Ma ha ancora senso chiedere di prorogare lo stato di emergenza?

- di: Redazione
 
Stato di emergenza, stato di emergenza: è ormai un mantra quello che esce dalla bocca di alcuni esponenti del governo che spingono (con intensità diverse) per la proroga di un provvedimento che, da necessario che è stato, nel momento di maggiore pericolosità della pandemia, oggi sembra essere una misura da adottare solo per fare capire che il governo non intende abbassare la guardia davanti al virus.

Si va verso una proroga dello stato di emergenza anche nel 2022

Ma la situazione dalla data della prima emissione del provvedimento ad oggi è totalmente diversa - e in meglio - e non ammetterlo significherebbe non riconoscere che la macchina dello Stato sta conducendo una guerra che vince anche le singole battaglie, come conferma il numero dei vaccinati e, soprattutto, il fatto che i decessi colpiscono per la quasi totalità chi ha deciso di non sottoporsi all'inoculazione.

Se la campagna vaccinale continua a marciare spedita e i risultati sono evidenti, non possono essere certo i casi di contagio ascrivibili a chi non si è sottoposto alla sola arma contro il virus a imporre la prosecuzione di un insieme di divieti che si traducono in una paralisi di dinamiche che, sino a prima della pandemia, facevano da zoccolo duro alla finanza reale, non quella degli ''gnomi'', ma quella della grandissima platea degli azionisti, soprattutto i cosiddetti piccoli che solo nelle assemblee generali riuscivano a fare sentire la propria voce, garantendo così tutti.

Sarebbe forse il caso, almeno ora, di valutare con attenzione se la proroga dello stato di emergenza risponda veramente ad una necessità o si riduca soltanto ad una forma di prevenzione che, con tutti gli accorgimenti che ormai sono pane quotidiano, risulta poco comprensibile.
Tra vaccini e tamponi, la ricerca esasperata dell'isolamento imposto a determinate attività (che non possono prescindere dal contatto umano, dal guardarsi negli occhi, dal potere eccepire o contestare) appare quasi una forma di punizione che una reale ''profilassi''.

Lo streaming poteva essere accettato in piena emergenza. Ma oggi, quando non si può entrare in un consesso senza dimostrare d'essere immuni, imporre una condizione anomala non ha più ragion d'essere.
Forse chi nel governo chiede la proroga dello stato di emergenza dovrebbe calarsi nella vita reale e, magari, andare incontro alle richieste di chi, oggi, viene escluso dai luoghi dove potere esercitare i suoi diritti.
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