Per altri cinque anni Ursula von der Leyen siederà alla scrivania più importante dell'Unione europea.
Con 401 voti a favore, ha ottenuto l'elezione al primo scrutinio, raccogliendo la maggioranza necessaria, di cui, secondo le dichiarazioni ufficiali del gruppo di Ecr, non fanno parte i Conservatori, il gruppo presieduto da Giorgia Meloni, mentre ne sono parte integrante i Verdi.
L'esito della votazione ha quindi ufficializzato la spaccatura che si era formata tra i partiti dichiaratamente favorevoli all'elezione di von der Leyen e quelli dell'opposizione (come i Patrioti, di cui fa parte la Lega).
Ue: Von der Leyen confermata presidente della commissione, con il no dei Conservatori
Lo scrutinio ha dato un responso inequivocabile: 401 voti a favore; 284 contrari; 15 astenuti. Per essere eletta alla presidente uscente occorrevano 360 voti (e non 361, poiché un seggio non è stato ancora ufficialmente attribuito) su 720 della maggioranza ufficiale. Ma questi numeri devono anche essere interpretati perché la maggioranza che si era determinata prima dell'endorsement dei Verdi era appunto di 401, esattamente i voti ottenuti da von der Leyen. Quindi c'è da pensare che la maggioranza allargata ai Verdi ha registrato una quarantina di franchi tiratori; un numero considerato endemico.
L'esito della votazione di oggi - con i Conservatori che, pur lasciando libertà di voto ai propri rappresentanti, si sono a maggioranza espressi contro la conferma della politica tedesca come presidente della Commissione europea - apre una stagione nuova e diversa per quanto riguarda l'Italia che ora dovrà capire quale ruolo le verrà assegnato quando si tratterà di distribuire, tra i 27, le singole deleghe, sulle quali Giorgia Meloni aveva rivendicato un ruolo importante per il Paese, con una vicepresidenza di peso.
Una ipotesi che, almeno al momento, sembra formalmente distante.
A meno che von der Leyen faccia il ''grande gesto'' di concedere quel che sino ad oggi aveva negato, certo mettendo l'Italia in una posizione abbastanza anomala, dal momento che l'essere uno dei Paesi fondatori dell'Unione, oltre che contributore di peso, sembra non essere stato considerato davanti alle richieste di Giorgia Meloni. Il nostro presidente del Consiglio ha infatti chiesto una agenda della futura commissione che avesse, tra i primi punti, temi a lei cari, quali l'economia verde - tacciata di essere oggi troppo ideologizzata - e la gestione del problema dell'immigrazione illegale.
Ma, a determinare la volontà di Fratelli d'Italia (componente maggioritaria dei Conservatori), è stata anche un'altra circostanza, sottolineata dal capogruppo di FdI nell'europarlamento, Carlo Fidanza, secondo il quale a rendere ''impossibile il nostro sostegno a von der Leyen'' è stata l'ufficializzazione dell'appoggio dei Verdi. Fidanza ha fatto ricorso a parole dure, anche se non hanno chiuso ad una collaborazione con la presidente.
''Le scelte fatte in questi giorni, la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi - ha detto Fidanza - hanno reso impossibile il nostro sostegno a riconferma della presidente''. Con questa rielezione, per Fidanza ''non viene dato seguito al forte messaggio di cambiamento uscito dalle urne il 9 giugno''.
''Questo - ha concluso il capogruppo di Fratelli d'Italia nell'europarlamento - non pregiudica il nostro rapporto di lavoro istituzionale che siamo certi possa portare alla definizione di un ruolo adeguato in seno alla prossima commissione, che l'Italia merita''.
Certo è che la votazione ha sottolineato le diverse vedute in Europa della maggioranza di governo italiana.
Se Salvini non perde occasione per attaccare von der Leyen (pur ribadendo la saldezza dell'esecutivo a guida Meloni), Antonio Tajani, leader di Forza Italia (che in Europa aderisce al Ppe), ha celebrato la conferma della presidente uscente. ''Congratulazioni - ha scritto su X Tajani rivolgendosi a von der Leyen -. Fieri del grande lavoro di squadra del Ppe per sostenere la tua conferma alla guida della Commissione europea. Conta sempre su Forza Italia per costruire un'Europa più competitiva, più sicura e portatrice di pace''.