Donald Trump rompe il silenzio diplomatico con Vladimir Putin e lo fa attraverso una conversazione telefonica di quasi un’ora, definita da fonti della Casa Bianca come “diretta ma deludente”. Il presidente degli Stati Uniti, sempre più attivo sulla scena internazionale, ha espresso al leader del Cremlino il suo malcontento per l’assenza di passi in avanti nel negoziato per un cessate il fuoco in Ucraina, a guerra che si protrae ormai da oltre tre anni e mezzo. “Non sono contento dei risultati”, ha dichiarato Trump in una successiva conferenza stampa, sottolineando come “sia necessario un maggiore impegno di tutte le parti in causa”. Il confronto, tuttavia, non si è limitato alla questione ucraina: fonti americane parlano anche di un lungo passaggio sul dossier Iran, in particolare sul programma nucleare e il ruolo destabilizzante di Teheran nella regione mediorientale.
Trump chiama Putin e si dice “scontento”: nessun progresso su Ucraina, focus su Iran e colloquio con Zelensky
Alle accuse secondo cui avrebbe ridotto il sostegno militare a Kiev, Trump risponde in maniera secca: “Non abbiamo smesso di fornire armi all’Ucraina, ma dobbiamo essere sicuri di averne abbastanza per noi”. Una frase che rivela più di quanto sembri: l’America, pur volendo mantenere il ruolo di baluardo della sicurezza occidentale, è in una fase di bilancio interno delle risorse, sia militari che economiche. A influenzare le sue parole anche la campagna per le presidenziali del 2028, in cui ogni gesto, anche di politica estera, viene letto in chiave elettorale. Il messaggio a Putin resta tuttavia chiaro: la pressione diplomatica americana non cesserà, ma sarà sempre più vincolata agli interessi diretti degli Stati Uniti.
Zelensky vola in Europa e sorprende la Danimarca
In parallelo, mentre Trump annuncia per oggi un incontro con Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino si è presentato a sorpresa ad Aarhus, in Danimarca, per l’avvio del semestre di presidenza dell’Unione Europea. Lì ha incontrato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e diversi leader nordici. La presenza di Zelensky all’evento non era stata annunciata, ma si inserisce in una strategia diplomatica ben precisa: mantenere alta l’attenzione europea sulla guerra in corso, in vista del vertice NATO e dell’atteso accordo commerciale con gli Stati Uniti. “Siamo qui per chiedere all’Europa di non mollare”, avrebbe detto Zelensky a porte chiuse, secondo fonti diplomatiche.
Accordo Ue-Usa sui dazi: la scadenza del 9 luglio
Il confronto transatlantico prosegue anche su un altro tavolo caldo: quello dei dazi doganali. Il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič è atteso oggi alla Casa Bianca per discutere l’intesa di principio su un nuovo accordo commerciale tra Bruxelles e Washington. La scadenza è fissata simbolicamente al 9 luglio, data in cui si vorrebbe raggiungere un’intesa simile a quella in vigore con il Regno Unito. Al centro dell’accordo ci sono acciaio, alluminio e tecnologie verdi, ma anche una revisione delle barriere su alcuni beni di consumo. L’Europa vuole evitare un’escalation protezionistica che metterebbe a rischio miliardi di euro in scambi annuali.
La posta in gioco: credibilità, alleanze e leadership
La diplomazia americana vive un momento cruciale. Da un lato Trump cerca di mostrare fermezza e autonomia rispetto a dinamiche multilaterali che ritiene inefficienti, dall’altro mantiene un piede nei principali consessi internazionali. Il colloquio con Putin, l’incontro con Zelensky e i negoziati sui dazi sono parte di una strategia che mira a ridisegnare le relazioni esterne americane, riducendo il peso degli impegni multilaterali ma senza rinunciare alla leadership globale. Anche per questo, ogni parola, ogni dichiarazione, ogni viaggio – come quello improvviso di Zelensky – acquista un significato che va oltre la cronaca e scivola nel terreno scivoloso della geopolitica.