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Ue, Orsini attacca: «Così non serve alle imprese europee e italiane»

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ue, Orsini attacca: «Così non serve alle imprese europee e italiane»
Un intervento dai toni netti, pronunciato da un europeista dichiarato. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, sceglie la Conferenza nazionale dell’Export e dell’internazionalizzazione delle imprese, in corso a Fiera Milano a Rho nell’ambito della Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori, per lanciare un messaggio critico verso le politiche europee. «Non volevo oggi toccare l’Europa perché io sono un europeista convinto», premette Orsini, «però purtroppo, per come si sta comportando, quest’Europa non serve alle imprese europee e italiane. Lo dobbiamo dire».

Ue, Orsini attacca: «Così non serve alle imprese europee e italiane»

Nel suo intervento, Orsini mette al centro il tema della tenuta industriale del continente. «Stiamo distruggendo l’industria di base del continente europeo», afferma, collegando direttamente la competitività delle imprese alla capacità dell’Europa di mantenere un solido apparato produttivo. «Per poter essere forti e fare i nostri prodotti abbiamo bisogno di non deindustrializzare la nostra Europa e soprattutto la nostra Italia», aggiunge, richiamando il ruolo dell’industria come pilastro dell’economia e dell’export.

Il nodo delle regole europee


Il presidente di Confindustria individua nella burocrazia europea uno dei principali ostacoli alla crescita. «Abbiamo bisogno, con la sana politica, di combattere quei burocrati che tornano indietro sulle scelte fatte, che stanno fermando la crescita dell’Europa», dice Orsini, sottolineando come l’incertezza regolatoria e i ripensamenti normativi finiscano per penalizzare le imprese, rallentando investimenti e processi di innovazione.

Industria e transizione ambientale

Nel ragionamento di Orsini, la critica non si traduce in una contrapposizione alla transizione ecologica. «Io sono europeista convinto, sono uno che tiene all’ambiente», precisa, rivendicando una visione che tenga insieme sostenibilità e sviluppo industriale. Ma avverte: «Se noi cancellassimo l’industria europea, vuol dire l’1,5 per cento di emissioni». Un dato che, secondo Orsini, va letto nel contesto complessivo: «L’Europa oggi emette il 6 per cento».

I numeri delle emissioni

Il presidente di Confindustria richiama i numeri per sostenere la necessità di un approccio più equilibrato. Anche eliminando completamente l’industria europea, sottolinea, l’impatto sulle emissioni globali sarebbe limitato. Un argomento utilizzato per chiedere politiche climatiche che non penalizzino in modo eccessivo il sistema produttivo europeo, mettendolo fuori gioco rispetto ai competitor internazionali.

L’appello a cambiare rotta

Il messaggio finale è un invito diretto alle istituzioni comunitarie. «Dobbiamo far capire a chi scrive quelle regole, che tutti i giorni ci mettono in difficoltà», afferma Orsini. «O quelle regole le cambiamo oppure purtroppo i risultati che noi vogliamo porci e vogliamo ottenere non riusciremo a ottenerli». Una presa di posizione che mette in evidenza la distanza crescente, secondo Confindustria, tra gli obiettivi dichiarati dell’Unione europea e le condizioni reali in cui operano le imprese.

Il contesto dell’export

L’intervento arriva in un contesto dedicato all’internazionalizzazione e all’export, temi centrali per l’economia italiana. Proprio da questo palcoscenico Orsini rilancia la necessità di un’Europa capace di sostenere la competitività industriale, evitando scelte che rischiano di indebolire le basi produttive del continente e, con esse, la capacità delle imprese europee e italiane di stare sui mercati globali.
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