Confcommercio: Vendite al dettaglio “ancora fortemente condizionate dalla pandemia”

 
Le stime Istat indicano un calo rispetto a marzo (-0,4% in valore e -0,5% in volume), mentre su base annua c’è un aumento rispettivamente del 30,4% e del 31,5%. 

Si spezza la catena di dati congiunturali favorevoli per l’economia italiana: nell’aprile scorso, secondo le stime divulgate dall’Istat (link ai dati completi in pdf), le vendite al dettaglio sono infatti diminuite dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume rispetto al mese precedente. Tutt’altro discorso su base annua, con un aumento rispettivo del 30,4% e del 31,5%, ma si tratta di dati influenzati pesantemente dal lockdown imposto lo scorso anno dalla diffusione della pandemia.

Le vendite dei beni alimentari sono in aumento (+1% in valore e in volume) mentre diminuiscono quelle dei beni non alimentari (-1,5% in valore e -1,7% in volume). Per quanto riguarda il dato annuo, i non alimentari sono in netto aumento sia in valore che in volume (rispettivamente +83% e +83,1%) e gli alimentari in crescita contenuta (+0,6% in valore e +1,2% in volume). Sempre su base tendenziale, il valore delle vendite aumenta in tutti i canali distributivi: grande distribuzione (+22,8), imprese operanti su piccole superfici (+38,1%), vendite al di fuori dei negozi (+61%) e commercio elettronico (+35,2%).

Il commento di Confcommercio

Anche il dato di aprile, secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, è stato “fortemente condizionate dalla pandemia” e il calo rispetto a marzo “indica qualche inerzia nel processo di trasformazione dell’incremento nella fiducia in maggiori spese”. Una realtà, quest’ultima, “ben evidente nel confronto annuo: gli aumenti a tre o a due cifre registrati per molti segmenti del non alimentare vanno considerati sostanzialmente come un effetto statistico. Questi aumenti, piuttosto prevedibili, hanno solo in minima parte attenuato le ingenti perdite registrate da marzo del 2020: per l’abbigliamento e le calzature, le vendite dei primo quadrimestre sono inferiori di oltre il 33% rispetto allo stesso periodo del 2019”. “A fronte di una ripresa che si consolida non si può dimenticare la dimensione delle perdite patite durante la pandemia, al fine di proseguire nella politica di sostegno mirato alle imprese più colpite, la cui attività economica difficilmente recupererà il terreno perso prima dell’inizio del 2023”, conclude l’Ufficio Studi.
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