interregno

- di: Barbara Leone
 
Un Paese immerso in una transizione incerta nel quale il passato, il portato che abbiamo alle spalle, è in disfacimento senza essere stato superato o accantonato e il nuovo ha difficoltà a emergere. E’ questa la fotografia che vien fuori dalla nuova edizione di Flair 2022 dal titolo “Nella spirale dell’interregno. Un Paese tra non più e non ancora”, l’osservatorio annuale di Ipsos che indaga tutte le dinamiche socioeconomiche del nostro Paese. L’obiettivo dello studio condotto da Ipsos è sempre stato quello di analizzare le persone-consumatori-cittadini, i loro valori, gli atteggiamenti e le opinioni relative alla società in cui vivono e a cui aspirano. Farlo oggi è ancora più significativo, dal momento che viviamo in un tempo dominato dall’incertezza come non mai. Quella che stiamo attraversando ora è una fase complessa, fluida, ricca di fenomeni, di aperture e chiusure. Una fase che possiamo descrivere come un flusso continuo tra avanzamenti e arretramenti. Riforma e controriforma, due passi in avanti e uno indietro, avanzamenti repentini e arretramenti, conformismo e invenzione coraggiosa, sguardo fiducioso e depressione, ricerca di stabilità e incertezza, debilitazione e nuove energie. Sono le tante polarità tra cui oscillano i sentimenti e le emozioni delle persone. “Una spirale - scrive nel report il direttore scientifico Ipsos Enzo Risso -  dell’interregno, del non più e non ancora. Una traiettoria a spirale per indicare un movimento non lineare, che non procede in una direzione unica, predestinata. Il concetto spirale evoca sia il senso di dinamismo, sia la continuità ciclica; porta con sé il valore dello sviluppo, della crescita e dell’espansione, ma, al contempo, contiene in sé anche gli elementi della regressione, della possibilità di contrazione, del percorso in all’indietro, dell’inversione della rotta e della navigazione a ritroso, per dirla con Bauman: della retrotopia”.

Il rapporto annuale di Ipsos che racconta l'Italia di oggi e le reazioni degli italiani

Mentre l’interregno - continua Risso - “è il contesto del momento, è la raffigurazione di una realtà avviata su un percorso di trasformazione in cui operano contemporaneamente più dinamiche, più spinte (progressive e regressive), in cui il nuovo combatte per emergere e il vecchio, il portato storico, non ne vuol sapere di mollare la presa e di far sentire il proprio peso. Una realtà in mezzo al guado, in cui le potenzialità, le debolezze e le fratture sociali, i veti sociali e corporativi incrociati e le speranze si scontrano e si dipanano in un confronto conflittuale nella società e nei singoli individui. Una situazione di transizione incerta, che presenta molte incognite, nel quale il portato che abbiamo alle spalle è in erosione senza essere stato superato o accantonato e il nuovo ha difficoltà a emergere. Siamo nel mezzo di un varco tra epoche, in una fase di passaggio ardua e difficoltosa, in cui il passato non è sormontato e il nuovo balbetta, non dispiega le ali, ma incespica, resta ancora in gestazione. L’interregno - aggiunge Risso - non è una fase di sospensione, né di tregua. Non è neppure un intervallo, ma un periodo segnato dall’incedere dell’incostanza e delle contorsioni. In cui l’ebbrezza dell’istante, la voglia ribelle di mandare tutto all’aria, fa i conti con la perennità del senso di incertezza, con un presente che non trae più linfa dal futuro (anche se agogna famelicamente il futuro), con una ricerca costante di se stessi attraverso gli oggetti che si acquistano, i simboli che si indossano o si incidono sul corpo. Il futuro, oggi, specie dopo il lungo periodo pandemico è allo stesso tempo una speranza, il cuore lanciato oltre l’ostacolo e anche il luogo dell’incertezza, che crea paure, ansie tensioni”.
Dieci sono i temi chiave analizzati quest’anno da Ipsos. Innanzitutto la dimensione economica, che risulta ansimante per oltre la metà delle famiglie. Il 2021 non è stato un anno sereno, e il 60% degli italiani afferma che è stato un brutto anno per la propria famiglia. Per il 52% la situazione economica si è infragilita e le previsioni per il futuro mostrano un quadro che permane faticoso. Altro tema chiave è sono le tensioni sociali: il 68% degli italiani ne avverte forte e chiara la presenza, per il 65%  è molto o abbastanza probabile che nei prossimi periodi si sviluppino nuove forme di protesta “contro i ricchi e i privilegiati. Mentre il 35% ritiene necessario “fare ricorso alle barricate per cambiare le cose”. Non potevano ovviamente mancare gli effetti del covid sulle persone: stato di salute, stanchezza, sovrappeso, insonnia, stress e ansia. Ebbene, ciò che emerge dall’analisi Ipsos è che il fisico, la forma, il peso, sono stati maggiormente coinvolti in questa fase.

