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Trump spinge sull’IA: sfida alle regole e messaggio alla Cina

- di: Bruno Legni
 
Trump spinge sull’IA: sfida alle regole e messaggio alla Cina
Trump spinge sull’IA: sfida alle regole e messaggio alla Cina

Un ordine esecutivo per “un solo arbitro” dell’intelligenza artificiale: nel mirino le leggi dei singoli Stati, sullo sfondo la gara con Pechino. E Bessent lega deregolamentazione, finanza e IA alla crescita. 

La scena alla Casa Bianca: “un solo binario” per non frenare l’industria

La Casa Bianca ha scelto un messaggio semplice e muscolare: l’intelligenza artificiale va accelerata, non ingabbiata. Nelle dichiarazioni raccolte dai media internazionali, Donald Trump ha rivendicato la superiorità statunitense nel settore e ha impostato la linea politica come una corsa a ostacoli da eliminare in fretta: troppe regole, troppi livelli decisionali, troppa incertezza per startup e grandi aziende.

Il cuore della mossa è un ordine esecutivo che mira a ridurre la frammentazione normativa tra i 50 Stati: Trump ha sostenuto che un mosaico di leggi locali può rallentare l’innovazione e, soprattutto, indebolire la posizione USA nella competizione globale. In quel contesto, accanto al presidente c’era anche il segretario al Tesoro Scott Bessent, che ha inquadrato l’IA come leva di sviluppo economico. (Contesto e dichiarazioni rilanciate in Italia dall’ANSA, 11-12 dicembre 2025; ricostruzione e dettagli sull’ordine esecutivo da Reuters, 11 dicembre 2025.)

La leva più dura: fondi federali a rischio per gli Stati “troppo severi”

Il punto più esplosivo è il meccanismo di pressione economica: secondo Reuters, l’amministrazione intende collegare l’accesso a fondi federali (in particolare quelli per la banda larga) al giudizio di compatibilità delle leggi statali con le “priorità” federali sull’IA.

Nel dettaglio, l’ordine esecutivo affiderebbe al Segretario al Commercio una valutazione delle norme locali e consentirebbe di bloccare l’accesso al programma BEAD (il maxi-fondo da 42 miliardi di dollari per l’espansione della banda larga) per gli Stati considerati in conflitto con la strategia della Casa Bianca. Reuters riporta anche un passaggio-chiave della narrativa trumpiana: per vincere la gara, le aziende USA devono poter innovare “senza regolazione gravosa”, e un sistema “a pezzi” penalizza soprattutto chi è piccolo e cresce in fretta. (Reuters, 11 dicembre 2025.)

“Non è sicurezza, è un Far West”: le prime reazioni e lo scontro istituzionale

La risposta politica non si è fatta attendere. Reuters cita il deputato democratico Don Beyer, co-presidente di un caucus bipartisan sull’IA, che descrive l’impatto dell’ordine come la costruzione di un “Far West” normativo, con rischi diretti per cittadini e consumatori. (Reuters, 11 dicembre 2025.)

Anche la stampa americana ha evidenziato il terreno di scontro: chi difende l’intervento federale sostiene che la frammentazione blocca investimenti e competitività; chi lo contesta teme un arretramento di tutele su discriminazioni algoritmiche, deepfake, privacy e sicurezza. Associated Press ricostruisce la filosofia del provvedimento e sottolinea che l’ordine punta a scoraggiare regolazioni statali autonome, anche con l’arma dei finanziamenti. (AP, 11 dicembre 2025.)

In parallelo, il Washington Post segnala una frattura anche nel mondo conservatore: alcuni repubblicani criticano l’idea di colpire l’autonomia dei singoli Stati, mentre le aziende tech vedono con favore un quadro unico nazionale. (Washington Post, 11 dicembre 2025.)

Il ruolo di Bessent: finanza, deregolamentazione e un “gruppo IA” nella cabina di regia

Il tassello Bessent non è solo di contorno. Nelle stesse ore, il segretario al Tesoro ha spinto su un riposizionamento del Financial Stability Oversight Council (FSOC) in chiave più pro-crescita: Reuters riporta che l’amministrazione intende rimettere al centro l’obiettivo di crescita economica e ridurre la pressione regolatoria nel sistema finanziario, riorganizzando anche le priorità del consiglio. (Reuters, 11 dicembre 2025.)

Politico, entrando nei dettagli, parla di un vero cambio di mandato: tra i nuovi filoni di lavoro del FSOC viene citata anche una pista dedicata all’intelligenza artificiale, per valutarne opportunità, rischi e barriere regolatorie nel mondo della vigilanza e dei mercati. (Politico, 11 dicembre 2025.)

