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Sydney, l’ombra dell’Isis sulla strage di Bondi Beach

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Sydney, l’ombra dell’Isis sulla strage di Bondi Beach

Emergono nuovi elementi sull’attacco che ha sconvolto Sydney. Secondo quanto riferisce l’emittente pubblica Abc, citando fonti dell’Australian Security Intelligence Organisation (Asio), i due autori della strage di Bondi Beach, padre e figlio, erano legati all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Nell’attentato di ieri sono morte 15 persone, tra cui un rabbino e una bambina; decine i feriti, due poliziotti in condizioni gravi.

Sydney, l’ombra dell’Isis sulla strage di Bondi Beach

I due uomini, identificati come Said e Naveed Akram, avrebbero giurato fedeltà all’Isis nel 2019, secondo quanto ricostruito dagli investigatori australiani. Un elemento che, se confermato, rafforza la matrice jihadista dell’attacco. Le autorità mantengono un profilo prudente, ma parlano di indizi considerati rilevanti nell’ambito dell’inchiesta antiterrorismo avviata subito dopo la strage.

Le bandiere e l’auto

Sempre secondo Abc, sull’auto utilizzata dai terroristi sarebbero state rinvenute due bandiere riconducibili allo Stato Islamico. Un dettaglio che viene valutato come segnale di adesione ideologica e che si aggiunge alle informazioni raccolte dall’Asio sui precedenti contatti e sulle attività dei due uomini. Gli investigatori stanno ricostruendo i loro movimenti e le eventuali reti di supporto.

Il nodo delle armi

Uno degli aspetti più delicati riguarda il possesso legale di armi. Nonostante il presunto giuramento di sottomissione all’Isis risalente a sei anni fa, Naveed Akram risulterebbe in possesso di un regolare porto d’armi. Un elemento che apre interrogativi sui meccanismi di controllo e sulla condivisione delle informazioni tra intelligence e autorità competenti, in un Paese noto per le sue leggi restrittive in materia di armi da fuoco.

Il bilancio umano

Il bilancio resta pesantissimo. Quindici le vittime, tra cui una figura religiosa di riferimento per la comunità ebraica locale e una bambina. I feriti sono decine, con due agenti di polizia ricoverati in condizioni critiche dopo essere intervenuti per fermare l’attacco. La spiaggia di Bondi, luogo simbolo di Sydney e della vita all’aria aperta australiana, si è trasformata per ore in una scena di emergenza.

L’indagine antiterrorismo


Le autorità australiane hanno rafforzato il livello di allerta e avviato un’indagine coordinata tra polizia federale e servizi di intelligence. L’obiettivo è chiarire se l’attacco sia stato ispirato, diretto o sostenuto dall’esterno e se esistano collegamenti con reti estremiste attive nel Paese o all’estero. Al momento, precisano le fonti ufficiali, molte informazioni restano coperte da riserbo investigativo.

Comunità sotto shock

La notizia dei presunti legami con l’Isis ha aumentato la tensione tra le comunità locali. Le autorità hanno invitato alla calma, ribadendo l’impegno a contrastare ogni forma di estremismo e a proteggere i luoghi di culto e gli eventi pubblici. A Sydney e in altre città sono state rafforzate le misure di sicurezza, mentre proseguono le indagini per dare un quadro definitivo della vicenda.

Domande aperte

Resta aperto il nodo centrale: come sia stato possibile che soggetti segnalati per radicalizzazione abbiano avuto accesso legale alle armi e abbiano potuto colpire in un luogo affollato senza essere fermati prima. È su questo punto che si concentrerà ora il dibattito politico e istituzionale in Australia, mentre il Paese piange le vittime e cerca risposte su una delle pagine più drammatiche della sua storia recente.

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