Influencer pro-Putin: chi è il colpevole. il Corriere o il Copasir?

- di: Diego Minuti
 
La pubblicazione, sulla prima pagina del Corriere della Sera, di una serie di fotografie di persone e personaggi sostanzialmente accomunati dalla presunzione di sostenere la Russia  acriticamente e con qualche obiettivo non esattamente condivisibile (spingendo verso soluzioni che non vedano la ''scomunica''  di Mosca per l'invasione dell'Ucraina), ha dato il via ad un' ennesima discussione su cosa sia la democrazia, su come la si deve difendere e cosa non si debba fare per inficiarla.

I nomi contenuti nell'elenco del Corriere sembrano essere accomunati da un apparente denominatore comune: scardinare il pensiero dominante che vuole la Russia da condannare, senza alcuna giustificazione, per la devastante guerra contro l'Ucraina. Di cui di cui spesso si dimentica l'essere Stato sovrano, quando non la si accusa apertamente di avere voluto lo sterminio delle minoranza filorussa, affidando l'esecuzione del perverso disegno genocida a gruppi neonazisti, come il battaglione Azov.
 
Ma il punto del contendere non è cosa si fa o non si fa in Ucraina oppure chi fa cosa e perché. Il dibattito italiano e solo italiano - spulciando i giornali degli altri Paesi occidentali del fronte anti-Putin, non v'è traccia di questo argomento - si fonda sul quesito se è lecita la pubblicazione di un elenco che comprende nemici dichiarati della narrazione prevalente sulla Russia e quindi configurandone una vicinanza non casuale a Mosca. Insomma, persone sotto accusa per riprendere, anche ingigantendole, le motivazioni di Mosca della guerra.  

Però sostenere delle idee contrarie a quelle della maggior parte del Paese (parliamo di cosa ha spinto la Russia ad attaccare, non della decisione dell'Italia e del resto dell'Occidente di sostenere l'apparato militare di difesa dell'Ucraina con l'invio di armi) non crediamo meriti la redazione di un elenco di qualsivoglia natura, anche se la definizione di esso come di una lista di proscrizione è forse un tantino esagerata e forse anche strumentale, visto l'uso che qualcuno fa di essa per alimentare critiche che hanno ben altre motivazioni. 

E' oggettivo che c'è, tra gli arruolati d'ufficio tra i filo-Putin, chi abbraccia teorie che sono difficili da accettare perché partono  dal presupposto che alla Russia non restava altro da fare che difendere i propri confini violando quelli degli altri. Dissentire non significa necessariamente intelligenza con il nemico:  è lecito farlo, se le motivazioni sono materiali (fatti oggettivi) o ideologiche. Più complesso è capire se la redazione di un elenco di ''putiniani a prescindere'' nasce da altro. 

Quindi ben vengano le proteste, se alla base della pubblicazione dei sostenitori di verità diverse da quelle della maggioranza ci siano ragionamenti e non altri interessi. Qui però  il terreno si fa molto scivoloso perché l'elenco del Corriere non è stato frutto dell'elaborazione di giornalisti, ma degli accertamenti informali avviati da un organismo del Parlamento, il Copasir, che tra i suoi compiti ha quello precipuo di impedire che l'ingerenza di elementi esterni allo Stato ne condizionino in funzionamento.
 
Il Copasir, che sta per Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, già dal 4 maggio sta indagando ''sulle forme di disinformazione e ingerenza straniere, anche con riferimento alle minacce ibride e di natura cibernetica''. Si starà anche facendo la celebrazione dell'aria fritta, però i commissari la fanno seriamente, tanto da programmare visite a Washington e Bruxelles, per rappresentare le conclusioni al Parlamento. Quindi, solo per essere chiari, le indagini riguardano l'accertamento di presunte manovre di intossicazione dell'opinione pubblica da parte della Russia sulla vicenda Ucraina, anche con il ricorso a campagne di false notizie, che mirano a mutare la percezione della realtà, ma solo in funzione di fiancheggiamento a Mosca.

Il caso più eclatante, vista la notorietà recente del suo protagonista, è quello del prof.Alessandro Orsini che, sempre più calato nel personaggio, è passato dal fare l'analista di politica internazionale a salire su un palco, davanti a centinaia di spettatori paganti, per dire la sua verità (che ovviamente è la sola che accetta) sulle ragioni della guerra in Ucraina e come essa si possa risolvere solo prendendo atto che l'azione criminale di Putin fa  parte delle dinamiche della Storia e non più della cronaca. 

Lui a comparire nell'elenco proprio non ci sta ed ha annunciato che querelerà il Corriere per averlo inserito nella rete di influencer in salsa moscovita. Se Orsini si sente diffamato ha perfettamente ragione nel tutelarsi nelle sedi opportune, anche se, nell'annuncio dell'azione legale ha usato definizioni anche troppo dure, definendo i lettori del quotidiano che lo avrebbero fatto oggetto di una campagna d'odio come ''decerebrati''. Cosa che, per uno che non accetta le critiche, non è certo molto coerente. 

Ma Orsini è uno in un elenco - che non è stato redatto dal Corriere, ma riferito - in cui ci sono personaggi che - non sappiamo di quanto seguito godano - sostengono tesi che sfuggono a qualsiasi giudizio che non sia negativo. La possibilità di dissentire è alla base di qualsiasi democrazia, senza andare a scomodare quanto si attribuisce a Voltaire, e deve essere sempre difesa. Così come, però, verrebbe da dire , un giornale ha il diritto di pubblicare quel che vuole, a patto che non vada oltre la verità o la travisi volontariamente. Insomma, l'elenco di per sé può anche essere un accozzaglia di nomi buttati a casaccio, ma il Corriere ha il diritto di pubblicarlo, sempre che abbia verificato il suo contenuto del rapporto su cui esso si basa.

Lo ha fatto? La domanda deve essere rivolta ai giornalisti del Corriere e alla loro coscienza, cui devono sempre rispondere. Ma parlare di liste di proscrizione limitandosi a puntare il dito solo contro il Corriere e non anche con il Copasir è una posizione non condivisibile. Anche se il Copasir ha fatto una cernita di presunti fiancheggiatori di Mosca per le loro posizioni e non certo estraendoli a sorte della liste elettorali... 

In tanti si sono detti sdegnati, forse con giusta ragione non riconoscendosi nel metodo e non andando a leggere quanto alcuni dei menzionati nell'elenco hanno scritto. E colpisce la condanna di Giuseppe Conte che, involontariamente, ha messo alla porta del movimento Beppe Grillo. Perché? Semplice: definire ''indegno che si facciano liste di proscrizione'' è dimenticare che i Cinque Stelle di liste di proscrizioni ne hanno fatte parecchie.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli