Trump showman: fra Putin e Zelensky, l’orchestra suona a vuoto

Trump, il maestro del circo diplomatico

Se il “capolavoro” di riportare la pace tra Mosca e Kiev è ancora vivo, è solo grazie alla sonda con cui Trump continua a sondare ogni piega del palcoscenico internazionale. Ieri il tycoon ha rinnovato le sue manovre: concede a Putin e Zelensky un paio di settimane per vedersi, poi promette “conseguenze”, ha detto Trump, se non lo faranno.

Il settimanale tentativo di mediazione – tra uno show e l’altro – è già graffiato dall’ammissione dell’ex presidente: “Pensavo fosse facile. Invece è un casino”, ha ammesso Trump. Tacendo forse sui tempi promessi: in campagna elettorale sosteneva che avrebbe risolto tutto in 24 ore.

Dietro la maschera del “venditore”

Trump non si fa mancare un attacco personale: Zelensky definito “miglior venditore di sempre”, ha attaccato Trump, accusando il leader ucraino di aver sprecato aiuti senza fornire risultati. E poi la promessa di far pagare l’Europa: “Non spenderemo più un centesimo per l’Ucraina. Trattiamo con la Nato, non con Kiev”, ha detto Trump. Tradotto, zero soldi americani e ancora un po’ di show. Il tutto è accompagnato da una vaga disponibilità statunitense a un ruolo nella “architettura di sicurezza”, ma senza truppe né dettagli concreti.

Trump parla di limitazione degli arsenali nucleari con Putin dopo il summit in Alaska del 15 agosto, ma tra una battuta e l’altra il consenso diplomatico resta volatile, senza impegni in contanti o impegni sul terreno.

Minacce, summit e applausi mancati

Il messaggio è chiaro: “In una o due settimane deciderò se agire”, ha detto Trump. Ma l’azione concreta? Big sanctions in vista. Non mancano critici che sottolineano l’assurdo del teatrino in corso: show verbali, continui rinvii, mentre la guerra in Ucraina continua a mietere vittime e seminare rovine.

In parallelo, Zelensky ha fatto sentire la sua voce: l’inviato americano generale Keith Kellogg ha incontrato il presidente ucraino, che ha sottolineato della totale assenza di apertura da parte di Putin e ha ribadito l’importanza delle sanzioni e di una solida architettura di sicurezza europea.

Il grande show: tra chiacchiere, telefonate e nessun accordo

• Ambiente: Trump alterna tweet bombastici, minacce e silenzi diplomatici.
• Telefonate: Ha parlato con Putin più volte dal summit del 15 agosto, ammettendo che Putin non vuole incontrare Zelensky per una personale antipatia.
• Promesse evasive: Disponibile a essere parte della “sicurezza” ucraina, ma senza dettagli, truppe o finanziamenti.
• Minacce: Entro due settimane “massive sanctions” se non cambia niente.
• Zelensky risponde: Nessuna apertura annuale da Mosca, ma l’Ucraina insiste su sanzioni, dazi e trattative con Kiev nel centro.

Uno spettacolo finora vuoto

La presidenza Trump si conferma spettacolare e vuota. Tra selfie diplomatici e frasi ad effetto restano guerra, paura e incertezza. Putin gioca sottotraccia, Zelensky tiene il fronte, e intanto Trump, sempre più showman, ignora la sostanza per rifarmi celebrare. Il grande circo diplomatico continua: applausi finali? Ancora non previsti.