Chi è Ursula Albrecht Von der Leyen: la carriera, gli scandali e la sfida europea tra riarmo e agricoltura
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Nata a Ixelles, in Belgio, Ursula Albrecht è figlia di Ernst Albrecht, funzionario di alto livello della Commissione Europea, già Direttore generale della Concorrenza e figura centrale nei primi anni dell’Unione. La giovane Ursula cresce in un contesto internazionale, in una famiglia profondamente integrata nell’eurocrazia di Bruxelles. Tuttavia, la sua traiettoria personale è tutt’altro che lineare: in gioventù cambia più volte indirizzo di studi, iniziando con archeologia, poi economia — frequentata anche sotto pseudonimo (Rose Ladson) — per infine approdare alla medicina, che completerà con un dottorato nel 1991 ad Hannover, dove nel frattempo ha sposato il medico Heiko von der Leyen, appartenente a una famiglia nobile.
Chi è Ursula Albrecht Von der Leyen: la carriera, gli scandali e la sfida europea tra riarmo e agricoltura
La sua carriera politica inizia a livello regionale nel 2001 nella Bassa Sassonia, dove assume l’incarico di ministra per gli Affari Sociali. È l'inizio di un’ascesa costante, favorita dal legame stretto con Angela Merkel, che la porterà ad assumere incarichi chiave: nel 2005 ministra della Famiglia, nel 2009 ministra del Lavoro, incarichi che consolideranno la sua reputazione come figura affidabile all’interno della CDU e del governo tedesco. Ma è nel 2013 che arriva la svolta: Von der Leyen viene nominata ministra della Difesa, prima donna nella storia tedesca a ricoprire quel ruolo.
Il caso elicotteri e le critiche della Corte dei Conti
Il mandato alla Difesa si rivela controverso. Nel 2015 Von der Leyen autorizza l'acquisto di 138 elicotteri da guerra NH90 per un valore stimato di 8,5 miliardi di euro. I velivoli, destinati alla Bundeswehr, mostrano gravi difetti tecnici: problemi ai motori, software instabili, rischio di cortocircuiti. Alcuni esemplari vengono messi a terra, dopo l'incidente del 2017 in Mali, costato la vita a due piloti. Le critiche si moltiplicano e non si limitano all’opposizione: anche la Corte dei Conti tedesca interviene, sottolineando l'inadeguatezza dei risparmi dichiarati e denunciando che l'accordo non tutelava gli interessi dei contribuenti. Le revisioni successive al contratto non portano a tagli di spesa, ma addirittura a un aumento dei costi complessivi, includendo 430 milioni di euro di “costi di sistema” legati alla manutenzione post-acquisto.
Dalla Commissione europea al Green Deal: luci e ombre
Nel luglio 2019, dopo una trattativa estenuante durata tre giorni, Von der Leyen viene eletta presidente della Commissione europea. È la prima donna a ricoprire questo incarico. Nei primi anni del mandato, in piena emergenza sanitaria, la presidente promuove il Green Deal europeo come strumento di rilancio e resilienza post-pandemia, insieme al vicepresidente esecutivo Frans Timmermans. Tuttavia, proprio intorno al Green Deal e alla sua gestione nascono nuove tensioni politiche. L’inchiesta su Timmermans e il cosiddetto “caso Pfizer” — legato agli scambi non trasparenti tra Von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer per l’acquisto dei vaccini — alimentano polemiche e dubbi sull’opacità dei processi decisionali in seno alla Commissione.
Tagli alla PAC e scontro con gli agricoltori
Nel 2024 Von der Leyen presenta la proposta di Bilancio Pluriennale UE 2028-2034, che prevede un taglio drastico alla Politica Agricola Comune (PAC): meno 87 miliardi. La decisione si inserisce nel più ampio contesto di una ristrutturazione delle spese europee in chiave militare, con l’intento di rafforzare la difesa comune. Il messaggio è chiaro: priorità alle granate, non al grano. La reazione del mondo agricolo è immediata e durissima. Il giorno della presentazione del bilancio a Bruxelles, migliaia di agricoltori europei, tra cui molti italiani, scendono in piazza per protestare. Le critiche arrivano anche dal Parlamento europeo, dove molti deputati denunciano l’impatto devastante sui territori rurali e sulla sicurezza alimentare del continente.
Una leadership sotto pressione
L’ultimo mandato di Von der Leyen alla guida della Commissione si gioca quindi su un equilibrio fragile: da un lato la pressione crescente per garantire la sicurezza e l’autonomia strategica europea; dall’altro, il malcontento diffuso nel settore agricolo e l’erosione del consenso popolare in un’Europa attraversata da crisi economiche, sociali e ambientali. Ursula Albrecht, oggi Von der Leyen, ha costruito una carriera politica sulla resilienza e sulla capacità di adattamento. Ma di fronte a una nuova stagione di proteste, scandali e sfide geopolitiche, la sua leadership è di nuovo al vaglio dell’opinione pubblica europea.