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S&P lancia l’allarme: il riarmo Ue rischia un boomerang politico

- di: Bruno Coletta
 
S&P lancia l’allarme: il riarmo Ue rischia un boomerang politico
Cresce la spesa per la difesa, ma S&P avverte: addio al “dividendo della pace” e spazio ai populismi. L’Europa è a un bivio.

Un boom nei bilanci della difesa scuote l’Europa

Un fragoroso aumento della spesa militare sta investendo l’Europa. Il “dividendo della pace” — i decenni in cui welfare e spesa pubblica prosperavano a scapito delle spese belliche — appare in esaurimento. Secondo S&P, se i governi non sapranno mediare tra sicurezza e coesione sociale, il prezzo politico potrebbe essere devastante.

Obiettivo 5% del PIL: una sfida politica e sociale

Il nuovo obiettivo Nato prevede il 3,5% del PIL in spesa per la difesa, a cui va sommato un ulteriore 1,5% per le infrastrutture nazionali, per un totale del 5% del PIL. Ma senza consenso popolare, anche i piani più ambiziosi rischiano di restare sulla carta. I tagli previsti a sanità, istruzione e welfare possono aprire spazi per l’ascesa dei populismi.

I numeri parlano chiaro

Nel 2024 l’Unione europea ha aumentato la spesa militare del 21%, raggiungendo i 450 miliardi di euro. Le proiezioni puntano al 3,5% del PIL entro pochi anni. Francia e Regno Unito hanno già superato il 100% di debito pubblico, mentre la Germania stima un aumento al 2,4%, con scelte difficili tra tasse e servizi all’orizzonte.

I leader alzano i toni

  • “Dovremo affrontare giorni difficili… sacrifici che non ci aspettavamo”, ha ammonito il ministro francese Jean-Noël Barrot.
  • “Se tagli sociali per comprare cannoni, il solo vincitore sarà l’estrema destra”, ha rincarato il tedesco Boris Pistorius.

I toni si inaspriscono perché, secondo S&P, la popolazione potrebbe far mancare l’appoggio politico ai governi.

L’effetto populista: dal Parlamento alla piazza

Un sondaggio ECFR del giugno 2025 mostra una maggioranza favorevole al riarmo, ma con forti differenze regionali: il Nord Europa (Polonia, Danimarca) mostra un consenso attorno al 70%, mentre nel Sud, Italia in testa, crescono le resistenze. In questo divario potrebbe inserirsi l’ondata populista: rabbia per i tagli, rancore verso le élite, apatia democratica.

Una strategia europea contestata

La Commissione ha lanciato il piano “Readiness 2030”, con un budget fino a 800 miliardi di euro per infrastrutture militari comuni. Ma Italia e Spagna si oppongono, temendo ripercussioni sui conti pubblici. Al summit Nato dell’Aja (24-25 giugno), è stato ribadito l’obiettivo del 5% del PIL entro il 2035. Tuttavia, molti Paesi non possono permetterselo e valutano soluzioni contabili “creative”.

Il fronte del no cresce

In Slovacchia, il premier Fico ha evocato persino la neutralità, definendo il target del 3,5% “assurdo”. In Spagna, il premier Sánchez ha ridotto la spesa al 2,1%, sostenendo che superare il 5% cancellerebbe lo stato sociale.

Difesa o pace sociale?

L’Europa è a un bivio: difesa sostanziale o coesione politica? Se il riarmo avverrà a scapito dei servizi pubblici, il rischio è una frammentazione democratica e l’ascesa incontrollata dei populismi. Il “dividendo della pace” è finito, e con esso la stabilità politica che ha retto l’Ue per decenni.

I prossimi appuntamenti chiave

  • 2029: revisione del target Nato con misurazione della reale capacità di spesa.
  • 2035: scadenza per raggiungere il 5% del PIL.
  • Nel frattempo: attese discussioni accese su tasse, tagli sociali e alleanze geopolitiche.
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