Berlusconi, anche davanti al disastro, continua a dirigere l'orchestrina del Titanic

- di: Redazione
 
Il caos nel centrodestra provocato dallo scontro tra Berlusconi e Meloni, un evento che mai, a nostra memoria, si era registrato tra alleati, ad un passo dalla formazione di un governo, sta portando la situazione politica italiana - nell'assenza di incisività delle opposizioni - su un piano inclinato dal quale potrebbe essere difficile tornare a salire.  A simboleggiare l'accaduto è stato il fatto che, nella tonnara politica del Senato, Berlusconi è stato colto mentre stringeva tra le mani l'immancabile foglio di carta (questa volta scritto e non bianco, che usa come se fosse un brando durante le interviste), in cui erano elencate le cose che di Giorgia Meloni proprio non gli vanno giù e che potrebbero essere sintetizzate in un'avvertita mancanza di rispetto verso di lui e il suo presente, oltre che passato. 

Ma le stesse immagini hanno rimandato alla gente - anche quella di Forza Italia che lo ha sempre idolatrato, perdonandogli tutto - il ritratto un uomo che, a dispetto della cercata immortalità, è vecchio, cristallizzato, forse anche stanco, sicuramente poco adatto a reggere il passo di quelli che ha sempre considerato discepoli o vassalli e non solo alleati e che guardano a lui non come ad un faro.  Il teorema su cui ha fondato le sue strategie (imprenditoriali e, quindi, politiche) è semplice: sono il migliore, sono unico e quindi abilitato a interpretare un ruolo importante, anche a dispetto dei numeri penalizzanti e del passare degli anni. Fattore, quest'ultimo, al quale si è sempre ribellato vantandosi, come fosse un ragazzetto che ha appena lasciato per strada i foruncoli, degli scalpi appesi davanti al mitico lettone e atteggiandosi a Ganimede.  

L'esito delle consultazioni elettorali ha ridotto Forza Italia ad una striminzita stampella

Un modo di cercare il consenso della gente comune che, se ha avuto effetto tra i '90 e la prima decade dei 2000, ora è evaporato davanti all'evidenza di un uomo di 86 anni, che ne ha passate tante dal punto di vista della salute, ma che si intestardisce nel considerarsi superiore al decadimento fisico che tutti devono affrontare, se hanno la fortuna di andare avanti nel cammino della vita. E questo spaventoso egotismo, che suona strano anche nelle persone giovani, è disarmante se anima l'esistenza di un uomo che - almeno da imprenditore, ma anche sul piano politico, come demiurgo del centrodestra, che oggi è solo destracentro - si ritiene sempre determinante, anche quando l'esito delle consultazioni elettorali ha ridotto Forza Italia ad una striminzita stampella. 
Lo scontro con Giorgia Meloni si è risolto, per lui, in una umiliante disfatta e molto più che le sue parole valgono quelle della leader di Fratelli d'Italia che gli ha sbattuto in faccia di potere essere tutto, ma non certo ricattabile.

La ritirata di Berlusconi, plasticamente rappresentata dal fatto che Licia Ronzulli non farà parte dei ministri forzisti (non per scelta dell'ex Cavaliere, ma davanti all'evidenza che Meloni non ci pensa nemmeno a farla entrare nel governo anche con un ruolo di secondo o terzo piano) , è la sconfitta di un uomo che pensava di potere restare al centro di un progetto. Solo che questo progetto - in cui, tra l'altro, si riteneva il garante del governo in campo internazionale, come se all'estero lui possa contare ancora di molto credito - è suo e suo soltanto e, quindi, non praticabile da chi, grazie al risultato elettorale, vuole riaffermare ruoli e prerogative.  Ma la considerazione che Berlusconi ha di sé stesso oggi non gli consente comunque di giocare un ruolo da protagonista, e nonostante questo ha preferito andare a incrociare le lame con Giorgia Meloni che, forse intuendo cosa stava per accadere, aveva trovato sponda in alcuni settori dell'opposizione, da cui ha pescato i voti per fare eleggere La Russa alla presidenza del Senato.

La domanda che però si pongono in molti, formulando spesso risposte non  certo lusinghiere per Berlusconi, è come mai, davanti ad un atteggiamento che era già noto (niente Ronzulli al Governo e men che meno come ministro di peso), abbia comunque scelto di andare avanti, non intuendo che la sconfitta sarebbe stata sanguinosa. Lo spettacolo che è stato propinato al Paese è stato sconcertante, anzi offensivo delle Istituzioni, ridotte ad un foro boario che però, a dispetto di quello romano, è stato il riassunto di una protervia che resta di difficile interpretazione. Il gruppo del Senato di Forza Italia (in cui si agitano due anime, quella con il Presidente e un'altra che cerca la ragionevolezza nei rapporti con potente alleato, Giorgia Meloni) è stato mandato al massacro e poco cambia il fatto che alcuni parlamentari si siano ritrovati nelle medesime posizioni di Berlusconi.  E adesso, pover'uomo, verrebbe da dire parafrasando il titolo del romanzo di Hans Fallada? 

Adesso niente, perché, al di là dei bellicosi proclami, dei musi lunghi, delle minacce - per l'oggi e anche per il futuro -, Berlusconi non può certo spaccare la coalizione sacrificandola alle ambizioni di una senatrice, capace, caparbia, quanto si voglia, ma che nessuno vuole in un governo che, a detta di Giorgia Meloni, deve essere di altro, ma soprattutto alto profilo. Su quali poi siano le reali motivazioni dell'opposizione a Ronzulli ministro state certi che non ci sarà chiarezza, perché non può essercene. Quindi è probabile che i toni cruenti e bellicosi lascino il passo a un passetto indietro, niente di clamoroso, ma di quel tanto che possa giustificare un ''è stato un fraintendimento'' che salverebbe almeno la forma, consentendo a Giorgia Meloni di entrare trionfalmente a Palazzo Chigi. In questo pantano di azioni, speranze e ambizioni, resta sullo sfondo la famiglia vera di Silvio Berlusconi, non quella posticcia che viene rifilata in continuazione quando ci sono telecamere o fotografi. Ai figli stanno certamente a cuore le vicende personali dell'ex Cavaliere, ma con un occhio anche alle cose materiali. Quindi un Berlusconi che va a sbattere con violenza contro un nemico forte e risoluto è cosa che, dalle parti di casa sua, nessuno vuole veramente.  Perché si può anche morire per Danzica, ma non certo per Licia Ronzulli. 
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