Le ragioni dei tassisti non possono pesare sul Paese

- di: Redazione
 
Lo spettacolo al quale anche oggi ci fanno assistere i tassisti, paralizzando il settore del loro trasporto in molte importanti città, non è di quelli che fanno bene al Paese, concretamente ed anche in termini di immagine, soprattutto in giorni in cui in giro ci sono decine di migliaia di stranieri, che tornando a casa, si porteranno dietro il delirio su piazze e strade.
Una protesta che, nata dal timore che la liberalizzazione del settore di fatto neutralizzi il valore delle loro licenze, spesso comprate affrontando pesanti spese, deve essere valutata anche per le ripercussioni che essa ha sulla gente, non solo quella che per spostarsi ricorre al taxi ed a costi che, ammettiamolo, non è che siano bassi.

Lo stop dei tassisti incatena il trasporto nelle grandi città

Ma questo del prezzo delle corse è un problema comune a tutto il mondo. Se si hanno dei dubbi, basta chiederlo a chi prende a volo, con il tradizionale fischio, un taxi a New York o se fa lo stesso, con un più signorile gesto della mano, con il ditino in su, a Londra.

Qui non stiamo a discutere delle motivazioni della protesta, ma su come essa viene attuata, ben sapendo quali saranno le sue ripercussioni. E viene da sorridere ripensando alle immagini di qualche giorno fa quando, sul Grande raccordo di Roma, un tassista ha tirato per la collottola un giovane ambientalista che, protestando per il clima, era salito sul cofano dell'auto. Il tassista ha accompagnato il gesto con la parola, al grido di ''Mo' te sfonno'', che in romanesco è molto di più che una minaccia di botte.

Eppure, verrebbe da dire oggi, protesta era quella dell'ambientalista, protesta è quella dei tassisti. Entrambe alla fine colpiscono chi non c'entra nulla, ma se quella sul Raccordo penalizzava gli automobilisti di passaggio sull'anello stradale, quella nelle città messa in atto dai tassisti colpisce tutti, accomunando sia chi prende i taxi, sia chi non se ne serve, sia non può nemmeno prendere i bus per le strade bloccate dalle auto bianche, sia, infine, chi magari della protesta non si interessa.
Se protesti e lo fai civilmente, dicono i tassisti, nessuno di presta attenzione. E se vuoi avere un interlocutore devi creare il massimo disagio per la comunità. Non è un ragionamento che è universalmente accettato, ma che non può essere rifiutato aprioristicamente. Se ritieni violato un tuo diritto (soprattutto se per esso ti sei caricato di debiti), hai diritto a difenderlo, ma da qui a scaricarne le conseguenze con chi proprio non c'entra nulla ce ne corre.

Da sempre quella dei tassisti più che una categoria è, forse a buon motivo, considerata una corporazione, che ha delle regole, la prima delle quali è ''alla prima che ci fanno, facciamo un macello''.
I cortei delle auto bianche che, transitando a passo di lumaca, nelle vie dei centri cittadini in occasione di una vertenza, sono entrati nel ''linguaggio'' visivo delle proteste, ma non per questo devono essere considerati un pegno da pagare senza ribellarsi.
C'è una narrazione costante sui tassisti, su come non siano sempre cortesi, su come talvolta rifiutino corse perché non remunerative (chiedetelo a chi arriva in aeroporto e magati abita a poca distanza, quindi con una corsa poco ''ricca) e perché, essendo a fine turno, non vogliono allontanarsi dal tragitto verso casa. Ma ci sono molti tassisti gentili, disponibili, magari capaci di stare in silenzio quando il passeggero non ha voglia di parlare.

Due universi paralleli che però si saldano quando c'è da protestare, con tanti saluti a chi ne paga le conseguenze.
Uno dei pilastri della società è il rispetto dell'altro, soprattutto quando quest'ultimo non ha voce per difendersi. Ma se blocchi il centro delle città, per chiedere qualcosa o sollecitare la revoca di un'altra, sai benissimo che a essere danneggiato non è chi tu stai sollecitando, ma la gente comune.
Però i tassisti sono compatti nelle loro proteste, sostanziando l'immagine di un gruppo coeso e che, altra cosa affatto da sottovalutare, è perennemente corteggiato quando si avvicinano le elezioni, soprattutto amministrative, capaci come sono di garantire un consistente sostegno, diretto o attraverso il moltiplicatore delle rispettive famiglie.
Certe cose bisogna pure dirle, ma, ripetiamo, se le loro istanze sono comprensibili, esse non garantiscono l'immunità o l'impunità. E' lo strumento di lotta che hanno scelto che non condividiamo. Ma, si sa, una protesta fatta sussurrando non arriva alle orecchie dei potenti. Ma se gridi e a sentirti sono i comuni cittadini, cos'è che hai risolto?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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