Nel cuore dell’industria automobilistica italiana, il gruppo Stellantis lancia un segnale importante: aumenti in busta paga fino a 165 euro mensili per i dipendenti, frutto del nuovo accordo integrativo per il biennio 2025-2026.
Stellantis, la partita salariale: aumenti fino a 165 euro
Non si tratta di una semplice correzione ai salari, ma di una manovra di portata più ampia, che arriva in un momento in cui l’intero settore è chiamato a ridefinirsi tra riconversione elettrica, razionalizzazione degli stabilimenti e ricerca di competitività globale. L’accordo, siglato con i sindacati firmatari del CCSL (Contratto collettivo specifico di lavoro), è il primo passo concreto verso un rafforzamento della tenuta sociale del gruppo in Italia.
Numeri che contano, ma anche simboli
Gli aumenti retributivi concordati prevedono un incremento progressivo: si partirà con 80 euro a partire da gennaio 2025 per poi arrivare a 165 euro nel gennaio 2026. Non è un risultato scontato, soprattutto se inserito in un contesto economico in cui le tensioni inflazionistiche erodono ogni mese il potere d’acquisto. Il contratto riguarda 45 mila lavoratori italiani del gruppo Stellantis, comprese le aziende del comparto come CNH Industrial, Iveco, Ferrari e Marelli. Ma al di là dei numeri, l’accordo assume un significato politico preciso: in un’epoca di precarizzazione crescente, riportare al centro la contrattazione aziendale è un segnale che la voce dei lavoratori può ancora incidere, soprattutto se sostenuta da una mobilitazione coordinata.
Il contesto: salari e fabbriche nell’era della transizione
Il nuovo contratto si inserisce in una cornice più ampia e spesso tesa: quella della transizione ecologica e digitale che sta travolgendo il settore automotive. Stellantis, come altri colossi globali, ha annunciato razionalizzazioni, stop temporanei alla produzione in alcuni stabilimenti, e un’accelerazione decisa verso l’elettrico. Tutto ciò ha alimentato il timore di un ridimensionamento dell’occupazione, soprattutto in Italia. Gli aumenti salariali concordati ora non cancellano queste preoccupazioni, ma offrono un terreno negoziale più solido. Dimostrano che il gruppo è disposto ad ascoltare e investire anche nel capitale umano, non solo in quello tecnologico.
Sindacati soddisfatti ma vigili: il fronte del lavoro non si chiude
I sindacati firmatari dell’intesa – Fim, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcf – hanno accolto con favore l’accordo, parlando di un “risultato importante” sia sul piano economico che simbolico. Ma la soddisfazione non è acritica: resta forte la richiesta di maggior coinvolgimento sulle strategie industriali del gruppo, soprattutto per quanto riguarda il futuro degli stabilimenti italiani, in particolare quelli storici come Mirafiori, Melfi, Cassino e Pomigliano. Gli aumenti in busta paga, insomma, sono un punto di partenza e non di arrivo. C’è da capire come Stellantis intenda garantire livelli produttivi adeguati in Italia anche nella fase di transizione verso l’elettrico, evitando che gli aumenti salariali siano solo l’anticamera di un calo occupazionale.
Tavares, l’ombra lunga della governance globale
Sullo sfondo, resta la figura ingombrante e determinante dell’amministratore delegato Carlos Tavares, che guida Stellantis con mano ferma, perseguendo una strategia industriale che guarda al profitto e all’efficienza con parametri spesso più europei che italiani. Le scelte passate del gruppo – dalle delocalizzazioni al ridimensionamento di alcune sedi – hanno alimentato un clima di diffidenza, e non è un caso che i sindacati abbiano richiesto con forza più trasparenza sulle future linee produttive. L’accordo raggiunto ora è anche un test sulla capacità della governance di rilanciare un dialogo stabile, capace di dare certezze a chi lavora e investe in Italia.
Il nodo della rappresentanza e il tema del contratto nazionale
Da non sottovalutare il fatto che l’accordo è stato firmato solo dai sindacati che aderiscono al CCSL, lasciando fuori la Fiom-Cgil, che non ha partecipato al tavolo. Questo apre un tema ulteriore: quello della rappresentanza sindacale e della frammentazione contrattuale nel settore. La Fiom ha da tempo sollevato dubbi sulla legittimità di una contrattazione separata, e la partita potrebbe non chiudersi qui. L’aumento salariale potrebbe infatti aprire un varco per una nuova trattativa sul contratto nazionale dell’automotive, rimasto in sospeso da anni.
Lavoratori al centro o retorica? Il tempo del giudizio
In un momento storico in cui la politica industriale del Paese appare fragile e spesso priva di visione, l’accordo Stellantis offre uno spunto concreto per riaprire un dibattito serio sul lavoro, sulla sua dignità e sulla sua centralità. Ma sarà il tempo a dire se questi 165 euro al mese rappresentano davvero un punto di svolta o solo una boccata d’ossigeno temporanea. I lavoratori chiedono molto più di un aumento: vogliono stabilità, chiarezza, rispetto. La vera sfida, oggi, è far sì che i riflettori non si spengano il giorno dopo la firma del contratto.