Tre emergenze — siccità, alluvioni e inquinamento delle acque — continuano a pesare sull’Italia e sui suoi conti. È il messaggio emerso dal VII Forum Acqua organizzato da Legambiente a Roma con Utilitalia, a poche settimane dall’adozione della nuova Strategia europea per la resilienza idrica.
Acqua, l’Italia tra siccità, alluvioni e inquinamento: Legambiente lancia l’allarme
Secondo i dati dell’associazione, dal 2017 al settembre 2025 si sono verificati 142 episodi di siccità prolungata, che hanno causato perdite ingenti in agricoltura e tagli alle forniture idriche. Nel 18% dei casi le autorità hanno imposto restrizioni per l’uso dell’acqua. L’emergenza si è aggravata negli ultimi anni: il 75% degli episodi si è concentrato tra il 2020 e il 2024, con danni per oltre 6 miliardi di euro solo nel settore agricolo.
Accanto alla scarsità, c’è il rischio opposto: alluvioni e dissesti idrogeologici. Tra il 2013 e il 2022 sono state dichiarate 179 emergenze di questo tipo, con danni stimati in oltre 15 miliardi di euro, a cui si sommano quelli delle alluvioni in Emilia-Romagna, Marche e Toscana nel 2023.
Anche la qualità dell’acqua resta una criticità. Sebbene il 75,1% delle acque superficiali e il 70% di quelle sotterranee siano oggi classificate in “buono stato chimico”, le previsioni per il 2027 indicano che il 30% dei corpi idrici superficiali e il 27% di quelli sotterranei rischiano di non rispettare gli standard ambientali a causa di scarichi, nutrienti agricoli e alterazioni idromorfologiche.
L’appello di Legambiente
Di fronte a questo quadro, Legambiente propone dieci azioni prioritarie per costruire una strategia nazionale di resilienza idrica: più prevenzione, infrastrutture adeguate, riuso delle acque, manutenzione delle reti e maggiore coordinamento tra Stato, Regioni e gestori.
Secondo uno studio dell’Università di Mannheim e della BCE, la siccità costerà all’Italia 6,8 miliardi di euro nel 2025, cifra che potrebbe salire a 17,5 miliardi entro il 2029. A questi si sommano le multe europee per il mancato rispetto della direttiva sulle acque reflue: 210,5 milioni già pagati e altri 300 milioni previsti entro il 2030.
Investimenti e ritardi
Dal 1999 al 2024 sono stati stanziati 20,48 miliardi di euro per 25.903 interventi contro il dissesto idrogeologico, ma solo il 35,7% dei cantieri è stato completato. Il PNRR aveva previsto 5,3 miliardi di euro per le infrastrutture idriche (che con cofinanziamenti salgono a oltre 8 miliardi), ma solo il 2% dei progetti è stato concluso e la metà è in collaudo.
«Serve una governance integrata dell’acqua e una visione d’insieme — ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente —. Non possiamo più procedere con interventi a compartimenti stagni».
Le buone pratiche
Il Forum ha presentato esempi virtuosi: il Contratto di Lago del Lago d’Orta, che ha coinvolto oltre 130 soggetti, il depuratore di Fasano-Forcatella, che destina le acque trattate all’agricoltura, e il progetto Spugna della Città Metropolitana di Milano, che integra funzioni antiallagamento, ritenzione e controllo dell’inquinamento in 32 Comuni.
Per Annamaria Barrile, direttrice generale di Utilitalia, «la nuova normalità climatica in Italia richiede un cambio di passo: servono invasi, interconnessioni tra acquedotti e soluzioni come il riuso e la ricarica delle falde».
Il VII Forum Acqua si colloca nel percorso di Legambiente verso un Clean Industrial Deal Made in Italy. Il prossimo appuntamento sarà il 29 ottobre, a Roma, con il Forum Foreste, dedicato a resilienza ambientale e gestione integrata dei territori.