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Trump detta la linea alla Nato: “Chi non paga, pagherà caro”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump detta la linea alla Nato: “Chi non paga, pagherà caro”

La Nato si prepara a una rivoluzione strutturale. Al termine del vertice dell’Alleanza atlantica a L’Aja, i Paesi membri hanno concordato di portare le spese militari al 5% del Pil entro il 2035. Una soglia storica, definita dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump “un grande successo”, e che, secondo gli analisti, segnerà un punto di svolta nella ridefinizione dei rapporti tra i partner euro-atlantici. La decisione, emersa dopo intense trattative, rappresenta il coronamento di una linea da tempo auspicata da Washington e ora formalizzata, benché con alcune tensioni interne.

Trump detta la linea alla Nato: “Chi non paga, pagherà caro”

La voce più dissonante è quella del premier spagnolo Pedro Sánchez. Il leader socialista ha rivendicato un impegno del 2,1%, definendolo “sufficiente” e “coerente con le capacità militari richieste”. Una posizione che però ha attirato la reprimenda diretta di Trump in conferenza stampa: “È l’unico Paese che non paga. Per loro dazi doppi”. L’affondo presidenziale ha messo in ombra le caute aperture dell’esecutivo di Madrid, che ha rivendicato la propria “strategia nazionale di sicurezza” ma ha fatto capire di non voler aderire alla corsa al riarmo con lo stesso ritmo imposto da Washington. Non si è fatta attendere la replica diplomatica spagnola, ma il segnale è chiaro: il nuovo equilibrio dell’Alleanza sarà dettato anche da una maggiore pressione economica sugli Stati membri.

L’Italia si allinea, Meloni marca la differenza

Giorgia Meloni ha colto l’occasione per ribadire l’allineamento italiano agli impegni assunti. “Con l’Alleanza, impegni sostenibili e necessari”, ha dichiarato, tracciando una distinzione rispetto alle posizioni più caute di altri partner Ue. Rispondendo a chi, in Italia, suggeriva di seguire la strada della Spagna, Meloni ha rovesciato il paradigma: “È Madrid che ha fatto come noi”. La premier ha poi escluso l’intenzione di ricorrere alla clausola di salvaguardia nel 2026, uno strumento richiesto da dodici Paesi – tra cui Germania e Francia – per ottenere margini di spesa aggiuntivi fino all’1,5% del Pil. Roma conferma quindi la propria adesione alla linea Trump, preferendo un incremento diretto e strutturato della spesa militare.

Zelensky e il rilancio dell’Articolo 5

A margine del vertice, c’è stato anche un incontro bilaterale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ha ribadito l’importanza del sostegno militare occidentale nel conflitto con la Russia, mentre Trump ha dichiarato che “sull’Articolo 5 siamo con gli alleati fino in fondo”. Parole che rafforzano l’impegno degli Usa a difesa degli Stati membri in caso di attacco, secondo il principio fondante dell’Alleanza. Ma dietro la riaffermazione della solidarietà collettiva, si legge anche un messaggio chiaro: chi non contribuisce economicamente, rischia di essere isolato politicamente.

Tra carezze e minacce, il metodo Trump
Il vertice ha visto un Trump in piena forma mediatica. Tra battute, strette di mano affettuose e annunci dai toni bellicosi, il presidente ha ribadito la sua strategia di pressione multilivello. Ha definito “storico” il traguardo del 5% e ha ricordato che “gli Stati Uniti non possono continuare a fare da bancomat globale”. L’America di Trump vuole partner affidabili e impegnati, non spettatori passivi. E questa richiesta non è più un’opinione politica, ma un principio inserito nero su bianco nelle future direttrici dell’Alleanza.

Una Nato più muscolare e meno diplomatica
Il documento finale del vertice, pur nella sua formalità diplomatica, lascia poco spazio alle interpretazioni: l’Alleanza si muove verso un nuovo paradigma. Non solo deterrenza e stabilità, ma anche efficienza e responsabilità economica. Il 5% del Pil è un obiettivo che richiederà manovre strutturali e scelte impopolari, soprattutto per Paesi con debito pubblico elevato o sistemi di welfare estesi. Ma la direzione è tracciata, e con un’America più assertiva sul piano internazionale, il margine per le ambiguità si restringe.

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