C’è poi un elemento “ufficiale” che cristallizza il linguaggio: nel testo delle “Remarks” pubblicate dal Dipartimento del Tesoro (documento “as prepared for delivery”, 11 dicembre 2025), Bessent lega la stabilità finanziaria alla crescita e insiste sul fatto che la regolazione, se eccessiva e duplicata, può frenare resilienza e sviluppo. (U.S. Department of the Treasury, 11 dicembre 2025.)

Davvero gli USA “dominano”? I numeri che contano nella corsa all’IA

La politica può alzare il volume, ma i dati aiutano a capire perché la Casa Bianca insista sulla leadership. Lo Stanford AI Index Report 2025 fotografa un vantaggio netto degli Stati Uniti su due fronti: produzione di modelli “notabili” e investimenti privati.

  • Modelli: nel 2024, istituzioni USA hanno prodotto 40 modelli di IA “notabili”, contro 15 della Cina e 3 dell’Europa, pur con un gap di performance che si è ristretto rapidamente su benchmark chiave. (Stanford HAI, AI Index 2025.)
  • Investimenti: l’investimento privato USA in IA nel 2024 è indicato in 109,1 miliardi di dollari, con un distacco enorme rispetto ai principali inseguitori. (Stanford HAI, AI Index 2025.)

È qui che la retorica “dominanza” trova terreno fertile: Washington vuole evitare che un patchwork normativo faccia scappare capitali, talenti o tempi di sviluppo. Ma lo stesso AI Index avverte che la Cina sta chiudendo il divario in qualità, e che Pechino resta fortissima su brevetti e pubblicazioni. (Stanford HAI, AI Index 2025.)

L’ombra cinese: open source, volumi d’uso e la competizione che cambia forma

Se l’America primeggia nell’ecosistema “frontier” e nei capitali, la Cina sta spingendo anche su un’altra leva: modelli aperti e a basso costo, capaci di scalare rapidamente in mercati diversi. Negli ultimi mesi del 2025, diverse analisi hanno sottolineato l’avanzata delle soluzioni open source cinesi: Fortune ha descritto la crescita della loro presenza fuori da Stati Uniti ed Europa, dove contano non solo prestazioni ma anche costo e controllo dei dati. (Fortune, 25 novembre 2025.)

In parallelo, un filone di notizie basato su dati di utilizzo (ripresi da circuiti finanziari e tech) segnala settimane in cui i modelli open source cinesi arrivano a quote molto alte di adozione complessiva. Questi numeri sono oggetto di discussione e dipendono da metriche e campioni, ma il trend è chiaro: la concorrenza non è più solo “laboratorio contro laboratorio”, è anche “distribuzione contro distribuzione”. (Yahoo Finance, 8 dicembre 2025; Fortune, 25 novembre 2025.)

La grande domanda: più velocità, ma a quale prezzo?

Il nodo politico è tutto qui: accelerare senza perdere i freni. L’ordine esecutivo – nelle ricostruzioni di Reuters e AP – concede che alcune aree restino “regolabili” (ad esempio la protezione dei minori), ma l’impianto punta a depotenziare le norme statali considerate eccessive.

Il contraccolpo potrebbe spostarsi nelle aule di tribunale e nel confronto costituzionale: Reuters riporta esplicitamente l’argomento del possibile conflitto con il Decimo Emendamento, che tutela competenze non attribuite al governo federale. (Reuters, 11 dicembre 2025.)

Sullo sfondo, restano due pressioni opposte: la richiesta delle aziende di un quadro unico nazionale e la spinta di molti Stati a intervenire perché il Congresso, finora, non ha prodotto una cornice completa e stabile. (Reuters, 11 dicembre 2025; AP, 11 dicembre 2025.)

Che cosa succede adesso: Congresso, Stati e big tech

Nei prossimi mesi la partita potrebbe aprirsi su tre binari:

  • Standard nazionale: la Casa Bianca chiede una regola federale unica e invita il Congresso a lavorare a uno standard che includa anche tutele su copyright, sicurezza e minori. (Reuters, 11 dicembre 2025.)
  • Conflitto legale: Stati e associazioni potrebbero impugnare l’impianto, contestando sia il metodo (finanziamenti come leva) sia la sostanza (pre-emption federale). (Reuters, 11 dicembre 2025; Washington Post, 11 dicembre 2025.)
  • Nuove regole “di mercato”: in assenza di vincoli pubblici forti, peseranno ancora di più policy interne, audit, standard tecnici e la capacità delle aziende di dimostrare sicurezza e affidabilità senza obblighi stringenti. (AP, 11 dicembre 2025; ricostruzioni stampa USA.)
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