Il calo della forma fisica, infatti, è denunciato dal 38% degli italiani; i problemi di sovrappeso dal 36%. La pandemia ha avuto effetti perniciosi sulle dinamiche del sonno per il 34% degli italiani e ha incrementato i tassi di stress e ansia nel 26%. Altro tema chiave: la spinta verso un neo-romanticismo della Terra. Per il 72% è fondamentale collegare la lotta contro i cambiamenti climatici con quella della difesa delle comunità. La transizione ecologica sarà un successo se migliorerà la qualità della vita (65%), genererà nuovi posti di lavoro (40%), creerà nuove imprese (20%) e sosterrà la crescita delle comunità (19%). Un altro dato che emerge chiaramente dall’indagine Ipsos è che c’è bisogno di comunità. Per l’80% degli italiani, infatti, oggi c’è un urgente bisogno di fare crescere il senso di comunità. Il 49% degli italiani afferma di ambire a vivere in comunità fatte di persone simili per cultura, tradizione, lingue, religione, senza stranieri. Il 51% si schiera nettamente contro questa aspirazione e pensa a comunità aperte. Per quanto riguarda i più giovani, secondo i dati “Flair” dalla pandemia ne stanno uscendo più riflessivi (41%), sfiduciati (41%) e fragili (31%). Allo stesso tempo sono una generazione che non si vuole arrendere. Rispetto ai loro genitori mostrano il doppio del coraggio (14% contro il 6%) e, soprattutto, vogliono impegnarsi per cambiare la realtà. Un altro argomento chiave analizzato dallo studio riguarda l’imprescindibile, ma al contempo complesso, tema della denatalità. Il 70% degli italiani ritiene la questione importante per il futuro del nostro Paese. Per il 62% è necessario realizzare un sistema di tassazione che diminuisca con l’aumentare del numero dei figli. Mentre il 67% dell’opinione pubblica sollecita, inoltre, nuovi e consistenti sgravi fiscali per le imprese che assumono donne. Da un punto di vista economico, ciò che emerge dal report è che le dinamiche post pandemiche e dell’aumento inflattivo spingono a una polarizzazione delle scelte rispetto ai prezzi. A farne le spese sono i prodotti di offerta mediana, mentre le persone si orientano sempre di più o verso il prezzo basso o verso quello alto. Se il valore delle cose semplici e pratiche (52%) è uno dei fattori guida nella scelta dei prodotti, al secondo posto troviamo, quale driver di acquisto, l’orientarsi dei consumatori su prodotti in grado di esprimere e raccontare la persona e la sua messa in scena (36%). E infine: di cosa hanno bisogno gli italiani? Se il 24% avverte il bisogno di leggerezza ed il 27% è alla ricerca di nuove esperienze, ben il 71% degli italiani si sente pronto ad impegnarsi di più per cambiare le cose. La dimensione della vitalità, infine, coinvolge maggiormente gli uomini (56%) e il ceto medio (61%), mentre il ceto popolare appare più fragile e statico.
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