Confcommercio: gli ultimi dati del Misery Index indicano una crescita del disagio sociale

- di: Barbara Leone
 
La variabile prezzi continua a influenzare l’indice del disagio sociale, facendo così da contrappeso negativo all’andamento del mercato del lavoro. E’ quanto emerge dagli ultimi dati del Misery Index Confcommercio, l’indicatore dell’Ufficio studi Confcommercio, che nel mese di marzo si è attestato su un valore stimato di 16,7 (in aumento di quattro decimi di punto su febbraio). Il direttore dell’Ufficio studi Mariano Bella ha sottolineato che “l’indicatore, anche nella formulazione attuale che sottostima la disoccupazione estesa in considerazione dell’impossibilità di enucleare il numero di scoraggiati e sottoccupati, si conferma su livelli storicamente elevati e consolida la tendenza al peggioramento. In linea con quanto registrato negli ultimi mesi - ha agiunto Bella - l’ampliamento dell’area del disagio sociale continua ad essere determinato esclusivamente dalla componente inflazionistica. Il permanere di una dinamica dei prezzi sostenuta rischia di limitare, nei prossimi mesi, le possibilità di recupero dell’economia interrompendo il processo di graduale miglioramento del mercato del lavoro: ne conseguirebbe l’estensione dell’area del disagio sociale”.

I prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto, infatti, hanno mostrato un’accelerazione, con una crescita al 6,5% su base annua. “Il permanere di una dinamica espansiva dei prezzi - ha detto Bella - soprattutto per quei beni e servizi che le famiglie acquistano con maggior frequenza e ai quali è difficile rinunciare, sono inevitabilmente destinate a modificare in negativo i comportamenti d’acquisto delle famiglie”. Il disagio sociale dunque c’è forte e chiaro, anche se a marzo il tasso di disoccupazione ufficiale è risultato in ridimensionamento (8,3% a fronte dell’8,5% di febbraio), dato che è sintesi di una crescita degli occupati (+81mila unità su febbraio) e di una riduzione del numero di persone in cerca di lavoro (-48mila unità in termini congiunturali). A questa evoluzione si è associata anche una diminuzione degli inattivi (-72mila unità su febbraio), che favorisce l’ulteriore innalzamento del tasso di attività. Nello stesso mese le ore autorizzate di Cig sono state 48,8 milioni, a cui si sommano oltre 7 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula, si stima che questo corrisponda a 112mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,4%. 
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