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Trump valuta i Tomahawk per Kiev ma non rompe con Putin: “Deluso, ma sto lavorando per fermare il bagno di sangue”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump valuta i Tomahawk per Kiev ma non rompe con Putin: “Deluso, ma sto lavorando per fermare il bagno di sangue”

Donald Trump ha dichiarato di essere profondamente deluso da Vladimir Putin, ma ha aggiunto di non essere ancora pronto a una rottura definitiva con il leader russo. «Sto lavorando per fermare il bagno di sangue in Ucraina», ha affermato, cercando di tracciare una linea diplomatica difficile in una fase in cui i segnali di escalation si moltiplicano. Le sue parole arrivano in un momento delicato, in cui gli Stati Uniti sembrano pronti a un salto di qualità nella fornitura di armamenti a Kiev, segno che l’amministrazione americana sta valutando nuove leve per influenzare il conflitto. Secondo quanto riportato dal Washington Post, Trump sta considerando l’invio dei missili Tomahawk alle forze ucraine, armi in grado di colpire obiettivi nelle grandi città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo.

Trump valuta i Tomahawk per Kiev ma non rompe con Putin: “Deluso, ma sto lavorando per fermare il bagno di sangue”

La riflessione su una fornitura di missili Tomahawk – strumenti di precisione capaci di colpire a lungo raggio – si colloca in un quadro più ampio che include l’autorizzazione all’impiego completo degli ATACMS (Army Tactical Missile System), che Kiev già possiede in parte con uso limitato. Tali armamenti aumenterebbero significativamente la capacità offensiva dell’Ucraina, portando il conflitto su un nuovo livello di intensità. Secondo fonti americane, Trump vorrebbe usare questa leva militare per esercitare una pressione decisiva su Mosca, inducendola a valutare una via negoziale più concreta. L’ipotesi di un attacco diretto a centri nevralgici russi resta tuttavia una linea rossa estremamente rischiosa, che potrebbe innescare reazioni incontrollabili. Il dibattito all’interno dell’amministrazione è acceso, tra la necessità di sostenere Kiev e quella di evitare un allargamento del conflitto.

Le indiscrezioni su Zelensky e la richiesta esplicita
Un’inchiesta del Financial Times aggiunge ulteriore tensione al quadro già complesso. Secondo il quotidiano britannico, il 4 luglio scorso Trump avrebbe parlato direttamente con Volodymyr Zelensky, chiedendogli esplicitamente se l’Ucraina fosse pronta a colpire Mosca e San Pietroburgo con i nuovi missili statunitensi. La conversazione, che non è stata smentita dalla Casa Bianca, confermerebbe l’intenzione americana di spostare l’asse strategico del conflitto verso un confronto più diretto. Zelensky, secondo fonti riservate, avrebbe espresso riserve sull’opportunità di simili operazioni, pur riconoscendo la necessità di rafforzare la deterrenza contro i continui bombardamenti russi sul territorio ucraino. I servizi di intelligence occidentali temono che una simile escalation possa innescare una risposta simmetrica da parte del Cremlino, soprattutto in caso di attacchi a obiettivi simbolici.

Pressione crescente su Mosca e bilanciamento diplomatico
Il doppio binario di Trump – aumento della pressione militare su Mosca e mantenimento di un canale di dialogo con Putin – riflette una strategia che cerca di bilanciare deterrenza e diplomazia. La Casa Bianca è consapevole che l’isolamento totale del Cremlino potrebbe chiudere ogni spiraglio negoziale, ma allo stesso tempo intende impedire che la Russia continui ad agire senza conseguenze. L’obiettivo dichiarato da Trump resta la cessazione immediata delle ostilità, ma il cammino scelto si presenta sempre più rischioso. Mentre le bombe continuano a cadere su Kharkiv e altre città, e i droni ucraini vengono intercettati in volo dai sistemi di difesa russi, il conflitto resta in bilico tra l’intensificazione militare e l’illusione della trattativa. Il presidente americano sembra voler utilizzare la forza come strumento di persuasione per la pace, ma in un equilibrio tanto fragile ogni mossa potrebbe risultare fatale.

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