Terra dei Fuochi, l’Italia condannata: la sentenza di Strasburgo che nessuno può ignorare

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha parlato chiaro: nella Terra dei Fuochi si muore. Non è retorica, non è una campagna allarmista, ma un fatto. C’è un “rischio grave, reale e accertabile” per la vita delle persone che vivono tra Napoli e Caserta. Ed è un rischio “imminente”. Il tempo delle scuse è scaduto.
La sentenza di Strasburgo, emessa il 30 gennaio 2025, è una condanna per l’Italia, colpevole di aver affrontato con una lentezza intollerabile un disastro che va avanti da decenni. Per anni, i cittadini di quei territori hanno gridato al mondo il loro dolore. Troppi hanno pianto i loro morti, troppi si sono ammalati, troppi hanno visto il loro diritto alla salute calpestato dall’indifferenza istituzionale e dalla complicità tra politica e criminalità organizzata.

Terra dei Fuochi, Italia condannata: la sentenza di Strasburgo che nessuno può ignorare

Rifiuti tossici interrati nei campi, falde acquifere contaminate, fumi velenosi che si alzano nella notte, bruciando scarti industriali e sostanze che nessuno dovrebbe respirare. Le immagini dei roghi, le testimonianze dei genitori che hanno seppellito figli malati di tumore, i dati epidemiologici spaventosi: tutto questo è stato ignorato per troppo tempo.

Il report della Corte europea è impietoso. Dal 1994 al 2015, l'Italia ha saputo, ha avuto strumenti per intervenire, ma ha agito con ritardi e omissioni gravissime. “Le misure adottate non sono state sufficienti a scongiurare la crisi ambientale e sanitaria,” si legge nella sentenza. Tradotto: si sapeva che la gente si ammalava, ma lo Stato ha guardato altrove.

Un fallimento dello Stato
La parola che ricorre nella sentenza è una sola: lentezza. Lentezza nell’individuare i siti contaminati, lentezza nel bonificarli, lentezza nell’adottare misure serie per proteggere la popolazione. Nel frattempo, quei territori sono diventati una camera a gas, dove i bambini nascono con malformazioni e i tumori colpiscono con un’incidenza fuori scala.

Eppure, nonostante le denunce, nonostante i dati, nonostante le inchieste giornalistiche e i rapporti scientifici, la reazione è stata sempre la stessa: promesse, piani, convegni. Ma la sostanza? Falde acquifere ancora avvelenate. Discariche abusive ancora attive. E chi denuncia ancora minacciato.

E ora?
Strasburgo ha dato ragione ai ricorrenti, cittadini che hanno visto le loro vite spezzate dall’inerzia dello Stato. Ora l’Italia dovrà pagare un risarcimento. Ma i soldi non ridaranno la salute ai malati, non riporteranno indietro i bambini strappati alle loro famiglie dal cancro.

La domanda è: dopo questa condanna, succederà qualcosa? O anche questa sentenza finirà per diventare carta straccia, mentre la camorra continua a fare affari e la politica si gira dall’altra parte?

La Corte di Strasburgo ha sancito l’ovvio: la Terra dei Fuochi è una condanna a morte lenta e silenziosa. Ora l’Italia non ha più scuse. Ma ha davvero la volontà di cambiare?

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