La Casa Bianca sprona i Paesi con tariffe shock fino al 70%, scadenza il 1° agosto: stop ai negoziati, ora il duello è diretto.
L’annuncio e il cambio di strategia
Il presidente Trump ha firmato 12 lettere che verranno spedite lunedì 7 luglio a Paesi partner. Al loro interno, i dettagli delle tariffe da “prendere o lasciare”. “Le lettere sono più efficaci rispetto a trattative politiche”, ha affermato ai giornalisti a bordo dell’Air Force One.
Quali saranno i dazi (e quando scattano)
I dazi partiranno dall’1 agosto 2025, con aliquote fra il 10 % e un picco del 70 % su alcune merci. La base del 10 % era stata annunciata il 2 aprile con l’“executive order” del giorno della Liberazione, mentre gli incrementi (fino al 50 %) erano stati sospesi per 90 giorni. Ora, con la scadenza del 9 luglio, tutto torna in gioco — e Trump avverte: “prendere o lasciare”.
Retroterra e limiti dei negoziati
Dietro la mossa di Trump c’è il fallimento di molti colloqui globali: finora solo Regno Unito e Vietnam hanno siglato accordi, restituendo rispettivamente dazi del 10 % e del 20 %. L’UE, il Giappone, l’India e altri sono ancora bloccati. È per questo che la Casa Bianca ha optato per una strategia più aggressiva, bypassando le lungaggini negoziali e puntando su lettere dirette.
La reazione dei partner: Europa e Asia in tensione
L’Unione europea tenta di guadagnare tempo: Bruxelles spera in un accordo entro il 9 luglio o in una proroga, ma ieri diversi commissari hanno ammesso che i negoziati sono “molto complessi”. L’ipotesi di dazi settoriali – come agricoli al 17 % – è al vaglio, con Italia e Germania pronte all’opportunità, mentre Francia e Spagna sono più ostili. Dal Giappone arrivano segnali di stallo, e Tokyo teme tariffe fino al 35 % su auto e componenti.
L’impatto sull’economia globale
Secondo il Guardian, i dazi potrebbero aggiungere fino a 82 miliardi di dollari di costi per imprese americane di medie dimensioni, aggravando l’inflazione e stritolando le supply chain. Alcuni insider citati dal Daily Beast sminuiscono la strategia, definendola “tattica televisiva” più che politica economica, ma la Casa Bianca ribatte che è un’azione mirata a correggere squilibri commerciali.
Perché Trump ora punta sulle lettere
Il presidente sostiene che “inviare una lettera è molto più semplice” rispetto a negoziare diplomazie complesse. L’idea è scattare al bloccarsi del dialogo: il tempo stringe, la finestra negoziale si chiude martedì 9 luglio 2025, e l’America vuole dare una risposta rapida — e dura.
Cosa succede ora: scenari da “prendere o lasciare”
- UK e Vietnam: esclusi dalle lettere, hanno già accordi preferenziali.
- Cina: pace relativa, ma rischia tariffe mirate.
- UE, Giappone, India: in bilico, tra minacce di 50–70 % e richieste di proroga.
- Altri partner: potrebbero subire le tariffe più alte se non firmeranno entro il deadline.
Una decisa inversione
Questa svolta rappresenta una decisa inversione: dalle promesse di 90 accordi in 90 giorni a una strategia “lettera pronta, colpo sicuro”. Il messaggio è chiaro: chi vuole accedere agli USA si adegui alle condizioni di Washington, o paghi un prezzo salato. Ma sul fronte globale monta la tensione: tra scelte strategiche, rischi inflazionistici e interrogativi sulla legittimità delle misure, siamo di fronte a una manovra piena di effetti collaterali.
In sintesi: parte una nuova fase di confronto unilaterale: lettere urgenti lunedì, dazi pesanti in arrivo ad agosto e un’escalation dietro l’angolo. La partita ora si gioca sulla capacità dei partner di resistere — o cedere — al “prendere o lasciare” di Trump.